Milano il pool decide su Berlusconi di Susanna Marzolla

I verbali sono segreti ma le indiscrezioni parlano di una «pista Berruti» e di presunti conti esteri I verbali sono segreti ma le indiscrezioni parlano di una «pista Berruti» e di presunti conti esteri Milano, il pool decide su Berlusconi tra i reati spunta ilfalso in bilancio MILANO. E' lungo trentasei pagine il verbale dell'interrogatorio di Silvio Berlusconi. Trentasei pagine che il presidente del Consiglio ha letto con puntiglio: quasi dieci minuti per ogni foglio, controllando parola per parola, virgola per virgola. Si spiega così quella discrepanza tra la durata dell'interrogatorio vero e proprio (due ore: i tempi sono stati confermati anche in procura) e la durata complessiva della permanenza di Berlusconi davanti ai giudici (sette ore e mezzo). Al di là di questi dettagli tecnici, però, non si va. «Segreto»: così sono state bollate quelle pagine. Una segretazione sollecitata dagli stessi difensori di Berlusconi e decisa dai magistrati «a tutela delle indagini». Ma il segreto sarà davvero mantenuto? Dubbio legittimo visto che fin da ieri qualcuno è riuscito a sapere qualcosa più del dovuto, e un quotidiano ha messo persino tra virgolette una domanda pronunciata nelle segrete stanze del procuratore Borrelli. Teoricamente pronunciata, giacché il magistrato cui è stata attribuita, Piercamillo Davigo, dice che «quella frase non corrisponde a verità». Non saranno proprio state quelle parole («Perché a giugno l'avvocato Berruti venne a trovarla a Palazzo Chigi»?) però non è più un segreto che uno degli argomenti sia stato prò- prio questo, toccato sia nell'interrogatorio di Berlusconi sia quello, in parallelo, del consulente della Fininvest. E' «l'illazione» di cui ha parlato lo stesso Berlusconi martedì sera commentando il colloquio in procura. Di quel presunto incontro è stato (ri)chiesto qualcosa anche a Massimo Maria Berruti, «e io - spiega il legale - ho dato la stessa risposta che avevo dato ad ottobre, in carcere: l'incontro non c'è stato». L'8 giugno - spiega ancora - andò effettivamente a Palazzo Chigi, «per colloqui politici: stavo curando la campagna elettorale di Forza Italia per le Europee in Sicilia e Sardegna. Ma non vidi Berlusconi. E del resto - aggiunge - non avevo bisogno di andare a Palazzo Chigi per parlargli». Le domande dei magistrati si spiegano con il fatto che, proprio quel giorno, da un'utenza romana, risulta una chiamata ad Alberto Corrado: l'ex finan- ziere cui, secondo l'accusa, Berruti si sarebbe rivolto perché invitasse il colonnello Tanca a non parlare della tangente intascata per la verifica alla Mondadori. «Mi fece notare - aveva raccontato Corrado che poteva danneggiare politicamente Berlusconi». «Falso», ha sempre detto Berruti, e ha ribadito oggi: «E' vero che chiamai Corrado quel giorno, ma non per questi motivi». A questo incontro (negato) e ai rapporti Berlusconi-Berruti la procura doveva annettere una certa importanza, visto che il legale è dovuto restare fintanto che durava l'interrogatorio di Berlusconi. Ma «la goccia che ha fatto traboccare il vaso» deve essere tutt'altra, e sta - a quanto si è appreso - in una serie di documenti bancari, prevenienti soprattutto dall'estero. Conferme non ce ne sono. Davigo si è limitato alla smentita della frase e Gherardo Colombo, ieri a Trieste per un convegno, si è ugualmente rifiutato di commentare l'ultima fase dell'inchiesta. Si è limitato a preconizzare un lungo futuro per «Mani Pulite»: «Ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo...». In questo «qualcosa di nuovo» la Fininvest non pare esclusa. Si sa che sono state avviate alcune rogatorie, in particolare in Svizzera, e si aspettano i risultati da un momento all'altro. «Carta canta»: fedeli a questa filosofia in procura preferiscono aspettare. E così la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi, data per imminente, slitterà. Non ci sarà più (il suo incarico scade il 31 dicembre) come gip Andrea Padalino; un altro magistrato dovrà esaminare le carte dell'inchiesta e ci vorrà più tempo. Ma adesso in procura sembrano preferire la calma alla fretta, convinti che sia meglio supportare l'indagine con un buon supporto cartaceo. Magari per aggiungerci un'altra ipotesi di reato: il falso in bilancio. Susanna Marzolla La mozione anticipata dal Carroccio sosteneva che il Guardasigilli aveva «leso la certezza del diritto» Il legale della Fininvest Massimo Maria Berruti Il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli

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