Borrelli: il mio Di Pietro non è Parsifal di Ugo Bertone

Il procuratore capo di Milano «star» alla Prima della Scala. Tanta polizia, niente contestazioni Il procuratore capo di Milano «star» alla Prima della Scala. Tanta polizia, niente contestazioni Bottelli: il mio Di Pietro non è Parsifal «Eroe bravo, ma non folle» MILANO DAL NOSTRO INVIATO «Io di buon umore? Certo, anche se me ne sono capitate tante in questo periodo: Ma le dimissioni di Di Pietro non mi rovinano la prima della Scala». Così Francesco Saverio Borrelli, grande stella alla Scala in questa strana vernice ambrosiana. «Di Pietro come Parsifal? No - commonta -. Non c'è paragone. Parsifal ò un eroe bravo ma folle...». «Ha avuto una crisi - aggiunge - ma questo può capitare ed è capitato a uno solo di noi...». Continua così Borrelli, tra una stretta di mano a Marta Margotto, una visita rapida al.foycr d'onoro (i presidenti di Camera e Senato, Irene Pivotti e Carlo Scognamiglio accompagnato da Cecilia Pirelli, più il vicepresidente del Consiglio Tatarella con figlia, i coniugi Pagliarini e i ministri Tramonti e Dini), un rapido cenno della mano in risposta agli applausi. E' lui, del resto, il personaggio principe del foyer della prima, dominata dal trionfo di Riccardo Muti. A lui tocca, con il suo attivismo, far capire che non è cambiato nulla, che Mani pulite continua. E lo fa con puntiglio, anche se è proprio lui a capire che la prima è dominata dal giudice che non c'è più, quell'Antonio Di Pietro che alla prima della Scala forse non e mai andato. «Siamo sgomente, speriamo che ci ripensi». Le prime donne della Scala, da Wally Toscanini a Carla Fracci, a Rita Levi Montanini ripetono in coro questa preghiera di fronte alle domande dei cronisti su Di Pietro. Si rammarica anche la bellissima Caro! Alt, fasciata in un abito di Forre e Franca Neri, altrettanto bellissima, accompagnata da Dolce (di Dolce e Gabbana). Già, e chi non si aspettava una domanda su Di Pietro? Un atto scontato, quasi come le contestazioni che, sorpresa, ieri sono mancate. Solo poche decine di manifestanti contro Berlusconi e per Di Pietro, poca roba. Come mai? Perché in mezzo a giornate così drammatiche Milano diser¬ ta la sua piazza delle grandi contestazioni? Non accetta il richiamo di Wagner, delle sue valchirie scatenate? «Troppa polizia commenta Giancarlo Lombardi, vecchia volpe della Confindustria - troppa. I tempi sono cambiati e certo non in meglio». Non lontano dalla Scala, davanti a Palazzo di Giustizia, la gente rumoreggia, l'onorevole Pilo viene coperto di monetine. «Quanta tristezza - rincara Claudio Dematté - avevo voglia di lasciar perdere, di non venire. Ma così vengono puniti solo quelli che fanno lo cose per bene». Non ruggisce la Milano della contestazione, critica a bassa voce quella della borghesia storica, almeno quella che non partecipa ai fasti Fininvest, corno Franco Tato o Fedele Confalo nieri («Ricordatevi, siamo nell'ora delle Valchirie, mica al crepuscolo degli dei...») oppure ai vari Dotti e Gianni Lotta. E sfavilla il potere della Seconda Repubblica. Irene Pivetti (mantella tinta argento, mise elegante ma discreta) e Carlo Scognamiglio evitano il contatto con la stampa, ma regalano sorrisi regali. 11 vicepresidente Tatarella, accom- pagliato dalla figlia, non e da meno. Saranno loro le vedettes della cena a Palazzo Marino, nel doposcala. La grande cena «istituzionale» cui si contrappone quella mondana al «Four Scason» dove troneggia una grande Scala di ghiaccio. Qui, per benelicenza, verranno venduti a tarda notte gli abiti indossati dalle top model. Intanto i grandi della Repubblica, ospiti del sindaco Formentini, s'intratterranno con Borrelli. E di che parlerete? «In quello occasioni - replica Formentini - si parla un po' di tutto. Certo il momento è quello che è. Facile capire l'argomento, no?». Una prima strana, insomma, dominata da un assente, l'ombra di Antonio Di Pietro, da un'atmosfera cii incertezze, dalle note squillanti di Wagner. E da un pizzico di disorganizzazione: Carla Bruni e la splendida Nadège arrivano in ritardo. Nessuno è andato a prenderle in al¬ bergo e così, méntre Muti dirige, lo due top modols subiscono l'assalto dei fotografi. «Dio, che vergogna, proteggetemi», sibila la Bruni. E a epici punto giunge Ellie Mac Phcrson, ultima arrivata nell'Olimpo. Anche lei in ritardo, anche lei a disposizione dei fòtoigrafi, Vuoi vedere che quel ritardo non è poi così casuale? Ah, ci fosse ancora Di Pietro. Ugo Bertone La presidente della Camera Irene Pivetti al suo arrivo al Teatro alla Scala

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