«Israele consegnaci il criminale ebreo» di Aldo Baquis

«Israele, consegnaci il criminale ebreo» Choc a Gerusalemme: «E' una provocazione, non dobbiamo spiegazioni ai nostri carnefici* «Israele, consegnaci il criminale ebreo» Appello di ex nazisti: «Nel '45 torturò e uccise centinaia di noi» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Gli israeliani stentano a crederci: alcuni anziani cittadini tedeschi, forse ex nazisti, chiedono l'estradizione di un ebreo polacco sopravvissuto all'Olocausto e immigrato in Israele imputandogli una serie di atrocità che nel 1945 avrebbe commesso nei confronti loro e di altri detenuti tedeschi in campi di prigionia in Polonia. Per il popolare «Ycdiot Ahronot» si è così raggiunto «il colmo della faccia tosta», mentre alcuni scampati all'Olocausto chiedono già una secca reazione ufficiale «alla beffa dei nostri ex aguzzini». «In quegli anni abbiamo perso i nostri cari e tutto quello che avevamo al mondo» ha esclamato ieri Zila Katriel, un'ebrea di origine polacca. «Ai nostri carnefici non dobbiamo spiegazioni. Ringrazino il cielo se dopo i loro misfatti sono ancora oggi in vita». Per una strana ironia del desti¬ no, la polemica è divampata proprio mentre in Israele si trova in visita ufficiale il presidente tedesco Roman Herzog, che martedì ha reso omaggio alle vittime ebree dell'Olocausto al museo «Yad va-Shem» di Gerusalemme. Al centro della vicenda si trova Salomon (Shlomo) Morel, 75 anni, malato di cuore, ricoverato in una casa di riposo di Tel Aviv. I dottori gli hanno vietato di agitarsi: la figlia ieri gli ha tenuto lontani i giornali e ha rifiutato di comparire alla televisione. Dopo aver visto uccidere il padre e i due fratelli durante l'occupazione tedesca della Polonia, Salomon si unì ai partigiani e per sei anni combatté contro i tedeschi. Nel febbraio 1945, in seguito alla liberazione della zona di Katowice (Slesia) da parte dell'Armata Rossa, gli fu affidato il comando di Swientochlowice-Zagoda: si trattava di campi di lavoro predisposti per i reclusi di Auschwitz che, a partire dal 1945, «ospitaro¬ no» migliaia di presunti aguzzini nazisti. Invertitesi le parti, i guardiani di un tempo si trovarono così costretti a rendere conto al nuovo comandante del campo, il capitano Morel. Secondo deposizioni giunte negli ultimi anni alla magistratura di Katowice (in particolare quella di una donna, Dorotha Burzaq) Morel infierì sistematicamente sui detenuti, provocando spesso gravi lesioni craniche. In un confronto avvenuto alcuni anni fa a Katowice, la donna lo avrebbe anche riconosciuto. «Alla sua vista ha poi riferito un testimone - si è messa a tremare come una foglia. Nel silenzio della stanza si poteva sentire il tintinnio dei suoi anelli». Secondo la stampa tedesca, altri ex internati hanno in seguito chiesto di riaprire il caso sostenendo che fra il febbraio e il maggio 1945 in quei campi centinaia di reclusi morirono per le torture. Ma ormai Morel si era trasferito a Tel Aviv, dove vive la figlia. Nella sua casa di Tel Aviv la signora Katriel - presidente dell'associazione degli ebrei immigrati da Katowice - ha avuto ieri l'impressione che tedeschi e polacchi cerchino di riscrivere la storia mostrando un ebreo come un criminale e trascurando altri episodi della stessa epoca. «Se proprio si vuole tornare indietro nel tempo ha detto, amareggiata - perché non ricordare allora i 42 ebrei trucidati a Kiclce dai polacchi nel 1946 per puro antisemitismo, quando la guerra era già finita da un pezzo?». La signora Katriel ne ò certa: «Le accuse nei suoi confronti sono pure menzogne. I nazisti di un tempo si spacciano adesso come vittime innocenti di ebrei crudeli, assetati di vendetta». A quanto le risulta, la moglie di Morel (che vive ancora a Katowice) è adesso oggetto di minacce e di pressioni. La figlia, a Tel Aviv, si è barricata in casa. Aldo Baquis

Persone citate: Morel, Roman Herzog