Chiude la Conferenza delle liti europee

Berlusconi: «Ho chiesto agli altri leader che cosa si può fare, hanno allargato le braccia» Berlusconi: «Ho chiesto agli altri leader che cosa si può fare, hanno allargato le braccia» Chiude la Conferenza delle liti europee Veto russo, dai Grandi nessuna iniziativa per la Bosnia BUDAPEST DAL NOSTRO INVIATO L'impotenza internazionale è andata in onda ieri sul circuito chiuso del centro congressi di Budapest, ed è stata ripresa dalle televisioni di tutto il mondo. I leader di cinquanta Paesi dell'Eurasia, assieme ai rappresentanti di Stati Uniti e Canada, non sono stati in grado di concordare uno straccio di documento sulla guerra balcanica. Ed il vertice della Csce, la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, si è concluso con le tristi note del premier ungherese Arpad Goncz: «Vi auguro buon Natale, anche se siamo addolorati per non aver trovato il modo di esprimere almeno un nostro giudizio sulla Bosnia». I successi della Conferenza sono facilmente elencabili: 1) dal primo gennaio prossimo la Csce sarà una «organizzazione», e si chiamerà Osce; 2) i 53 hanno concordato l'invio di una forza di pace multinazionale nella tormentata regione del Nagornyj Karabakh, contesa da anni da Armenia ed Azerbaigian. Ma i «caschi blu europei» potranno partire solo dopo la firma di un accordo di pace, e solo dietro richiesta diretta dei due Paesi interessati; 3) è stato adottato un «codice di condotta per le Forze armate nelle società democratiche», in pratica un invito ad essere buoni e bravi ed a non dedicarsi a colpi di testa o di Stato. Ed è tutto. Mosca, ormai diffidente per l'annunciato allargamento ad Est della Nato, ha bloccato un documento che avrebbe limitato la sua libertà di intraprendere azioni «di pace» nelle repubbliche dell'ex Urss, ha preteso la vice-presidenza del gruppo che negozia tra armeni ed azerbaigiani, ed opposto un secco «niet» ad una dichiarazione sulla sacca bosniaca di Bihac, che conteneva una condanna degli «aggressori» serbi. Così, mentre il premier sloveno Drnovsek accusava ancora una volta l'Italia di non volergli aprire la porta dell'Unione europea, nella grande sala della Confe- ranza è iniziata una prevedibile sceneggiata. «Se questo vertice non sarà in grado di adottare consensualmente la dichiarazione su Bihac, noi ne trarremo come conseguenza che la Csce non aderisce ai principi cui dichiara di ispirarsi», ha detto il rappresentante musulmano Mamir Hajiametovic. A questo punto il cancelliere tedesco Helmut Kohl, «amico della Bosnia», ha lasciato il suo posto, ha raggiunto la fetta di tavolo riservata al governo di Sarajevo, e con la complicità dei microfoni prontamente spenti, ha tentato di convincerlo a fare il bravo, parlando con foga ed agitando le braccia enormi. Per qualche minuto si è formato un capannello, con il presidente ce¬ co Vaclav Havel in prima fila, ma non c'è stato nulla da fare. «Qui ci sono decine di capi di Stato con migliaia di collaboratori - ha detto Kohl - centinaia di giornalisti, ed a poche centinaia di chilometri la gente muore di guerra e di fame. E' una barbarie. Non voglio tornare in patria e rispondere ai giovani che mi chiederanno di Bihac: sì, ne abbiamo parlato, ma non abbiamo fatto nulla di concreto». Per salvare la faccia, dunque, Goncz ha proposto «un appello che non sia un documento ufficiale della Csce, ma soltanto una dichiarazione di volontà politica dei capi di Stato e di governo, che in occasione del vertice si appellano alle parti in conflitto affinché immediatamente cessino le osti¬ lità». La formula, anodina, è piaciuta ai russi, ma non ai bosniaci, che non l'hanno sottoscritta. «Resta per me il disagio per il fatto che non sia stato possibile concordare un intervento concreto», ha detto Silvio Berlusconi nella conferenza stampa finale. Il premier italiano ha raccontato di aver «interpretato ieri sera a cena il ruolo del pubblico, che davanti alla tv si chiede perché non si possa fare nulla per aiutare la gente che soffre, i bambini che muoiono. Ho chiesto ai colleghi cosa si possa fare, e mi sono trovato di fronte ad una situazione che mi ha amareggiato, ed anche angosciato. Hanno allargato le braccia, i vari leader dell'Onu, della Nato, dei grandi Paesi». Poi, rispondendo a una domanda, ha precisato che il suo «non è stato solo un sondaggio, ma il tentativo di fare qualcosa di concreto». Ma Bosnia a parte, è stata l'intera Conferenza ad essere «insoddisfacente», come ha detto apertamente Kohl. Ed il compito di fare il grillo parlante è toccato a Eduard Shevardnadze, l'ex ministro degli Esteri dell'Urss che oggi, da presidente della Georgia, gira col cappello in mano chiedendo l'invio di caschi blu, purché non russi. «Viviamo una pace così paurosa perché la guerra fredda non ci ha ancora liberati della sua eredità», ha detto, «la guerra fredda è finita. Attenti alla pace». Fabio Squillante LA CSCE: I MEMBRI E LE ZONE STATI MEMBRI DI CSCE, NATO E UEO STATI MEMBRI DI CSCEE NATO T STATI MEMBRI DELLA J SOLA CSCE MOLDAVIA DAL FEBBRAIO 1993 Obiettivo: facilitare la soluzione del conflitto aperto dalla secessione della riva sinistra del Dnestr LETTONIA DAL SETTEMBRE 1992 Obiettivo: risolvere il problema della cittadinanza ESTONIA DAL DICEMBRE 1992 Obiettivo: vigilare sull'integrazione delle comunità e consigliare il governo nel campo delle leggi sulla cittadinanza N.B. nell'agosto del 1992 la Csce ha dovuto ritirarsi dalle province serbe di Sangiaccato, Kossovo e della Voivodina. Belgrado aveva rifiutato di prorogare il mandato al 1993 MACEDONIA DAL DICEMBRE 1992 Obiettivo: prevenire il rischio di estensione del conflitto dai Paesi vicini TAGIKISTAN DAL DICEMBRE 1993 Obiettivo: promuovere il dialogo politico e favorire l'evoluzione democratica GEORGIA DAL NOVEMBRE 1992 Obiettivo: promuovere una soluzione negoziata del conflitto in Ossezia e contribuire all'instaurazione della democrazia in Georgia