Einstein, gli occhi senza pace

Einstein, gii occhi senza pace Il suo medico li mette all'asta, Michael Jackson vuol comprarli Einstein, gii occhi senza pace IL corpo di Albert Einstein fu cremato nell'aprile 1955. Non tutto però. Che gli fosse stato prelevato il cervello, per analizzarne la materia grigia, è noto: probabilmente Einstein stesso se l'aspettava, ma sperava di evitare questo atto di demenza scientifica disponendo per una sollecita cremazione. Il suo medico personale a Princeton, Henry Abrams, volle per sé, allora, un piccolo ricordo del suo famoso paziente e mentre i colleghi sul tavolo anatomico liberavano il cervello ammutolito di tra le sbarre della gabbia cranica, ritagliò con cura e si portò a casa gli occhi. Senza il velo pudico delle palpebre, naturalmente: gli occhi di un morto valgono solo se nudi, ancora capaci di sguardo. Per 40 anni, Abrams si è incontrato con lo sguardo di Einstein nei sotterranei di una banca del New Jersey, dove li ha tenuti nascosti dentro un barattolo di vetro, rotanti nel liquido conservante. Il dottore ha 84 anni e ha pensato di mettere ora in vendita il suo tesoro per la modica somma di 5 milioni di dollari. Una prima offerta gli è già pervenuta da quell'indefinibile malato mentale di Michael Jackson, cantante cui ho sbarrato l'accesso alle mie meningi ma sul quale i dollari piovono come se Giove l'avesse scambiato per Danae. Poveri occhi senza pace, che il fuoco non potè consumare insieme col resto. Quanto al cervello, deve trovarsi tuttora in qualche barattolo di Università nel Kansas. Gli occhi saranno contesi, oltre che da collezionisti deliranti, anche da Fondazioni e istituti considerati templi della Ragione. Colpevole quel cervello di aver rivelato agli uomini che la materia è permutabile in energia. Col pevoli quegli occhi di essersi spinti troppo al di là dello sguardo di un comune occhio umano. Da Maupassant, «Un caso di divorzio», ecco una splendida riflessione sull'Occhio: «L'occhio! Riflettete su di lui! L'occhio! Esso beve la vita apparente per nutrirne il pensiero. Beve il mondo, il colore, il movimento, i libri, le pitture, tutto quel che è bello e tutto quel che è brutto, e lo trasforma in idee. E, quando ci guarda, ci dà la sensazione di una felicità del tutto estranea a questa terra. Ci fa presentire qualcosa che ignoreremo in eterno; ci fa comprendere quali miserabili immondizie siano le realtà delle nostre immaginazioni». Dopo 40 anni, parleranno ancora, gli occhi di Einstein, di una felicità assolutamente irraggiungibile dai nostri sogni? E ne brillarono di più quando afferrava il suo violino o quando cercava di mettere in equazioni la sostanza dell'universo? Guido Ceronerti

Persone citate: Abrams, Albert Einstein, Einstein, Henry Abrams, Maupassant, Michael Jackson

Luoghi citati: Kansas