Italiani avari di giocattoli

Ogni anno spendiamo per i figli solo 300 mila lire. Ma i nostri balocchi vanno forte all'estero Ogni anno spendiamo per i figli solo 300 mila lire. Ma i nostri balocchi vanno forte all'estero Italiani, avari di giocattoli Maglia nera in Europa per gli acquisti IL MONDO DEI GIOCHI TORINO OVE va l'industria del giocattolo? Come sono cambiati i gusti dei bimbi? Quali le influenze della pubblicità? A queste e a numerose altre domande cerca di rispondere un'indagine dell'Iter, un istituto di ricerca torinese, sui comportamenti di genitori, figli e aziende del settore in Italia e nell'Europa comunitaria. Ci si trovano conferme ai cosiddetti luoghi comuni (ad esempio, più cresce l'età dei genitori e più aumenta la spesa in giocattoli per i figli), ma anche sorprese (i bimbi dell'ex Germania Est sono quelli che ricevono più balocchi). L'indagine è di particolare attualità, perchè proprio nel periodo natalizio si concentrano le vendite di giochi: in Italia raggiungono addirittura il 70% per cento del totale e in Europa il 55%. Il giocattolo è comunque diventato innanzi tutto un grande business: a livello comunitario il giro di affari è di settemila miliardi e mezzo di lire, il 20-25% cento dei quali provenienti dai giochi su schermo. In Italia abbiamo 300 aziende con un fatturato globale di quasi 2 mila miliardi. I nostri giochi piacciono all'estero e nei primi mesi del '94 le esportazioni sono aumentate del 33%. I genitori italiani non sono però molto generosi: i loro figli sono, insieme con quelli spagnoli, in coda alla classifica: ricevono all'anno 300 mila lire di giocattoli, contro una media comunitaria di 400. In testa, dopo i piccoli dell'ex Germania est, francesi, danesi e inglesi. Cinque paesi europei (Francia, Gran Bretagna, Italia, Germania e Spagna) si assicurano la quasi totalità del mercato comunitario (86%), ciascuno con una propria specializzazione: la Germania nel campo di trenini, balocchi di plastica e figure di cartone; l'Italia nei prodotti di alta qualità, soprattutto bambole e biciclette, la Francia nei pelouches e modellini di auto, l'Inghilterra nei giochi di società. Negli ultimi 25 anni c'è stato «un enorme aumento della tipologia dei giocattoli, da 5000 a 60000 modelli diversi», ma al giorno d'oggi «la varietà non è molta e le aziende ripetono i soliti temi». L' istituto di ricerca ha ricavato questa convinzione analizzando 53 cataloghi di ditte del settore; ne è emersa anche un'altra constatazione, che quello dei balocchi «è un mondo fatto sempre più di plastica». «L'uso della plastica, fatto col pretesto di garantire la durata ed eliminare i rischi di incidenti - sostiene ancora l'iter - svilisce la natura dell'oggetto». Un'altra critica viene mossa ai giochi «che inducono antagonismo sfrenato». Per quanto riguarda l'influenza della pubblicità, soprattutto televisiva, sul comportamento dei bambini, gli studiosi torinesi fanno notare che «i giocattoli si sono trasformati da cose piacevoli, desiderate per emulazione o altro, a cose da avere, che si ha il diritto e il dovere di avere». Ma i gusti dei piccoli acquirenti sono cambiati negli ultimi anni? Non molto, secondo l'iter: macchinette, trenini, bambole, palloni, pattini, biciclette, giochi di società riscuotono sempre successo. E' anche il caso dell'intramontabile «Barbie», che ha ormai 35 anni di onorata carriera alle spalle, In italia la posseggono 96 bambine su cento. Il centro di ricerca torinese dà anche alcuni consigli ai genitori: non dare ai figli troppi giocattoli, che «creeranno in loro solo disagio della scelta e confusione mentale», non scegliere quelli che fanno tutto da soli, preferire quelli che si lasciano aprire, conoscere, senza rompersi: «il bambino non può, quando gioca, rispettare le regole del costoso e del fragile». In conclusione vale sempre la stessa regola: «tutti i bambini, ricchi o poveri, più o meno dotati, devono trovare nel giocattolo uno strumento valido di conoscenza, un compagno di giochi, un ricordo per la vita», [r. cri.] di giocattoli opa per gli acquisti elevisiva, sul comportamento ei bambini, gli studiosi torinesi anno notare che «i giocattoli si ono trasformati da cose piaceoli, desiderate per emulazione altro, a cose da avere, che si ha diritto e il dovere di avere». Ma i gusti dei piccoli acquienti sono cambiati negli ultimi nni? Non molto, secondo l'iter: macchinette, trenini, bambole, alloni, pattini, biciclette, giochi i società riscuotono sempre uccesso. E' anche il caso dell'intramontabile «Barbie», che ha ormai 35 anni di onorata carriera lle spalle, In italia la posseggoo 96 bambine su cento. Il centro di ricerca torinese dà nche alcuni consigli ai genitori: on dare ai figli troppi giocatto, che «creeranno in loro solo diagio della scelta e confusione mentale», non scegliere quelli he fanno tutto da soli, preferire quelli che si lasciano aprire, conoscere, senza rompersi: «il ambino non può, quando gioca, rispettare le regole del costoso e BARBIE RADIOGRAFIA DI UN MITO IN ITALIA LA POSSEGGONO 96 BAMBINE SU 100 HA 35 ANNI E'STATA INVENTATA IL 5 MARZO 1959 DALLA SIGNORA RUTH HANDLER PRESENTE IN 140 PAESI DEL MONDO NE SONO STATI VENDUTI PIÙ1 DI 800 MILIONI DI ESEMPLARI 19 VERSIONI AUTORIZZATE 1000 GLI ACCESSORI. del fragile». In conclusione vale sempre la stessa regola: «tutti i bambini, ricchi o poveri, più o meno dotati, devono trovare nel giocattolo uno strumento valido di conoscenza, un compagno di giochi, un ricordo per la vita», [r. cri.] PARADE DEI BALOCCHI L'INDUSTRIA ITALIANA DEL GIOCO AZIENDE 300 DIPENDENTI 4000 FATTURATO 1900MIL IMPORTAZIONI 1300MIL

Persone citate: Barbie Radiografia