« Non ho corrotto nessuno» di Gianni Letta

« « Non ho corrotto nessuno» «Vado dai giudici a testa alta» E attacca V«odiato» Ingegnere ARCORE. Allo e forte: «Non ho alcuna intenzione di desistere». Allo (; forte: «Non ho mai corrotto nessuno, mai in nessuna circostanza». Alto e forte: «lo non accolto e non accetterò mai, se ne rinverrò traccia in qualche singolo alto giudiziario, alcuna strumentalizzazione politica dell'indagine che mi riguarda». Alto e forte: continuerò nel mio lavoro per «preservare il mio Paese da un futuro sicuramente illiberale». Silvio Berlusconi) nel nebbioso pomeriggio che precede il giorno iàtidico - quando salirà le scale del Palazzo di Giustizia è nel suo studio di Arcore e scrive. La lettera, tre cartelle diffuse in serata da Palazzo Chigi, ufficialmente è indirizzata al «Sole 24 Ore». In'realtà è il manifesto di questa vigilia, tesa, irrigidita dai muscolosi interventi di Ferrara contro Scalfaro, e dai contraccolpi che seguono le dimissioni del giudice Valenti.'. Il manifesto destinato ai giudici che oggi, ore 16,30, lo interrogheranno, ai ncmici-alleti di governo, ai nemicinemici delle opposizioni. Berlusconi comincia lento («Ai magistrati dirò che la mia vita intera è fondala sull'elica del lavoro e dell'impresa»). Ma poi Sale di intensità e potenza. Attacca Carlo De Benedetti («non sono mai entrato e uscito in circostanze oscure dai consigli ili ammini Strazione»). Attacca le opposizioni («l'accanimento politico senza precedenti con cui gli avversari del governo si sono via via trasformati in nemici della stabilità politica democratica...»). Fino alle vetta finale, il suo impegno politico scalato in nome del bene del Paese: «Di fronte a ciò che quella scelta rappresenta per hi maggioranza del Paese, si deve sapere allo e l'orto, che io non ho alcuna intenzione di dimettermi». Calma e irritazione. Ai magi strali dice: «Le industrie che ho fondato hanno avuto problemi analoghi a quelli di tutte le piccole, inedie e grandi imprese italiane. Ma è ovvio die qualche raro e isolato episodio di cedimento a diffuse degenerazioni del costume pubblico, in nessun modo è ascrivibile, salvo una evidenti! e penosa malafede, alla mia responsabilità personale di imprenditore e di leader di un grande gruppo». Contro quella malafede («evi dente e penosa») Berlusconi affonda l'inchiòstro. E senza mai nominarlo se la prende con De Benedetti che due giorni fa, proprio su «La Stampa», invocava «un governo di salute pubblica». Scrive il presidente del Consiglio: «Ai molti cattivi maestri che oggi ini (anno la lezione ricordo, in tutta semplicità, che non ho mai partecipalo a accordi di cartello per i grandi appalli di opere pubbliche coinvolti in Tangentopoli, non ho mai venduto materiale scadente e obsoleto alla pubblica amministrazione, non sono entrato e uscito in circostanze oscure da consigli di amministrazione di istituti bancari in via di falli mento, non ho ricevuto mai, dico inai, finanziamenti dallo Stato». Perciò orgoglio. «Accedo all'interrogatorio a lesta alta e sicuro l'ino in fondo ili tutte le mie ragioni. Sono convinto del pieno diritto dei magistrati a indagare su chiunque, quale che sia la sua posizione sociale, civile e politica. Sono convinto che, per quanto riguarda la mia responsabilità penale personale, l'equivoco sarà chiarito in breve tempo, com'è nell'interesse della giustizia e della verità. Sono anche convinto che tutto deve avvenire alla luce ilei sole e mollo rapidamente», Però. «Su un punto intendo essere particolarmente chiaro, porcili! lo esige la responsabilità politica e costituzionali! inerente la mia carica, lo non accetto e non accetterò, se ne rinverrò traccia in qualche singolo alto giudiziario, alcuna strumentalizzazione politica dell'indàgine che mi riguarda. La questione non ha niente di personale. E' in gioco la credibilità di un nuovo processo politico, che ha avuto il crisma del voto popolare». È quel «crisma» lui rivendica. «L'accanimento politico senza precedenti» degli «avversari di governo» che si sono trasformati «in spregiatori dell'immagine e del prestigio internazionale dell'Italia» per «creare turbolenze finanziarie», ii «ancor peggio, per losche speculazioni finanziarie», «mi convince sempre di più scrive Berlusconi nella giustezza della mia scella di darò vita a un movimento liberali' di massa per costruire le regole di un nuovo sistema politico e istituzionale , impedire il ritorno al peggio del passato e preservare il mio Paese da un futuro illiberale». Detto alto e forte, Berlusconi «inni desiste». |p. cor.) Silvio Berlusconi con il sottosegretario Gianni Letta

Luoghi citati: Arcore, Italia