Sisde nel mirino il di An Mancino e il quirinale di Francesco Grignetti

Sisde, nel mirino Mancino e il Sisde, nel mirino Mancino e il di An I FONDI NERI DEI SERVIZI ROMA A ieri, un nuovo attacco al Quirinale ò innescato. Questa volta i protagonisti sono tre membri della Giunta per le immunità parlamentari - i senatori di An Romano Misserville, Filiberto Scalone e Antonio Battaglia - che hanno chiesto la convocazione di due vecchi direttori del Sisde, i prefetti Alessandro Voci e Angelo Finocchiaro. In Giunta, in verità, dovrebbero parlare solo della posizione di Nicola Mancino. Ma i senatori di An vogliono chiamare in causa il Presidente della Repubblica. Vorrebbero rifare, alla loro maniera, il processo sui fondi neri del Sisde. Difficilmente, però, l'iniziativa andrà in porto. Innanzitutto perché la posizione del Presidente della Repubblica è già stata esaminata dai giudici di merito e accantonata. E poi perché la Giunta ha limiti ben precisi, come ha subito ricordato il suo presidente, il leghista Marco Preioni. «La Giunta è chiamata a pronunciarsi esclusivamente in ordine alla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal tribù- naie dei ministri, sulla base degli atti da questo trasmessi e non può essere usata con finalità diverse da quelle stabilite dalla legge. Né può trasformarsi in commissione d'inchiesta, esorbitando dai limiti delle proprie competenze». Quelli di An, in ogni caso, daranno battaglia. E' quanto dice fuori dai denti il senatore Battaglia: «Leggendo l'intervento dell'avvocato Marazzita ci siamo accorti che c'è ancora mol¬ to da capire. Ci sono risvolti torbidi da approfondire. Il minimo che posso dire è che l'indagine sui fondi neri del Sisde è stata condotta male. Solo al termine delle audizioni trarremo le nostre conclusioni in ordine alla posizione di Mancino e dei suoi predecessori al ministero dell'Interno». 0 il senatore Filiberto Scalone, scatenato contro il Quirinale. «Nella seduta del 13 dicembre non sono stato sibillino - dice - ma ho fatto nomi e cognomi delle persone che rivestono alte cariche istituzionali e nei confronti dei quali, stando agli atti processuali, si addensano elementi di colpevolezza ne\Y affaire Sisde». In pratica, Scalone chiede di «porre sotto accusa» Scalfaro, Amato e Napolitano. E accusa: «A nessuno, in uno Stato democratico, può essere consentito di farsi schermo della carica per sottrarsi alla giustizia». Non c'è soltanto il presidente della Giunta, però, ad annunciare che impedirà un «processo» a Scalfaro. Dice il progressista Giovanni Pellegrino, presidente della commissione Stragi e membro della Giunta: «Mi sembra un tentativo assolutamente spuntato, quello che viene usato contro il Capo dello Stato». Pellegrino ritiene infatti che nel regolamento ci siano insormontabili ostacoli. I parlamentari posso¬ no lavorare solo nei limiti di pitfcessi già definiti. Non possono acquisire atti del processo o convocare i testimoni, perché non hanno poteri da commissione d'inchiesta. «Tantomeno possiamo chiederci perché Tizio è stato archiviato o Caio non è stato inquisito. Per essere chiari, possiamo fare le pulci al singolo processo che ci viene inviato, certo non al processo che non c'è». Ma nel mirino dei senatori di An resta Nicola Mancino. Il capogruppo dei senatori popolari, esponente di quella parte del ppi che è ostile a Berlusconi, è una bestia nera di An. E oggi, in Giunta, si vota proprio il suo futuro. Si parte dalle richieste del tribunale dei ministri che ha indagato su tutta la vicenda e ha deciso per il rinvio a giudizio (reato presunto, il favoreggiamento) dell'ex ministro. Ora manca solo il «via libera» del Parlamento e per Mancino - l'ultimo democristiano che ha governato il Viminale - si apriranno le porte di un'aula di tribunale. Francesco Grignetti L'ex agente del Sisde Maurizio Broccoletti

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