«Il Cavaliere compra i leghisti»

Forza Italia e An minacciano: se ci sarà il ribaltone noi ci dimetteremo in massa da parlamentari Forza Italia e An minacciano: se ci sarà il ribaltone noi ci dimetteremo in massa da parlamentari «Il Cavaliere compra i leghisti» ROMA. L'«arma estrema» la svela Alessandro Meluzzi: «Se in un modo o nell'altro fanno un governo del ribaltone noi e quelli di An potremmo dimetterci in massa da parlamentari. E' un'ipotesi che stiamo valutando seriamente: non sarebbe un ricatto per costringerli ad andare alle urne ma un atto di giustizia per non tradire l'elettorato italiano». Tecniche di resistenza del governo Berlusconi. Non è affatto detto, però, che si arrivi a tanto. Il Cavaliere, infatti, pensa di vincere 10 stesso il suo braccio di ferro con Umberto Bossi adottando una tattica soft. Quella che il leader del ecd Picrferdinando Casini battezza come «l'offensiva del dialogo» con gli esponenti del Carroccio. In che cosa consisterebbe? Il solito Meluzzi la spiega così: «Il presidente del Consiglio ci ha dato mandato di fare un lavoro capillare di persuasione dei singoli parlamentari leghisti». Ma il senatore Erminio Boso, fedelissimo del senatur, la racconta in un modo un tantino diverso: «Lo sapete - dice - che cosa fanno quelli di Forza Italia? Offrono ai nostri 25 milioni al mese per tutta la durata della legislatura, perché tradiscano Umberto. Qui a Palazzo Madama circolano assegni in bianco...». E il suo capo, Bossi, afferma: «Forse è già partita la campagna acquisti di Berlusconi». Berlusconi come Collor de Mello, 11 presidente brasiliano che per evitare l'impeachment pagò alcuni parlamentari più di mezzo miliardo a testa? Boso non ha dubbi. Nomi, però, non ne fa. E quindi la sua denuncia rischia di finire nel lungo elenco delle sparate leghiste, insieme ai 300.000 bergamaschi in armi. Anche perché gli stessi parlamentari del Carroccio dicono di non saperne niente. Ma la voce circola lo stesso per i palazzi della politica. E giunge al capo dei lumbard dissidenti, Luigi Negri: «Io - spiega - non sono stato avvicinato da nessuno. Però ho sentito questa storia e allora sono andato da Cipriani (coordinatore di Forza Italia per la Lombardia n.d.r.), gli ho detto "che cazzo state facendo" e lui ha smentito». Nega tutto anche Meluzzi: «Ma quale compravendita», replica secco. E del resto di leghisti, in ordine sparso, se ne stanno già andando via alcuni proprio in questi giorni, senza che nessuno faccia particolari profferte. Il deputato Giuseppe Rossetto, per esempio: «Quello è già fuori», commenta sprezzante il sot¬ tosegretario alle poste del Carroccio Antonio Marano. E poi? «Questa settimana, senza dirlo pubblicamente, hanno lasciato la Lega in tre», rivela Sergio Castellaneta, che ha detto addio al senatur già da tempo. La strategia che il Cavaliere ha adottato contro Bossi, infatti, prevede la costituzione di un gruppo federalista liberaldemocratico che faccia riferimento a Gianfranco Miglio, e che raccolga i vecchi e i nuovi transfughi. Non è un caso, dunque, che proprio Marcello Staglieno (che dell'ex ideologo della Lega è amicissimo», rilasci una dichiarazione che ha tutto il sapore di una minaccia di nuovi esodi: «E' Bossi - sottolinea il vicepresidente di palazzo Madama - che, andando con il pds, sta tradendo il Carroccio per pura libidine del potere. A questo punto ci sono fortissimi rischi di spaccatura: ci sono 30 senatori e 70 deputati che la pensano come me». Ma vera- mente i dissidenti che nel pomeriggio si sono incontrati con Bossi arriveranno alle estreme conseguenze? Da come uno di loro, Gualberto Niccolini, mercoledì descriveva, la riunione mattutina dell'altro ieri sembrerebbe di no. «Non ci siamo incontrati al gruppo - raccontava il deputato leghista - sennò chissà che succedeva. Ci siamo visti nella salerta privata di un bar, come dei carbonari impauriti da Bossi, con due di noi fuori a far da pali, non si sa mai passasse l'Umberto». In questi due giorni, però, le cose sono cambiate, come spiega lo stesso Niccolini: «Noi dissidenti - dice - se mercoledì ci sarà un voto potremmo astenerci. La linea è questa, ma io ed altri potremmo anche votare a favore». E se la Lega si spacca sul serio, per Bossi sono guai. Maria Teresa Meli ! Luigi Negri ! segretario della Lega Lombarda Boso: offre 25 milioni al mese. Meluzzi: bugie

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