Nel piccolo Cremlino di Via dell'Autunno
Nel piccolo Cremlino di Via dell'Autunno Nel piccolo Cremlino di Via dell'Autunno CHI DECIDE LA GUERRA O LA PACE MOSCA DAL NOSTRO INVIATO La Cecenia è lontana ma i bulldog lottano sotto il tappeto a Mosca. Si vede il movimento, abbastanza convulso da far pensare che ci si azzanna senza pietà, ma non si vedono i bulldog. «E', più o meno, quanto succede adesso nei palazzi del potere in Russia. E tutti cercano di sbirciare, di capirci qualcosa». Il mio interlocutore russo è un esperto in materia. Non si occupa d'altro. Ironizza sui nostri tentativi di decifrazione. «Certo non si può sapere tutto borbotta accendendosi la papiroska (è uno degli ultimi che fuma quelle orrende sigarette dal bocchino di cartone lungo dieci centimetri) - ma se vuoi una chiave per capire te la regalo. Cerca di sapere chi abita nella casa del presidente». Suggerimento sibillino. Lui lo sa, certo, ma non me lo vuol dire. Telefono a un altro numero. Ma appena nomino la «casa del presidente» entrambi sentiamo un tipico rumore, di nastro magnetico che si avvia troppo in fretta. Cose che capitano in Russia. E poiché siamo entrambi allenati dai vecchi tempi (lui stesso mi regalò, una volta, un apparecchio telefonico su cui un buontempone aveva messo la targhetta: «E' severamente vietato effettuare conversazioni segrete»), decidiamo di vederci alla pizzeria dietro l'angolo, che allora non c'era. «L'elenco degl'inquilini non è un segreto - mi dice - qualcuno ne ha parlato, ma in modo parziale. Quello completo eccolo qui». Prendo nota e rifletto. Nella casa a sei piani della «via .dell'Autunno», sulle alture di Krylatskoe, c'è la più singolare concentrazione di potere che mai sia stata realizzata in tutti i tempi. Nemmeno nell'era sovietica s'era visto di simile. E poiché tutti stanno nella stessa casa, e ci stanno solo perché il presidente lo ha voluto, la prima cosa che viene in mente è che siano tutti della stessa squadra. Vero? Falso? Indizi forse ingannevoli, perché si può essere alleati un giorno e il giorno dopo nemici. Ma è già qualcosa. Eltsin, fino al febbraio scorso, aveva (oltre alle sue dacie presidenziali) un appartamento modesto in via Aleksandr Nevskij. Ci viveva con la moglie Naina Josifovna, la figlia minore Tatiana, il genero e l'amatissimo nipotino Boris. Tutta la Russia conobbe la modestia di quella casa quando il regista Eldar Rjazanov intervistò il presidente, come si suol dire, in pantofole. Nel palazzo di fronte, stessa via, abitava la figlia maggiore Elena, con marito e due figlie. Adesso tutti stanno a Krylatskoe in tre appartamenti, due al sesto piano e uno al quinto. L'architetto Shapiro, che progettò l'edificio nel lontano 1975, ricorda che gli appartamenti - pensati per illustri accademici delle più varie scienze - erano di dimensioni che per noi sarebbero normali ma che per l'epoca erano più che lussuose, almeno in Russia: circa 150 metri quadri. Ma neanche lui può dire che aspetto abbiano oggi. Dall'estate 1992 il palazzo è passato sotto la giurisdizione della Direzione Generale per la Sicurezza del presidente («l'ex Nono dipartimento del Kgb, precisa con qualche malizia), e l'architetto incaricato della ristrutturazione, Paluj, non racconta a nessuno come li ha progettati. Ormai quel palazzo è un segreto di Stato, tutto intero. Va bene, ma chi sono gli altri inquilini? C'è Viktor Cernomyrdin, il premier. Forse non troppo amato dal presidente, ma pur sempre il capo del governo. Chissà se si vedono la sera per giocare a carte. O cosa si dicono quando s'incontrano in ascensore. Seguono gli altri. C'è Aleksandr Korzhakov, il capo della Guardia Presidenziale, e Mikhail Barsukov, il comandante del Guo (Direzione Generale di Vigilanza). Ci sono Viktor Erin, ministro degl'Interni e Pavel Graciov, ministro della Difesa. Tutte le «strutture della forza» riunite sotto un unico tetto, a contatto di gomito, a proteggersi vicendevolmente. C'è solo da chiedersi se hanno valutato bene la soluzione dal punto di vista della sicurezza nazionale. Se - Dio non voglia succedesse qualcosa a quel palazzo, la Russia perderebbe d'un colpo le due prime figure dello Stato, presidente e premier, i capi di quattro dicasteri cruciali e tre possibili candidati alle prossime presidenziali. C'è infatti, sotto quel tetto, anche il sindaco di Mosca, Jurij Luzhkov, e il vicesindaco Vladimir Rezin, che sovraintende all'edilizia. C'è Serghei Shakhrai, oggi ministro per le questioni nazionali (fu lui a redigere l'atto di morte dell'Unione Sovietica) e c'è Egor Gaidar, il giovane prodigio che liberalizzò i prezzi all'inizio del 1992, oggi a capo dell'unico partito (Scelta Democratica della Russia) che ancora appoggia il presidente. Ma questi ultimi sono già in disgrazia, più o meno tutti. Gli altri sono meno importanti: i paggi di corte. Come il giornalista Valentin Jumashev (quello che scrive i libri che poi Eltsin firma), il comico Mikhail Zadornov (il giullare non manca mai a corte) e Aleksei Eme- lianov, membro del consiglio presidenziale e preside dell'Accademia dell'Agricoltura di Russia (il Principe onora sempre la scienza). Adesso, mentre le truppe russe invadono la Cecenia, mi è chiaro che questi «bulldog» non combattono tutti dalla stessa parte. Forse qualcuno si appresta a tradire, o aspetta il suo turno per essere tradito. Ma allora dovrà traslocare dalla «via dell'Autunno». Giuliette Chiesa
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