«Guai a chi promette miracoli» di Renato Rizzo

Previti replica al Capo dello Stato: vogliamo creare occupazione, ma se non ce lo lasciano fare... Previti replica al Capo dello Stato: vogliamo creare occupazione, ma se non ce lo lasciano fare... «Guai a chi promette miracoli» Scalfaro: non bisogna illudere chi cerca lavoro REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO INVIATO Attenti alla politica dei sogni: crea alibi in chi la fabbrica e illusioni in chi la subisce. Attenti a chi fa balenare sull'orizzonte «cose strepitoso», illustra ricchi traguardi, fissa date di pronta resurrezione: «Meglio promettere poco, ma mantenere tutto». Oscar Luigi Scalfaro, in questa Calabria in cui un cittadino su tre ò disoccupato, guarda con apprensione al tema del lavoro. E, con uguale preoccupazione, guarda alla speranza, spesso pericolosamente frustrata di chi, magari, invece di rimboccarsi le maniche, si limita «a piangersi addosso e ad attendere un miracolo». Parla agli amministratori locali, il Presidente, ma il suo discorso sembra andare oltre i guai o le colpe di questi uomini riuniti nel salone della Prefettura ai quali Scalfaro imputa, al più, inerzia o tendenza al lamento: l'anatema «guai ad accendere speranze inutili perché il danno che ne deriva è enorme» pare rivolto direttamente a Palazzo Chigi. Così, il Capo dello Stato in queste ore segnate dall'abbandono di Di Pietro che mezzo governo vive come una vittoria, dà l'impressione di lanciare un nuovo ultimatum all'esecutivo: dopo gli strappi su legge finanziaria, Rai e conflitto di interessi, ecco affacciarsi la condanna a chi sciorina promesse di posti di lavoro che rimangono nel limbo. 11 Capo dello Stato tarpa le ali alle facili chimere disegnando la dura realtà di una terra in cui «si spengono le speranze dei giovani». Il guasto, profondo e radicato, si intreccia con quell'altra «malattia» che affligge la regione e che si chiama mafia: «Sono trascorsi dieci anni da quando venni qui l'ultima volta - dice il Presidente . Allora ero ministro dell'Interno e, come adesso, mi incontrai con i rappresentanti delle forze politiche che mi posero gli stessi problemi. Rientrando a Roma scrissi una lettera al capo del governo per ragguagliarlo». Anni di Prima Repubblica, problemi che, in quest'angolo d'Italia «affaticato e depresso», continuano anche nella Seconda. Scalfaro promette che ripeterà il gesto di allora e parlerà con Ber¬ lusconi. «L'esecutivo ha dichiarato e dimostrato di volersi dare da fare intensamente e credo che la comprensione su questo punto sarà scontata». Non sarà, certo, un magico toccasana per sciogliere il nodo dell'occupazione, quello che il Presidente proporrà al governo, ma un metodo per affrontarlo: «Un tavolo attorno al quale riunire ministri, Regione, Province, sindaci dei maggiori comuni. E, poi, si tirino le somme e ciascuno decida che cosa fare». Senza, però, scordare un imperativo: «Non accendere speranze inutili. La gente non ha bisogno di aggiungere desolazione a desolazione, sconforto a sconforto». Una sola garanzia Scalfaro può dare: «Vi terrò al corrente». Al resto (con quali ministri e con quale atto di legge affrontare l'emergenza Calabria) dovrà pensare Berlusconi. Indispensabile che, però, ci si attenga a quell'invito alla concretezza che Oscar Luigi Scalfaro deve certo aver sentito nel lembo di Piemonte in cui è nato: «L'osso dei fatti oltre la polpa delle parole». Il che, tradotto, suona, appunto, così: «Fare un passo alla volta, promettere poco ma mantenere tutto». Anche e, soprattutto, nei confronti di questo popolo «forte e capace» che non può, comunque, cadere nella tentazione di «piangersi addosso». E' un monito al quale, poco dopo, il ministro Previti, parlando con i cronisti, replica: «La promessa dei posti di lavoro è conseguente a una linea globale di operosità del governo con la quale noi siamo perfettamente in linea. Poi, se non ce lo lasciano fare...». In piazza Duomo, tra la gente che applaude e piange nel ricordo di due appuntati dei carabinieri, Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi meno di un anno fa dalla «'ndrangheta», il Presidente ricorda, intanto, quell'altra «malattia antica e insinuante» che, oltre all'endemica mancanza di lavoro, affligge questa terra. «Non ho dubbio che in mezzo a voi che mi salutate ci siano persone dedite al delitto. Meditate sulla gravità del crimine, meditate su cosa significa la vigliaccheria di chi si arricchisce sulla pelle del prossimo e, forse, sulla condanna dei vostri figli». Renato Rizzo J§||§Wgt Massimo D'Alema A sinistra: J§||§ il presidente Wgt Scalfaro

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