Guerra di perizie per il «mostro»
Perugia, ma secondo la psicologa che lo curò per anni soffre di attacchi di schizofrenia Perugia, ma secondo la psicologa che lo curò per anni soffre di attacchi di schizofrenia Guerra di perizie per il «mostro» Gli esperti dell'accusa: Chiatti è sano di mente PERUGIA. Luigi Chiatti non si è presentato in aula, ieri, mentre davanti alla corte d'Assise scoppiava una «guerra» di perizie. Gli psicologi del gip - i professori Ugo Fornari, Ivan Gagliani e Gianluigi Ponto - hanno smentito Beatrice Indonnici Bosco, la psicologa che dall'81 ha avuto in cura il «mostro di Foligno», negando che sia affetto dalla sindrome di «borderline» e cioè che oscilli tra momenti di normalità e attacchi di schizofrenia. Il suo disturbo hanno detto i tre professori - non costituisce incapacità di intendere e di volere: può essere definito pedofilo, egoista e insensibile, ma a nessuno verrebbe in mente di considerarlo «malato». L'imputato - hanno sottolineato - non dimostra sensi di colpa e si è giustificato, dicendo: «Dio non doveva farmi incontrare Simone». «Ciò significa che Chiatti - ha spiegato Ponti - ritiene che la colpa non sia sua, ma di Dio o degli altri». Il messaggio, quindi, è chiaro: «Il giovane ci ha detto che, se non verrà aiutato a risolvere i suoi problemi, non sarà colpa sua, ma nostra, e ha aggiunto che quando uscirà dal carcere tornerà a uccidere». L'imputato è un narcisista hanno detto i periti d'ufficio - che si compiace di parlare di sé e delle sue «gesta»: «L'ultima volta che lo abbiamo incontrato - ha affermato Fornari - ha disegnato la villetta di Casale, illustrandoci nei dettagli il luogo dove ha ucci¬ so Lorenzo. Nel fare questo era contento, appagato. Altro che sensi di colpa». Chiatti - che nei colloqui ha dimostrato «precisione e freddezza» - degrada gli altri (e così Simone e Lorenzo) a «cose» che egli usa «per trarne amore e ammirazione. Quando però la persona ammirata o invidiata lo respinge - osserva la perizia - egli si sente abbandonato, la "cosa" diventa cattiva e lui prova nei suoi confronti bisogno di distruzione». L'imputato - hanno aggiunto i tre psichiatri che hanno sottoposto Chiatti a 10 ore di colloqui e a 18 di test - non presenta quel di¬ sturbo di personalità «borderline», con tratti schizoidi, diagnosticato dalla psicologa Lidonnici: «Sono "borderline" quei soggetti che si collocano al confine tra le psicosi e le nevrosi, ma Chiatti non presenta aspetti né dell'una né dell'altra patologia», né sono stati diagnosticati disturbi di tipo schizoide. Ponti, Fornari e Gagliani hanno poi contestato le conclusioni cui è giunto il teste della difesa George Palermo, docente di psichiatria negli Usa, secondo cui Chiatti è solo parzialmente capace di intendere e di volere. «Negli Usa la seminfermità di mente non esiste - ha detto Fornari - esiste invece la categoria della responsabilità diminuita, un espediente "tecnico" per evitare la pena di morte all'imputato». Riguardo alla pedofilia e alla perversioni sessuali di Chiatti, i tre psichiatri hanno detto - rispondendo a una domanda dei difensori, Guido Bacino e Claudio Franceschini - che «queste caratteristiche, di per sé, non significano nulla: hanno a che fare con la malattia mentale come può averlo la passione per il gioco d'azzardo». Stesso discorso per il piano di rapire i due bambini e di «allevarli» per un periodo di sette anni. «Questo progetto - hanno detto - può essere giudicato fantastico, bizzarro, ma non delirante: lo dimostra il fatto che dopo il primo omicidio Chiatti lo ha abbandonato. Ed i deliri non si abbandonano». Gli avvocati Bacino e Franceschini - secondo i quali le origini della asserita malattia del loro assistito vanno ricercate anche nella sua infanzia passata in orfanotrofio - hanno contestato la mancata introduzione nella perizia d'ufficio di alcuni passi di una relazione fatta dallo psicologo del befotrofio di Narni, nonché il non aver indagato sui primi sei anni di vita di Chiatti, che lui dice di avere rimosso: «Ai fini della nostra perizia - hanno risposto gli psichiatri del gip - quel periodo non è rilevante». Secondo Ponti, Gagliani e Fornari - che nella perizia hanno definito Chiatti un soggetto pericoloso - «al momento di commettere i due delitti l'intendere e il volere erano integri: l'imputato era nel pieno delle sue capacità di cognizione, decisione ed esecuzione». Sostanzialmente simili sono state lo conclusioni di Vittorino Andreoli, che ha curato la perizia per il pm. L'imputato è affetto da «pedofilia con sadomasochismo sessuale» - ha detto il professore ma questa sua condizione non rientra nelle categorie della patologia psichiatrica: «Quando ha ucciso, era capace di intendere e di volere». [r. cri.] «L'imputato non ha sensi di colpa Ci ha detto: Dio non doveva farmi incontrare le mie vittime» Luigi Chiatti nell'udienza di alcuni giorni fa in cui ha raccontato i particolari degli omicidi di Simone e Lorenzo
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