Volonté il volto del dramma italiano di Lietta Tornabuoni

Un attacco cardiaco stronca a 61 anni l'attore-simbolo del cinema di impegno civile Un attacco cardiaco stronca a 61 anni l'attore-simbolo del cinema di impegno civile Volonté, il volto del dramma italiano GIAN Maria Volonté, grandissimo attore, interprete esemplare del cinema italiano civile, sociale e politico, artista di sinistra impegnato e coerente, è morto a Florina, in Grecia, dove girava «Lo sguardo di Ulisse», un film diretto da Theo Anghelopulos. Aveva sessantun anni. L'ha trovato senza vita al mattino una cameriera, nella sua stanza d'albergo. Le cause della fine non sono ancora chiarite: si suppone un attacco cardiaco, la polizia ha comunque aperto un'inchiesta e ordinato l'autopsia. Volonté aveva sofferto negli anni scorsi d'una grave forma di tumore ai polmoni, ma ne era guarito ed era tornato a lavorare. Ne «Lo sguardo di Ulisse» recitava il personaggio del direttore della cineteca di Sarajevo alla ricerca d'un cinema perduto: e davvero pare oggi perduto quel cinema forte, combattivo, razionalista, nutrito di fiducia nel progresso e di speranza in una società più giusta, del quale Gian Maria Volonté è stato il volto simbolico, il segno fisico, l'immagine. In un'intesa straordinaria con alcuni dei migliori registi italiani ha interpretato figure cruciali della società (operaio settentrionale, contadino meridionale, magistrato, militare, poliziotto, comunista sotto il fascismo, leader politico, sindacalista, giornalista); ha portato sullo schermo uominichiave, Giordano Bruno, Enrico Mattei, Aldo Moro, Ben Barka, Lucky Luciano; ha recitato le maschere del potere e dell'impotenza d'Italia, i protagonisti della violenza, della mite pacatezza e del dubbio, il bene, il male, la reticenza. «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» e «La classe operaia va in paradiso» di Elio Petri, «Uomini contro» e «Cristo si è fermato a Eboli» di Francesco Rosi, «Un uomo da bruciare» e «Sotto il segno dello Scorpione» di Paolo e Vittorio Taviani, «Porte aperte» di Gianni Amelio, restano prove di una bravura così grande da diventare veicolo di conoscenza, rivelazione di realtà: l'arte di Volonté era molto più che versatilità all'americana, impressionante capacità di trasformarsi, camaleontismo perfezionista, talento di diventare un altro, altri. I suoi ritratti in piedi compiuti, compatti, eroici anche nella negatività, rischiano di sembrare remoti nella sfilacciata confusione e destrutturazione contemporanea, però chissà: magari oggi avrebbe potuto interpretare un personaggio come Di Pietro. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Eboli, Grecia, Italia, Sarajevo