«Non si farà un Berlusconi-bis»

Fini attacca il Quirinale: non esistono in Parlamento maggioranze aritmetiche Fini attacca il Quirinale: non esistono in Parlamento maggioranze aritmetiche «Non si farà un Berlusconi-bis» Bossi: governo istituzionale ROMA. «Se Berlusconi cade, cade una volta per sempre e non ci sarà un Berlusconi-bis», annuncia categorico a sera il capo della Lega, Bossi. E così fuga i dubbi di quanti avevano interpretato una sua precedente dichiarazione come una chiusura ad una maggioranza col pds e il via libera ad un Berlusconi-bis. Eventualità condizionata, però, alla conversione di Forza Italia e An a favore di una seria legge antimonopoli e del federalismo. «Fini c Berlusconi mi debbono convincere che non sono Craxi e Andreotti» avvisava Bossi. Già gli ex de governativi del Ccd avevano accolto speranzosi quella che era sembrata un'apertura. Diceva Casini: «Questo governo ò ormai al capolinea. Mi sembra una buona idea pensare ad un Berlusconi-bis che si riequilibri al centro e metta in calendario soprattutto le priorità delle regole». Una illusione, durata poche ore, che Bossi si premurava di fugare dagli schermi del Tgl serale. Così il capo della Lega ha deciso di uscire dall'ambiguità alla quale lo costringeva la necessità di tenere uniti i suoi parlamentari, dove si contano una ventina di decisi oppositori ad ogni tipo di alleanza col pds. Una scelta che potrebbe provocare, quando sarà il momento, altre fughe dalla Lega, ma che Bossi deve aver messo in conto come un rischio calcolato di fronte alla necessità, per lui vitale, di cambiar governo. Mario Segni si era spazientito per i tatticismi del capo della Lega e gli aveva dato ieri mattina un quasi ultimatum: «Bossi deve chiarire che cosa vuole una volta per tutte. Se rimane nella maggioranza o ritiene che questa sia superata e non riesca più a governare l'Italia». La risposta è arrivata e il momento della resa dei conti annunciata si avvicina (l'inizio di gennaio). «La Lega non può più convivere con Alleanza nazionale e si prepara ad uscire dal governo» rivelava la leghista Elisabetta Castellazzi che prevede «contatti frenetici durante la va¬ canze di Natale, verifica a metà gennaio, caduta del governo, nuovo governo a metà febbraio». Tuttavia, non è ancora chiaro quale possa essere l'alternativa all'attuale governo. Un Berlusconi che succede a se stesso e che porta nella maggioranza anche i popolari di Buttiglione o un governo istituzionale che prepari le regole nuove per far funzionare un sistema fondato sull'alternanza, per andare poi alle elezioni? Arrivati alla fine della partita le soluzioni in campo sembrano esser soprattutto queste due. Con Forza Italia, il Ccd e An che puntano sul Berlusconi-bis allargato ai popolari di Buttiglione dopo che Fini avrà spento la fiamma missina. E Bossi, i progressisti che puntano ad un governo istituzionale che tenga fuori gli ex missini. Certo, c'è da mettere in conto che le dimissioni del magistrato Di Pietro hanno ulteriormente indebolito questo governo considerato dai più responsabile di quel che è successo. Secondo un sondaggio Cirm per Panorama il 54 per cento degli italiani è convinto che le dimissioni di Di Pietro influiranno sulla tenuta del governo Berlusconi. Ma, soprattutto, c'è da tenere conto di cosa vorrà fare il segretario del partito popolare, Buttiglione, che sembra ancora indeciso se anda¬ re ad appoggiare Berlusconi o dar vita ad un governo che lo sostituisca. C'è chi pensa, tra i partiti di governo (la on. Fumagalli del ccd) che la soluzione può essere: Buttiglione con noi e la Bindi col pds. Ci sono popolari (Formigoni) che compensano l'ingresso del ppi nella maggioranza con la proposta di eleggere un'assemblea che riveda la Costituzione. Ma c'è Buttiglione che ora dà l'impressione di pensare di utilizzare il «cittadino Di Pietro» come elemento per mettere d'accordo gli inconciliabili. Magari come ministro della Giustizia di un Berlusconi-bis che chiuda la vicenda Tangentopoli approvando le proposte fatte proprio da Di Pietro a Cernobbio. Fini, segretario del msi e qpordinatore di An, segue con crescente apprensione gli sviluppi di operazioni che potrebbero tenerlo fuori dal governo. E alza la voce. Lo fa con Scalfaro col quale «il dibattito politico è già stato impostato» a proposito delle future maggioranze. Che secondo Fini sarebbero solo numeriche e non politiche, come l'attuale. E contro la Corte Costituzionale che deve decidere se ammettere o no il referendum che punta ad elimininare la quota proporzionale dal sistema elettorale in vigore. Alberto Rapisarda Faccia a faccia tra Umberto Bossi e Gianfranco Fini a Montecitorio

Luoghi citati: Cernobbio, Italia, Roma