A Budapest primo giorno di pace fredda

Berlusconi apre la conferenza, Clinton e Eltsin a muso duro sull'allargamento della Nato Berlusconi apre la conferenza, Clinton e Eltsin a muso duro sull'allargamento della Nato A Budapest primo giorno di pace fredda Alla Csce il clima è teso BUDAPEST DAL NOSTRO INVIATO Sarà anche vero che Boris Eltsin deve rassicurare l'opinione pubblica russa, e che le sue frecce sono lanciate solo contro bersagli di politica interna. Sta di fatto però che i toni avvelenati usati ieri dal Presidente russo, e quelli secchi dell'americano, non si udivano dai tempi della guerra fredda. Clinton ha ribadito la ferma intenzione di allargare la Nato ad Est, tentando di convincere i russi che conviene anche a loro. E Eltsin ha risposto a brutto muso, puntando il dito contro chi in Europa vuole costruire «nuovi blocchi», e parlando per la prima volta di «pace fredda». Il nono vertice della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Csce) si è aperto ieri mattina a Budapest con tutta la pompa del caso: mezza città chiusa al traffico, strade solcate dai cortei di auto, musica e fiori bianchi a rallegrare l'enorme tavolo cui sedevano le delegazioni dei 51 Stati membri europei, quelle di Usa e Canada, anch'essi membri, gli invitati mediterranei, nonché le rappresentanze di Onu, Unione europea e Nato. Dopo un breve discorso introduttivo, il premier ungherese Gyula Horn ha dato la parola a Silvio Berlusconi (l'Italia aveva fino a ieri la presidenza di turno della Csce), che ha parlato di cuore e di fede, lamentando l'assenza di «passi avanti» in Bosnia. Subito dopo è intervenuto il Segretario generale dell'Onu Boutros Ghali, e poi la parola è passata al «socio di maggioranza»: Clinton. «La Nato resta il pilastro della sicurezza in Europa», ha detto il leader americano, ma i tempi cambiano, e se un anno fa bastava la partnership per la pace, ora è necessario iniziare ad ampliare l'Alleanza. «I nuovi Paesi aderiranno uno per uno», nessuno sarà «automaticamente escluso», ma «nessuno potrà porre un veto all'espansione». La Russia non si preoccupi, ha detto Clinton, perché «assieme alla Nato si espanderà la sicurezza per tutti gli Stati europei», anche per quelli lasciati fuori. A Washington del resto, sono convinti che Mosca finirà per bere l'amaro calice. Probabilmente è vero, ma ieri Eltsin non ha voluto prenderne neanche un sorso. «L'Europa non si è ancora liberata dall'eredità della guerra fredda, e già rischia di infilarsi in una "pace fredda"», ha detto Boris Nikolaevich, ricordando che «è pericoloso» pensare di poter guidare un intero continente, per non parlare del mondo, da una sola capitale. «Siamo preoccupati dei cambiamenti in atto nella Nato», ha proseguito, «ci dicono che si tratta di "espandere la stabilità" in caso di sviluppi indesiderati in Russia. Ma se si vuole spostare per questo le frontiere della Nato fino a quelle russe, allora sarò chiaro: è presto per seppellire la democrazia in Russia!». Tutti i leader europei hanno ostentato comprensione. Il tedesco Kohl, secondo cui «non ci devono più essere aspirazioni a sfere d'influenza»; il francese Mitterrand, che si è chiesto però come conciliare l'attenzione verso i russi con la richiesta di sicurezza che viene dai Paesi dell'Est; e Berlusconi, secondo cui la paura di Eltsin «aleggia su tutta la Conferenza». Il ministro degli Esteri tedesco Kinkel crede che «la Russia alla fine accetterà l'allargamento della Nato», e firmerà i documenti di partenariato rigettati solo una settimana fa. «Collaborare è nel loro interesse», ci ha detto un funzionario Nato. E sicuramente è così. Ma tra due anni Eltsin deve affrontare le elezioni presidenziali, e certo non può contare su un fulmineo arricchimento dei suoi elettori: potrebbe dunque decidere che l'unica scelta possibile è cavalcare il nazionalismo. Ieri, tanto per non sbagliarsi, ha difeso i «milioni di russi» che, nelle altre repubbliche dell'ex Urss, vengono «discriminati». Ed ha annunciato «grandi festeggiamenti» per il 9 maggio prossimo, cinquantesimo anniversario della vittoria sul nazifascismo. Forse non sarà così, ma l'unico successo di questo vertice potrebbe essere una fatto laterale: l'Ucraina ha finalmente firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Fabio Squillante Eltsin e Clinton fianco a fianco alla seduta inaugurale della Csce