L'OMBRA DEL PADRE NELL'ADDIO DI CAMUS

L'OMBRA DEL PADRE NELL'ADDIO DI CAMUS L'OMBRA DEL PADRE NELL'ADDIO DI CAMUS Nel romanzo incompiuto un ritorno alle radici ECCO dunque, prontamente tradotto in italiano, il libro fantasma di Albert Camus su cui si è tanto a lungo favoleggiato. Se ne era cominciato a parlare negli ultimi anni di vita dello scrittore, come dell'opera che avrebbe segnato la fine della sua lunga crisi creativa e dissipato gli equivoci e le perplessità che le sue prese di posizione sulla questione algerina, l'ostilità di Sartre e di altri compagni di strada e un premio Nobel forse prematuro gli avevano addensato attorno. Era tornato al centro dell'attenzione in occasione della sua morte, perché era parso emblematico che la borsa trovata tra i rottami della Facel Vega con cui si era schiantato contro un platano della statale n. 7 contenesse proprio quel manoscritto a cui aveva lavorato fino all'ultimo con un accanimento disperato, con la volontà di farne l'opera di una maturità che i malevoli sostenevano che avesse ormai irrimediabilmente superato. Da allora II primo uomo era diventato l'oggetto di ima disputa ricorrente tra studiosi e lettori che ne invocavano la pubblicazione e gli eredi e gli amici più fedeli di Camus - René Char, Roger Grenier, Robert Gallimard che vi si opponevano, nel timore che, con le inevitabili manchevolezze di un primo abbozzo, l'opera fornisse conferme e nuovi pretesti ai detrattori dello scrittore. Ora che la stella di Sartre e la rigida ortodossia marxista che egli contrapponeva al moralismo camusiano si sono offuscate, l'Algeria sta piombando in una nuova crisi che nessun filosofo ci aiuta a decifrare e Camus restituisce al Nobel più prestigio di quanto non ne abbia ricevuto, quelle preoccupazioni, allora legittime, possono anche far sorridere. Pur in un panorama ancora mobile e avviato a imprevedibili assestamenti qual è quello del XX secolo, Camus sembra ormai solidamente arroccato nella zona dei valori inattaccabili, quella dove stanno i classici che non si finisce mai di leggere e di studiare (solo in Francia, al ritmo co- Per la Guida ultimo appello Gli ultimi giorni di Guida editori? Se entro il 20 dicembre non arriverà un finanziatore, il destino della casa senza direttore editoriale, con i pochi dipendenti periodicamente in cassa integrazione, in grado per Natale di far uscire un solo titolo, colto sin che si vuole (Le muse, le maschere e il sublime di Massimo Lollini), rischia davvero di essere segnato. La mobilitazione che si sta facendo per il leccese Marini dovrebbe ripetersi anche per i più «antichi» napoletani. Per capire, ad esempio, perché una ricapitalizzazione già sottoscritta dei 29 soci è rimasta sulla carta. Per capire la reale posizione dell'Edisud, socio di maggioranza con il 30% e della Fime che detiene l'8%. Unica voce chiara, al momento, quella della caporedattrice Antonella Ghieppo: «Non voghamo mollare, abbiamo già un piccolo progetto di "resistenza", questo è un bel posto di lavoro, ci crediamo». Voce chiara ma abbastanza disperata. Albcrl Camus: del Nobel esce l'autobiografico «Ilprimo uomo» stante di duecentomila nuovi lettori l'anno, Lo straniero ha superato i sei milioni di copie) e che nessuna critica, rivelazione o censura può più mettere in discussione. Che rischi potrebbe correre dalla divulgazione di un testo che, pur nella generosa immediatezza del primo getto, racchiude pagine di grande suggestione e per la prima volta affronta senza filtri e mediazioni i nodi dell'autobiografia? La mancanza e la ricerca del padre, l'estrema indigenza dell'infanzia e l'Africa sono costellazioni tematiche presenti in tutta l'opera di Camus: ma, o trovano il modo di esprimersi in una rappresentazione oggettiva o sono destinate a restare