Eliseo vietato a Tapie di Enrico Benedetto

E Mitterrand critica Delors: «Il potere bisogna conquistarselo, con pazienza e tenacia» E Mitterrand critica Delors: «Il potere bisogna conquistarselo, con pazienza e tenacia» Eliseo vietato a Tapie I giudici: è fallito (e ineleggibile) PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Addio Eliseo e poltrona da sindaco nella Marsiglia che il parigino Bernard Tapie considerava ormai il suo feudo non solo calcistico. La campana della politica suona a morto per l'indebitatissimo leader radicale. Con una sentenza che farà discutere, il tribunale amministrativo l'ha messo ieri sera in liquidazione giudiziaria, colpendo - dietro l'imprenditore il politico. Che l'ormai inevitabile fallimento renderà ineleggibile per 5 anni: la legge francese non perdona. Tapie già chiede alla Corte d'Appello che tale misura non divenga operativa in attesa la Giustizia si pronunci in II grado (tra ricorsi vari bisognerà aspettare l'autunno '95). Ma la sua posizione e ancor più l'immagine appaiono oggi pregiudicatissime, l'exploit presidenziale una chimera, la Mairie marsigliese puro velleitarismo. E', insomma, l'inizio della fine. Tapie l'inaffondabile cola davvero a picco. Salvo miracoli, gli autorevoli sponsor (Mitterrand compreso) che ne agevolarono la carriera nulla potranno contro la mazzata infertagli dal Tribunal. Eppure solo l'altro ieri, in televisione su «France 2», l'eclettico mattatore ancora provava a vendersi come ago della bilancia e catalizzatore in una Gauche kappaò per il ritiro Delors. «Candidarmi? No, tranne casi estremi. Meglio stendere assieme una piattaforma comune ps-radicali-Verdi. Ne assumo l'iniziativa». Con eccessiva frettolosità, ieri pomeriggio Jack Lang vi aderiva. Forse per riconoscenza verso l'appoggio di Bernard Tapie a una sua eventuale candidatura. Ma bisognerà riconsiderare la questione. Da salvagente per la Sinistra, in neppure 48 ore Tapie si fa zavorra, un ex amico da gestire con estrema cautela. Le prime reazioni al verdetto sono acide. La classe politica non gli perdona i metodi da imbonitore, l'individualismo feroce, la manipolazione di giornali e tv. Forse è solo invidia. Ma certo un Tapie groggy costituisce uno spettacolo raro, da assaporare con feroce letizia. Anche qualora la magistratura lo graziasse in appello, il vistoso insuccesso finanziario ne comprometterà le fortune. Può un fallito salvare l'azienda Francia? Chiudere una appresso l'altra società e imprese - una galassia opaca autoproclamandosi un attimo più tardi salvatore delle fortune nazionali? Vorrebbe dire scimiottare all'inverso Berlusconi, cui dispiacciono i paralleli con Tapie (e viceversa). No, un recupero pare improbabile. Ma lui attacca comunque duro. Non ha più granché da perdere. E allora giù. «Il governo e la sua Giustizia sono caduti assai in basso nel tentativo di eliminarmi. Ma non gliene lascerò la soddisfazione». «Le combat continue!» afferma con echi sessantottardi l'ex miliardario Tapie. Obiettivo, «bloccare l'arrivo di Balladur all'Eliseo». Non è il morale a venirgli meno. Casomai i quattrini. E la credibilità. Virtualmente, da oggi Bernard Tapie è privo di risorse economiche. Il liquidatore ingoierà tutto salvo un giaciglio, la sedia e il proverbiale comodino. Ma il Crédit Lyonnais - all'origine della procedura - non può rallegrarsene. Chiedeva al debitore Tapie 300 miliardi. Gli resteranno le briciole. Jacques Delors, cui Tapie fu prodigo - in altri tempi - di lodi, tace. Ha già abbastanza guai per commentare gli altrui. Ieri anche Mitterrand ò sceso in campo per criticare - sia pure a mezze parole - il suo abbandono: «Per trasformare la società occorrono pazienza e tenacia. Io il potere l'ho conquistato. Altro che fargli timide avances». Enrico Benedetto Il leader dei radicali di sinistra il miliardario Bernard Tapie | Il presidente del Marsiglia tradito dai debiti attacca Balladur «Mi teme e cerca di farmi fuori» |

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