Per il governo del Presidente gira già un nome Casavola

Per il governo del Presidente gira già un nome: Casavola Per il governo del Presidente gira già un nome: Casavola LA CRISI «VIRTUALE» GROMA IUSEPPE Caldcrisi è quasi una settimana che lo dice a tutti quelli che incontra passeggiando per il Transatlantico di Montecitorio e molti stentano a credergli. «Per la successione a Berlusconi alla guida di un governo delle "regole" - spiega il "deus ex machina" dei referendum - si fa il nome del presidente della Consulta Francesco Casavola, cioè dell'uomo che deve decidere sull'ammissibilità dei referendum. E' il colmo. Qui è arrivata l'ora di proporre una legge che vieti a tutti i presidenti della Corte Costituzionale di assumere cariche pubbliche prima che trascorrano cinque anni dalla fine del loro mandato. Non per dire ma quella di trovare un posto ai presidenti della Consulta è diventata quasi una consuetudine: Corasaniti ò diventato senatore progressista, Leopoldo Elia ha fatto anche il ministro de, La Pergola e deputato europeo, lì così tanti altri. Non si può piti andare avanti in questo modo». Sogna Caldcrisi, o quella che paventa è un'ipotesi che è sul tavolo di questa «crisi» che si ò già virtualmente aperta? Davvero l'«incubo» di Berlusconi, cioè quello del personaggio che dovrebbe sfrattarlo da Palazzo Chigi, potrebbe assumere le sembianze di Casavola? Per ora i frequentatori del Quirinale ovviamente, quelli che non fanno parte dell'attuale maggioranza - ottengono da Scalfaro una sola indicazione chiara: a gennaio ci sarà la crisi di governo. Sul nome del possibile successore il Presidente è, invece, meno sicuro; la Pivctti è molto restia ad accettare quel ruolo; Scognamiglio ci aspira ma il Capo dello Stato ha qualche dubbio; Bossi pensa a Maroni o a Formentini, ma il Colle resiste; Cossiga ò già pronto ma il Presidente lo considera più o meno come un nome da «ultima spiaggia» al quale sarebbe meglio non ricorrere. L'indeterminatezza ha avuto questo risultato: nei «pour parler» tra gli inquilini dei Palazzi che contano spunta sempre più spesso il nome Casavola. E forse quella scena che si è vista ieri al residence Ripotta alla presentazione di Parte civile (il laboratorio politico fondato dal movimento federativo, dalla Euci e dalla Lega Ambiente) proprio mentre Giuliano Ferrara rimproverava al Capo dello Stato di «prestarsi a trattative sottobanco contro il governo in carica», può essere un'anticipazione del futuro: Scalfaro con accanto Casavola ad ascoltare quello che potrebbe essere il programma ideale di un governo delle «regole». Ma la candidatura del pre- sidente della Consulta non nasce solo da note di cronaca, il suo nome circola, eccome. Giorgio Napolitano che ò andato a colazione con Casavola qualche giorno fa, ad esempio, ha avuto la netta sensazione che il suo interlocutore si stesse preparando spiritualmente all'incarico. «Sì, - conferma l'ex deputato pidicssino Gianni Pellicani Giorgio mi ha raccontato di avere avuto questa impressione». «Giovedì scorso - racconta Bogi, ex segretario del pri e ora deputato progressista - una persona più che attendibile che ha parlato con Gifuni, il segretario generale del Quirinale, mi ha detto chiaro e tondo che al Colle si pensa a due possibili soluzioni: Casavola o Cossiga. Il presidente della Corte avrebbe dalla sua il fatto, dicono sempre lassù, che potrebbe essere presentato come un uomo al di fuori dai giochi, istituzionale e "super partes"». In ultimo, il nome del presidente della Consulta ò il primo che fanno i grandi della Confindustria nei «pissipissi» sulla successione a Berlusconi: tutti dicono che è lui l'uomo a cui si sta pensando. La candidatura di Casavola, però, potrebbe presentare qualche problema di opportunità visto che la Corte Costituzionale a gennaio dovrà decidere sull'ammissibilità di quei 13 referendum che possono spaccare gli schieramenti politici. Ebbene: se la Corte dovesse bocciare i referendum Casavola potrebbe diventare un santo per Bossi-Buttiglione-D'Alcma, cioè per il nucleo centrale dell'i- potetico «governo delle regole» che non vuole assolutamente avere a che fare con la scadenza referendaria; contemporaneamente, però, un «governo Casavola» potrebbe diventare la prova di un «grande baratto» (cioè la bocciattura dei referendum in cambio della presidenza del Consiglio) per Berlusconi-Fini-Pannella, cioè per quelli che puntano molto della loro strategia sulla campagna referendaria. Ecco perché qualcuno inorridisce solo all'idea che si possa immaginare una simile prospettiva. «Sarebbe insultante - dice Ernesto Staiano, deputato del Patto e amico di Cossiga - per lo stesso Casavola. Tutti potrebbero essere autorizzati a pensare che ò stato messo in atto una sorta di "do ut des", un dare per avere. Senza contare che la Corte sotto la presidenza Casavola ha già abolito la legge Mammì, ha inferto, insomma, un altro colpo a Berlusconi». Si tratta di una riflessione che anche al Quirinale dovranno fare. Il «dubbio di opportunità», comunque, non colpisce più di tanto Franco Bassanini, deputato e membro della segreteria del pds. «Casavola? Certo - spiega potrebbe essere. A gennaio il suo mandato arriverà a scadenza, non so se prima o dopo la sentenza della Corte. Se si dovesse pensare ad una candidatura "super partes" il suo potrebbe essere un nome. Come quello di Livio Paladin un personaggio che dopo essere stato presidente della Consulta ha fatto anche il ministro nei governi Fanfani e Ciampi, ma che è rimasto talmente al di sopra delle parti che nessuno sa con sicurezza come la pensi». Così, la «crisi virtuale» già sta mettendo in campo la sua «rosa» di nomi sui quali il Quirinale maturerà la sua scelta finale: Casavola, Paladin, Cossiga. Di tutto questo, naturalmente, gli esponenti della maggioranza sono all'oscuro. A Publio Fiori, ministro di An, che è andato ieri a trovarlo al Quirinale, Scalfaro ha spiegato che non è ancora detto. A Gustavo Selva, deputato di Fini, che ha ricevuto subito dopo il Capo dello Stato per tergiversare ha invece chiesto: «Ma ora tu con che gruppo stai?». Augusto Minzolini Il futuro premier? Pivetti è restia Scognamiglio aspira, il Colle resiste E Bossi pensa a Maroni o Formentini p q,pte un susseguirsi di incontri tra Davigo e Colombo, niente ieri faceva pensare alla vigilia del Grande Interrogatorio. Insomma nessun segnale di inquieta attesa. Segnali che e il vaso» come disse Gerardo D'Ambrosio) o se invece bluffa D'altro canto - sem pre usando la mela testo, datato 3 dicembre, circolava ieri tra i parlamentari di Forza Italia) gli ispettori hanno roao (ass, gdannato); altri 90 miliardi da Craxi, Forlani, Pomicino e, sopratutto, Bisignani (70 miliardi solo per lui). Il futuro premier? Pivetti è restia Scognamiglio aspira, il Colle resiste E Bossi pensa a Maroni o Formentini A sinistra: Giorgio Napolitano Sotto: Francesco Paolo Casavola