«Ecco perché accuso gli ispettori» di Gio. Bia.

Al Csm duro attacco del procuratore di Milano: sono stati loro a intimidire Mani pulite Al Csm duro attacco del procuratore di Milano: sono stati loro a intimidire Mani pulite «Ecco perché accuso gli ispettori» Borrelli: erano a conoscenza di notizie segrete ROMA. Attacca, Francesco Saverio Borrelli, anche davanti al Consiglio superiore della magistratura. La partita ingaggiata dalla Procura di Milano contro quell'ispezione ministeriale giudicata illegittima e perfino intimidatoria giocata contemporaneamente a quella giudiziaria che vede da una parte il pool più famoso d'Italia e dall'altra il presidente del Consiglio - prosegue e trova altri bersagli. Il procuratore generale presso la Cassazione Vittorio Sgroi, per esempio, quello che proprio al Csm se la prese pubblicamente contro i «giudici intoccabili»: c'è pure la sua ombra, fa capire Borrelli all'organo di autogoverno dei giudici, dietro l'«inchiesta sull'inchiesta» che ha provocato tanti sospetti e - sostiene il procuratore anche le dimissioni di Antonio Di Pietro dalla magistratura. E poi attacca gli ispettori, "colpevoli" di aver creato con la loro azione non mirata ma condotta genericamente contro la procura di Milano, «un oggettivo effetto di intimidazione nei confronti delle indagini in corso». L'audizione di Borrelli alla commissione riforma del Csm, quella che deve valutare tutti gli aspetti delle ispezioni a Milano e a Palermo, comincia alle 16 in punto. E' un appuntamento della commissione, ma nell'aula dedicata a Vittorio Bachelet ci sono quasi tutti i consiglieri, vista l'importanza e la delicatezza del problema da affrontare. L'incontro si svolge a porte chiuse, e, alla fine, le dichiarazioni ufficiali dei componenti il Csm riferiscono solo di un colloquio «franco», «sereno», «pacato». Il che sarà anche vero, ma certamente Borrelli non ha risparmiato nessuna delle critiche già espresse e quelle finora taciute sulla decisione del ministero di inviargli gli ispettori in ufficio. Con puntiglio, il procuratore ha esaminato punto per punto le questioni contestate dagli ispettori: dalla storia della mancata comunicazione da parte di Di Pietro al Csm della condanna subita da un suo ex-cancelliere, alle domande insistenti sul pubblico ministero Grazia Pradella, titolare di un'indagine scaturita dalla denuncia contro un libro dello scrittore Gore Vidal, non ancora archiviata. Per concludere che quell'ispezione non era mirata su alcune azioni del pool, ma andava genericamente contro la procura di Milano. Il sospetto prima e la convinzione poi che l'attività degli ispettori fosse sconfinata nell'illegittimità ha detto Borrelli al Csm - sono nati dopo avere scoperto, dalle domande che facevano e dalle cose che mostravano di sapere, che gli ispettori conoscevano fatti e atti che dovevano essere coperti dal segreto investigativo. Una situazione «grave e allarmante», che andava ad aggiungersi alla «grande amarezza» provata per il fatto di sentirsi «inquisiti». E' stato a quel punto che il capo del pool ha deciso di scrivere a Scalfaro, ma anche al procuratore generale di Milano Catelani, per avere lumi su quanto stava accadendo. La risposta del pg arrivò il 24 novembre scorso, con una lettera che adesso è agli atti dell'inchiesta del Csm e con la quale entra in scena Sgroi. Nella sua risposta, infatti, Catelani spiega che lui con la faccenda degli ispettori non c'entra, né ha mai chiesto qualcosa ai responsabili delle azioni disciplinari contro i magistrati, cioè Sgroi e il ministro Biondi. Erano stati proprio Sgroi e il capo degli ispettori del ministero, infatti, a informarlo di voler accertare alcune cose sull'inchiesta su Publitalia e sulla detenzione dell'ex ministro Darida. Fu dunque Sgroi a muoversi, a ridosso della sua uscita al Csm contro il pool. Dopo la circostanziata e pignola ricostruzione di Borrelli, durata circa tre ore, è toccato al pm milanese Paolo Ielo, titolare dell'inchiesta sulle «tangenti rosse»; altre domande, altre difese a spada tratta, che hanno chiamato in causa anche chi conduceva quell'indagine prima di entrare in politica: Tiziana Parenti. [gio. bia.]

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