Ultimo brindisi nella stanza 74
Ultimo brindisi nella stanza 74 Ultimo brindisi nella stanza 74 .. . ■. IT Ilpm precisa: «Non ho telefonato a Biondi» la festa in tribunale MILANO EL giorno degli addii, della bicchierata con i collaboratori di sempre, delle lacrime delle segretarie, c'è spazio ancora per una precisazione. La più pungente: «Non sono stato io a telefonare a Biondi. E' stato lui a chiamarmi e a voler parlare degli ispettori, io gli ho solo ricordato che non faccio polemiche con nessuno». E' pignolo fino all'ultimo Antonio Di Pietro, ma si concede un piccolo strappo alla routine di sempre^ invufficio già all'alba a macinare carte e' indagati per dieci, dodici, quattórdici ore. Ieri, invece, no. Al bar «Ricreativo» di Curno lo aspettavano - come tutte le mattine - alle sette in punto. Una spremuta, qualche volta un caffè, poche parole in libertà con i suoi compaesani prima di tuffarsi nel terremoto Mani pulite, mille giorni al cardiopalma. A quell'ora lui è ancora in casa, con Susanna Mazzoleni, da dieci anni al suo fianco, forse presto all'altare, e con Titti e Toto, i due figli di setto e 4 anni. Di Pietro esce dalla villetta a dieci chilometri da Bergamo che sono già le 8. Qualcuno lo vede al volante del suo fuoristrada bianco. «Buongiorno a tutti», dice Di Pietro quando entra nella «sua» stanza 74, la prima che l'ha visto in trincea, quella da dove è partito tutto. Come al solito c'è un sorriso sulla sua faccia. Eppure questa per molli - è giornata di lacrime, di parole che vengono fuori a fatica, di quel niente che è la parola fine. Qualche telefonata, la prima alla sorella giù a Montenero di Bisaccia, che lo aspetta forse già da oggi. Poi compaiono i bicchieri di carta, il «Veuve Clicquot», la torta di cinque chili tutta panna e cioccolato con la scritta «Grazie» fatta con la glassa bianca. Si alzano i bicchieri di champagne per l'ultimo brindisi. Ed è il momento dei regali. Ride Di Pietro mentre si trova tra le mani quel trattorino giocattolo di un bel verde speranza e il campanone d'ottone, quello che portano al collo le mucche. Contadino, già. Ma sarà proprio questo il futuro di Antonio Di Pietro? Impossibile mettere la mano sul fuoco. Per adesso lui è in ferie (almeno due mesi contando quelle arretrate), poi ci saranno i 15 giorni di «assenza dall'ufficio non giù- stificata» per far scattare le dimissioni. E poi? Si parla di un libro che Di Pietro intenderebbe scrivere sulla sua avventura nelle pieghe della Prima Repubblica, di qualche conferenza in giro per il mondo: prima tappa Parigi. Poi c'è il matrimonio in ballo e (la cosa più certa) un viaggio a Montenero di Bisaccia, forse già oggi. E' così? Nessuno gli chiede nulla a quella festa di collaboratori, tra la segretaria Adriana Barp che per prima è scoppiata in lacrime, tra Rocco Stragapede il «fedelissimo», il primo ad arrivare accanto a Di Pietro grazie a tre proiettili. Sì, perché Rocco nell'84 era assistente capo di polizia stradale. E in quell'anno succede la brutta storia dell'inseguimento, della sparatoria che gli lascia una spalla non del tutto a posto, dell'ospedale e poi, incarico più tranquillo, factotum accanto a Di Pietro. Incarico tranquillo? Da quando è scoppiata Mani pulite Stragapede ne lia falla di strada. Ha dovuto imparan! ad usare i computer l'arnia segreta - e a seguire passo passo ogni momento dell'inchiesta. Da protagonista: sempre accanto al magistrato a verbalizzare, anche a San Vittore, anche quando sfilavano i potenti della Prima Repubblica, politici, imprenditori, faccendieri. «Allora ci sono novità?». Per tre anni è stala questa la domanda che Rocco ha fatto a giornalisti, fotografi, operatori televisivi. Ma nessuno/alla festa, se la sento di chiedere a Di Pietro «le novità»: quale sarà il suo dopo senza toga. Chissà se è proprio Rocco dalla voce tonante quello che alle 11 e 45 lancia il grido «Evviva Di Pietro»? Chissà chi è slato a far partire l'ultima scarica di applausi, con Di Pietro in mezzo, i calici di carta per aria? Una fotta di torta c'è anche per gli altri colleglli del pool. Arrivano Davigo, Greco, lelo, passa Ramondino, si fa avanti pure Gherardo Colombo. Ed è lui a chiedere precisazioni su quella notizia della telefonata tra Biondi e Di Pietro riportata dai giornali: come è andata veramente?, Mugugna, Antonio Di Pietro. Precisa e smentisce: «Primo, non gli ho telefonato io ma è stato lui a chiamarmi. Secondo, è stato sempre lui a chiedermi se le mie dimissioni erano legale alla visita degli ispettori a Milano. Terzo, io ho ri- sposto solo: signor ministro, guardi che io non faccio poloni ielle con nessuno». Chiaro? Chiarissimo. Ma anello questa, per Di Pietro e solo un'annotazione cronachistica, una precisazione sollecitata da quelli del pool .in polemica aperta con gli ispettori e con chi li ha mandati. Fine, per Di Picare non è più tempo di polemiche. Non è più tempo, neppure, di dar retta alla piazza dove si continua a manifestare e ai fax che continuano a inondare la procura di messaggi di solidarietà. C'è tempo giusto per la l'osta «casalinga»: arrivano anche D'Ambrosio, Calicndo, e il capo, Francesco Savorio Borrelli, di ritorno dalla cerimonia por gli «Ambrogini d'oro» e già pronto a indossare lo smoking per la prima alla Scala. Un brindisi anello con loro, poi l'ultima sfilata, conto metri davanti a tutti l'ino all'ufficio del procuratore capo, Di Pietro in mozzo, Bori olii o D'Ambrosio ai lati. Alle 14 (! 30, dopo aver firmato altro Hi richiesto di rinvio a giudizio per la vicenda Enimont, Antonio Di Pietro lascia il suo ufficio e il palazzo di giustizia per tornare a casa. Un orario inconsueto: non era mai successo così presto. Fabio Potetti Come regalo un trattore verde e un campanone Il commiato del pm dopo aver firmato 18 richieste di rinvio
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