Caucaso

Caucaso Caucaso La prima guerra è durata 50 anni MOSCA. Mentre i carri armati russi avanzano verso la capitale cecena Grozny, il fuoco della resistenza a Mosca si estende rapidamente in tutta la polveriera del Caucaso. E nelle piazze della Cecenia come nei corridoi del potere di Mosca si parla, minacciosamente o con paura, della stessa cosa: è iniziata la «seconda guerra del Caucaso». I paralleli con la prima guerra, a cominciare dai luoghi - Cecenia e Daghestan - sembrano numerosi e inquietanti. E i «gorzy», i popoli della montagna come si autodefiniscono le decine di etnie caucasiche, tengono viva la memoria di quella resistenza durata quasi 50 anni alla colonizzazione russa. La rivolta della montagna iniziò nel 1817, quando la Russia ottenne il Caucaso, importante «porta» per l'Asia, dalla Turchia. Ma gli abitanti delle montagne non volevano rinunciare alla propria libertà. Uno storico dell'epoca racconta che quando un generale russo spiegò ai ceceni che il loro Paese era stato «regalato» allo zar russo dal sultano turco, un vecchio gli indicò un uccello in cielo e gli disse: «Te lo regalo. Prova a prenderlo». Lo scontro tra due popoli con tradizioni, cultura e religione diversi fu quasi immediato. I «conquistatori» russi avevano anche intenzioni nobili: illuminare i popoli selvaggi. Ma gli uomini della montagna si ribellarono alle leggi e agli amministratori russi e soprattutto al divieto di compiere scorribande contro i vicini (pare che fosse uno dei modi più diffusi per guadagnarsi da vivere). Ma la vera guerra scoppiò nel 1818, con l'arrivo a Grozny del generale Ermolov, pluridecorato eroe della guerra contro Napoleone. Subito riferì allo zar che «i popoli della montagna con la loro indipendenza seminano spirito di ribellione e amore per la libertà» e che bisognava piegarli con la forza. Questa decisione costò alla Russia oltre 77 mila soldati e ufficiali (non si sa il numero dei morti tra le popolazioni locali). Lo zar Nicola (un po' come Boris Eltsin) ordinò di «portare la pace nel Caucaso». Ma la rivolta fu domata solo nel 1864, con episodi di guerriglia durati altri 20 anni. Naturalmente, la prima guerra del Caucaso aveva anche il suo Dudaev, l'imam Shamil, ceceno, ancora oggi venerato dai «gorzy» quasi come una divinità. Coraggioso, astuto e spietato, per 25 anni fu il leader della rivolta, riconosciuto da tutti i popoli della montagna selvaggi e orgogliosi. [a. z.)

Persone citate: Boris Eltsin, Dudaev