«Magari ci fossero mille Termoli» di Paolo Patrono

«Magari ci fossero mille Termoli» «Magari ci fossero mille Termoli» Larizza: c'è stato un errore, ne usciremo IL SABATO DELLA DISCORDIA ROMA. Corteo dei Cobas, ieri a Termoli, in appoggio al «no» all'accordo Fiat-sindacati sullo sviluppo dello stabilimento di Termoli, controbilanciato da una riunione di sindaci del Molisano che hanno rivolto un appello all'azienda perché mantenga gli investimenti progettati nel centro adriatico. E' stata una domenica intensa per gli abitanti della cittadina adriatica, che hanno assistito al raduno di un centinaio di Cobas provenienti da Arese, Pomigliano d'Arco, Cassino, Val di Sangro con una delegazione della Merloni di Caserta, dove nei giorni scorsi è stato respinto un analogo accordo sindacale. Gli attivisti del «no» al sabato lavorativo hanno sostenuto che «le confederazioni non hanno né titolo né mandato per rinegoziare l'intesa bocciata nel referendum». E i Cobas hanno preannunciato un ricorso giudiziario se i sindacati raccoglieranno firme tra i lavoratori per ribaltare il risultato. Di tono opposto la riunione nel Comune di Termoli dei sindaci della zona, dei parlamentari locali e degli esponenti della regione molisana. Il sindaco di Termoli, Remo Di Giandomenico, pur non volendo interferire con la vertenza in corso, ha voluto richiamare l'attenzione sui rischi che avrebbe un eventuale dirottamento dei 400 miliardi di investimenti programmati dalla Fiat, perché «si metterebbero in pericolo non solo le 400 nuove assunzioni, ma anche lutti i posti di lavoro tuttora esistenti» per il declassamento dello stabilimento. Mentre oggi a Torino entra nel vivo anche la trattativa per la Teksid di Carmagnola, un «caso» analogo a quello di Termoli con richiesta di maggior utilizzo degli impianti e sabato lavorativo accompagnata da 630 assunzioni e 70 miliardi di investimento, a Roma il leader della Cgil, Sergio Cofferati, incontrerà il vertice della Fiom sul caso-Termoli. E poi i tre dirigenti dei metalmeccanici, Sabattini (Fiom), Italia (Firn) e Angeletti (Uilm) si riuniranno per concordare la linea d'azione da adottare mercoledì a Termoli alla ripresa delle assemblee in fabbrica dove verranno chiariti meglio i termini dell'accordo siglato tra i sindacati e l'azienda. Non sarà comunque facile uscire dall'impasse. E di fronte alla generalizzazione dei «casi» che si stanno moltiplicando da Nord a Sud, è suonato l'allarme anche nelle sedi della Triplice. Il leader della Uil, Pietro Larizza, non ha peli sulla lingua per spiegare come il sindacato si è infilato in questo pasticcio e indica una via d'uscita avendo come traguardo, come Stella Polare, la crescita dell'occupazione. «Se la generalizzazione del fenomeno fosse come a Termoli ben venga, perché in definitiva si creano nuovi posti. E ricordiamoci che la storia dei sabati lavorativi è già lunga, a volte anche conflittuale, ma si è sempre trovata una soluzione appena chiariti bene i termini della questione. Ma non è mai successo nella storia del sindacato che si rompesse il vincolo di solidarietà tra i diritti di chi lavora e chi invece il lavoro non lo ha - afferma deciso il leader della Uil -. Il «caso» Termoli deve perciò essere affrontato con comprensione, ma anche con grande decisione». Di chi le responsabilità di quanto sta avvenendo? «Le Rsu dello stabilimento molisano hanno compiuto un grave errore metodologico partendo dall'accordo e arrivando al referendum - risponde Larizza -. Sono loro, invece, i nuovi soggetti che non possono e non devono rinunciare alle loro responsabilità di scelta. E' una miscela esplosiva quella che si forma quando si cambiano le regole del gioco in questo modo, quando qualcuno si chiama fuori, rifugge dalle proprie responsabilità». Allora, che si può fare adesso? «Il sindacato deve farsi garante del rispetto delle regole del gioco. L'accordo passa attraverso le Rsu, che non devono farsi saltare come è avvenuto con il referendum. Sono sicuro che l'intesa si trova, illustrando meglio le condizioni ottenute con l'azienda, le prospettive ma anche i rischi di un mancato accordo per tutti i lavoratori. Ma scherziamo! Magari ce ne fossero cento, mille di Termoli con la creazione di centinaia di nuovi posti alla volta. La condizione essenziale per noi è lo sviluppo, la nuova occupazione per la quale tutti ci battiamo». Paolo Patrono Il leader della UH Pietro Larizza sdrammatizza il caso Termoli

Persone citate: Angeletti, Cassino, Larizza, Pietro Larizza, Sabattini, Sergio Cofferati