E Mariotto punta su Massimo

E Martello punta su Massimo E Martello punta su Massimo Fini: l'abbraccio, un film già visto IL GOVERNO DELLE REGOLE SROMA EGNI e D'Alema sono democratici. Ricomincia contro Berlusconi l'alleanza fra il moderato dal volto umano e il partito più massiccio dell'Italia progressista. E ricomincia proprio da questa sala della Fiera di Roma dove a febbraio sfilarono in anteprima (e in diretta su Rete 4) i sorrisoni e le cravatte preelettorali del Dottore. Stavolta l'atmosfera è più triste, ma non meno intensa: va in scena il compassato spettacolo del centro-sinistra di lotta e di governo che si riunisce intorno ai suoi campioni, i sindaci delle grandi città. L'hanno chiamata «Convenzione dei democratici», come sta scritto sul pannello bianco dietro Cacciari che sbadiglia e sul bavero della giacca di Sandro Curzi (Tmc), membro anziano della sinistra televisiva presente all'appuntamento in formazione mista ma scontala: Maurizio Costanzo e le due direttrici dei telegiornali rossi Daniela Branca- ti (Tg3) dal fiero cipiglio e Tana de Zulueta (Videomusic), dall'accento «molto pittoresco» (avrebbe detto, un tempo, Enrico Montesano). Il colpo d'occhio non è allegrissimo: sindaci pensosi dietro il tavolo presidenziale, intenti ad armeggiare coi telefonini. Tutti tranne il napoletano Bassolino: dopo che i missini lo hanno accusato di avere usato quello del Comune per una chiamata a luci rosse, si tiene sdegnosamente alla larga dai cellulari. La platea gli regala un morbido clap-clap di solidarietà. Una platea - trecento persone, quasi tutti politici - che più che una «convention» ricorda il consiglio d'amministrazione di una banca lussemburghese: facce pacate e curve sui fogli e applausi brevi come scosse, mentre Stefano Bonaga, il compagno di Alba Panetti, prova a vivacizzare la scena con un'incursione al microfono in dolcevita e stivaletti a punta: «Questo sta diventando il solito défilé di partiti». Scende dal palco borbottando: «Sanno solo parlar male di Berlusconi. Ma che ci andassero a letto, così supererebbero il complesso del padre, una volta per tutte». La parata dei sindaci si trasforma ben presto in un aperitivo alla dichiarazione d'amore fra Segni e D'Alema. Comincia Mariotto, un po' ingrassato dopo le sconfitte elettorali. Propone un governo di alternativa al berlusconismo, la famosa coalizione dei democratici: da Buttiglione a D'Alema li nomina tutti, tranne Bertinotti (che, ineffabile, ha mandato la sua adesione alla convention) e Bossi, di cui non ha ancora digerito «le incredibili piroette», a cominciare da quella perpetrata ai suoi danni con l'accordo abortito un anno fa. Per seppellire il defunto centro e aderire al polo di sinistra, Segni pone una sola condizione: «che D'Alema non ceda alla tentazione di far pesare l'egemonia del suo partito». E scende in platea a stringergli la mano. D'Alema va al microfono subito dopo, sforzandosi di attenuare quell'aria da proprietario che emana solitamente quando parla in pubblico. «Sono lieto che Segni dica le cose che io dico da mesi», esordisce, ma Segni mica lo ascolta: è già in impermeabile, sulla porta d'uscita, e traffica con l'ombrello. D'Alema lo rassicura lo stesso: «Comunicato ufficiale: il terribile apparato del pds non esiste più»..«E pè forza», mormora Curzi in prima fila. «Non c'è più 'na lira!». Per arrivare all'agognato «governo delle regole» D'Alema accetta il disarmo, purché non unilaterale: «Entrando nella coalizione, siamo pronti a rinunciare a una parte della nostra sovranità». Quindi anche a cedere la leadership del governo a un volto moderato: presidente e ministri sono già tutti lì, sul foglietto di «adesioni illustri» che sta all'ingresso: Prodi, Andreatta, Ciampi (è la prima volta che l'ex capo del governo si schiera apertamente). E poi: Napolitano, Trentin, Camiti, Corasaniti, Veltroni. «Un film già visto», maligna Fini. Sarà, ma ai democratici continua a piacere tantissimo. Solo Cacciari, il Banali della coalizione, scuote la barba: «Un governo adesso sarebbe un pateracchio. Prima ci vuole la Costituente». Oggi si replica: arriva Buttiglione. Massimo Gramellini Mariotto Segni

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