soggiacenti. Ne II primo uomo invece il padre sconosciuto e cercato è proprio quello che lo scrittore ha perduto nella battaglia della Marna e, sulla scorta delle troppo labili tracce che ha lasciato nella memoria degli uomini, non riesce a recuperare; l'infanzia d'indigenza e di mortificazioni è quella che egli ha vissuto accanto a una nonna imperiosa, una mamma remissiva e imo zio benevolo e istintivo; l'Africa è quella in cui è cresciuto «a metà strada tra la miseria e il sole» e per cui ha nutrito per tutta la vita un amore intenso e tormentato. L'autobiografia è insomma diretta e scoperta, e non soltanto perché i personaggi sono indicati con pseudonimi e sigle trasparenti - che perdipiù a volte cedono inavvertitamente il posto ai nomi reali - e i luoghi e i fatti sono quelli dell'esperienza vissuta: c'è un progetto deliberato di disseppellire il proprio passato dalla rimozione o dall'oblio, di sottoporlo a un esame impietoso, di cercare in esso le radici e forse le ragioni del presente, di scoprire il filo di coerenza che deve pur legare tra loro il monello di Bei- Un thriller con Gorbaciov Gorbaciov e soci tentano di eliminare Eltsin facendolo ammalare per opera di sciamani... Nulla di più attuale (Gorbaciov a parte) che La congiura, il thriller di Igor Sibaldi, madre russa, traduttore di Tolstoj, uscito da Mondadori. Due editori moscoviti lo hanno in mano, previste 30 mila copie iniziali a primavera, perché è iì romanzo sugli anni post-perestrojka che i russi avrebbero voluto scrivere ma non sono riusciti. Contentezza a Segrete, però lire poche: 1500 dollari di anticipo. «Quello che fu dato a De Crescenzo - si diverte a raccontare Ernesto Ferrerò - moltiplicato per 28, quanto è cresciuta l'inflazione negli ultimi tempi...». Ma che importa: a Mosca, a Mosca. Mirella Appetti court cresciuto hi una casa in cui i libri erano merce sconosciuta e delle parole ci si serviva solo per i bisogni elementari e lo scrittore che a quarantaquattro anni riceve il premio Nobel. Ha ragione Grenier a sottolineare fino a che punto II primo uomo realizzi un'idea (un progetto?) che già nel maggio 1935 Camus consegnava ai suoi Taccuini: «Ciò che voglio dire: che è possibile - senza degenerazioni romantiche - provare nostalgia per la povertà perduta. Un certo numero d'anni miseramente vissuti è sufficiente a costruire una sensibilità». Quello che decide di compiere al culmine di una lunga crisi è un viaggio alle fonti di questa sensibilità, per carpirne il semplice ma mai sondato segreto e per ricostituire un tesoro che teme di aver dilapidato. In un primo tempo la ricerca delle radici doveva spingersi più in là, fino a risalire, attraverso la figura del padre, agli antenati che, sbarcando sul suolo africano, avevano dato vita alla prima generazione dei franco-algerini. Ma l'unico segno tangibile del passaggio di suo padre sulla terra è una tomba nel cimitero di Saint-Brieuc, Degli altri, nessuna traccia. I poveri non hanno storia, l'unica eredità che si lasciano alle spalle è quella biologica. E' lui dunque, e non altri, il «primo uomo» e il suo libro diventa un romanzo di formazione, di una formazione sui generis, o, come lui stesso confiderà a un intervistatore, «di un'educazione senza educatore». Di questo romanzo, oltre ad appunti e piani spesso oscuri, ci resta un nucleo abbastanza compatto in cui pagine di intenso lirismo si alternano ad altre di tenera, commossa elegia. Un Camus disarmato, travolto dalla piena delle sue memorie più segrete, che rende ancora più duro rassegnarsi a considerare, come voleva Sartre, «la sua opera mutila come un'opera totale»... Giovanni Bogliolo Albert Camus Il primo uomo trad. di Ettore Capriolo Bompiani, pp. 300, L 29.000

Luoghi citati: Africa, Algeria, Francia, Mondadori, Mosca