Tra il Vaticano e Irene l'«amore» si raffredda di Fabio Martini

Tra il Vaticano e Irene l'«amore» si raffredda Tra il Vaticano e Irene l'«amore» si raffredda LE REAZIONI OLTRETEVERE AROMA metà ottobre, col cuore palpitante, Irene Pivetti era riuscita a incontrare per la prima volta in vita sua il Papa e due giorni fa, senza clamori, è stata ricevuta in Vaticano dal segretario di Stato Angelo Sodano. Due incontri memorabili, eppure alla Pivetti resta un cruccio: il presidente della Cei Camillo Ruini non la ama. E qualche giorno fa Avvenire - che di Ruini è ormai il portavoce - le ha dedicato un corsivo al vetriolo. Lo ha fatto - come si conviene in quegli ambienti - in luogo appartato: a pagina 22, nella rubrica delle lettere, ma è stata affidata al direttore Dino Boffo, che ha scritto: «La Pivetti edizione Micromega non mi ha convinto affatto», «il dialogo su temi di fede con i campioni del laicismo lascia freddi», il tutto nel corso di «una sceneggiata infausta che non fa onore a nessuno». No, nelle gerarchie ecclesiastiche Irene Pivetti non piace, non piace l'enfasi della sua fede e neanche le sue ultime sortite troppo «a sinistra», da leader del «ribaltone». E così, se cadrà Berlusconi, non sarà la cattolicissima Pivetti la candidata d'Oltretevere alla successione, anche perché in Laterano cullano la speranza di una soluzione soft, un governo «a basso contenuto partitico», che superi quel «bipolarismo furioso» che dà tanta ansia a Ruini. In Vaticano non si sono ancora rassegnati alla fine del centro cattolico ed è Mario Segni, sempre così riservato, a rivelare un episodio più illumimnante di mille altri. Siamo nel periodo che precede i referendum elettorali del '93, avversarissimi da Ruini, e Segni incontra un altissimo esponente della gerarchia: «Mi disse: onorevole Segni, ma lei lo sa che in Francia col sistema maggioritario la de è morta?». E Segni rispose: «Sì, ma la Francia è sopravvissuta». Ebbene, in queste ore, in Vaticano si culla il sogno di un governo che - con la regia di due cattolici doc come il presidente Scalfaro e come Butt.iglione - ridia finalmente corpo al centro. Lo spiega il segretario della Cei monsignor Dionigi Tettamanzi: «I cattolici, che sono presenti in varie forze politiche, devono coltivare rapporti e collegamenti, realizzare programmi e azioni comuni». E' il suggerimento di un governo incardinato sul ppi e sul Ccd, ma senza diktat per gli alleati, visto che stagione è così movimentata. Dice Francesco D'Onofrio, uno dei ministri invitati da Angelo Sodano alla colazione con Berlusconi di due settimane fa: «Si può immaginare che il legittimo progetto dei vertici ecclesiastici sia quello di riunire ppi, Forza Italia, Ccd, ma non mi sembra che questo progetto sia perseguito con i fucili puntati». E' proprio così: da quando è morta la de ed è nato il governo Berlusconi il Vaticano si è mosso con grande pragmatismo. Prima dei partiti contano i valori (il diritto alla vita, la politica per la famiglia) e gli interessi (la scuo- la cattolica). E così, il segretario di Stato Sodano si è incontrato alla fine di settembre con Gianfranco Fini, ma un mese prima, senza pubblicità, si era visto a quattr'occhi con Roberto Maroni. Pragmatismo vuol dire anche oscillazioni. Se dopo le elezioni di Brescia Avvenire avverte Buttiglione: ((Attenzione, quello non è un modello nazionale», appena Berlusconi vacilla, ecco Loreto con quel «corag¬ gio Presidente, ricostruisci tu il centro» del Papa rivolto a Scalfaro, che non è stato un ricostituente per il Cavaliere. E nell'atteggiamento di attesa di queste ore pesa anche una scintilla che non è mai scoccata: quella tra Forza Italia e Vaticano. La grande attesa per la legge sulla parità per la scuola privata è andata delusa e il presidente dei genitori delle scuole cattoliche Roberto Lombardi liquida così la faccenda: «Il governo? Ci ha deluso». E poco ha potuto Paolo Del Debbio, l'uomo che Berlusconi ha incaricato di curare i rapporti con il mondo cattolico. Qualche tempo fa l'ex ambasciatrice della de in Vaticano, Maria Eletta Martini, ha incrociato per strada il suo «successore», il bel Del Debbio e ha confidato all'amico che era al suo fianco: «Ma lo sai che qualche anno fa a Lucca promise di sposare mia nipote e poi se ne andò a Roma dicendo che voleva farsi prete? Altre due volte fece così, poi sposò la figlia di Confalonieri e noi a Lucca lo chiamiamo Del... Dubbio!». Fabio Martini La Chiesa punta sul ritorno al centro cattolico «senza pregiudiziali sugli alleati» Il cardinale Ruini, presidente della Conferenza episcopale

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