«Picchiati e torturati dagli agenti»

Accuse da persone fermate: nell'ufficio volanti manganelli con l'anima piena e pungoli elettrici Accuse da persone fermate: nell'ufficio volanti manganelli con l'anima piena e pungoli elettrici «Picchiati e torturati dagli agenti» Nuovo choc a Bologna-. 30poliziotti sotto inchiesta BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cinque agenti arrestati e il terribile sospetto che il cuore nero di Bologna battesse proprio dentro il corpo della polizia. Era già difficile da accettare e sarebbe stato sufficiente. Ma la cronaca ha deciso diversamente. E sulla questura di Bologna è caduta un'altra tegola, pesante come un macigno. Decine di poliziotti messi sotto inchiesta per maltrattamenti e illeciti. Testimonianze agghiaccianti: pungoli elettrici, come quelli che servono a governare il bestiame, e manganelli fuori ordinanza, quelli con l'anima piena che fanno male e non lasciano segni, visti alla squadra mobile. Nell'occhio del ciclone è finito l'ufficio delle Volanti, lo stesso dove sulla volante 4 hanno prestato servizio tutti e cinque gli agenti arrestati con l'accusa di avere fatto parte della banda-delia Uno bianca. MaV viste le dimensioni, è facile intuire che l'inchiesta amministrativa volata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni all'indomani degli arresti e affidata al prefetto Achille Serra, avrà effetti devastanti su tutta la questura bolognese. Gli ispettori voluti dal ministro e i p.m. Walter_Giovannini e Paolo Giovagnoli stanno rileggendo tutti gli episodi di presunti illeciti e abusi che hanno avuto come protagonisti dei poliziotti alla luce degli sviluppi dell'inchiesta sui delitti e le rapine della banda della Uno bianca. E altre vicende, non note, si sarebbero aggiunte. A parlare sono diversi testimoni: persone che hanno subito maltrattamenti e che hanno trovato solo ora il coraggio di denunciare i fatti. Alcuni di questi hanno detto di avere visto in passato, pare alla squadra mobile, i pungoli elettrici e i manganelli fuori ordinanza. Gli ispettori stanno valutando l'attendibilità delle testimonianze e ascoltando gli agenti sotto accusa. Il clima è tesissimo. Al momento nessun poliziotto sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati della procura: nessuno, in sostanza, si sarebbe visto forma¬ lizzare un avviso di reato. Le abitazioni di due agenti sarebbero invece già state perquisite. Il riserbo è quasi totale. Il prefetto Achille Serra non conferma le indiscrezioni, ma neppure le smentisce: «Non posso dire nulla, si tratta di un'inchiesta interna. E' chiaro che appena c'è fumus di reati, si avverte la procura». Netta, invece, la smentita del questore Aldo Gianni: «A me non risulta». Ma già circola la voce di 130 trasferimenti. Tra gli episodi segnalati agli inquirenti vi sarebbe anche il caso di Fernando Buttiglieri, il tossicodipendente che denunciò Roberto Savi - il capo e «reclutatore» della banda della Uno - per averlo tosato durante un fermo. Diversi extracomunitari avrebbero segnalato presunte violenze: senza ragione, sarebbero stati malmenati e portati in questura, dove la «lezione» sarebbe continuata con l'avallo di altri agenti. Ma l'inchiesta amministrativa punta anche a stabilire se i fratelli in divisa Roberto e Alberto Savi e gli agenti Gugliotta, Occhipinti e Vallicelli abbiano potuto contare sulle complicità e le omissioni dei colleghi per la loro attività criminale. Per ora non è confermato che, dal lavoro degli ispettori, anche questo tipo di reato sia emerso, e in quale misura. Serra sta ancora sentendo i dirigenti della questura. L'inchiesta avrebbe già avuto pesanti effetti sulla politica del personale. I trasferimenti d'ufficio sarebbero oltre cento, e quasi tutti riguarderebbero l'Uffi- ciò controllo territorio (Uct), la sezione che lavora a più diretto contatto con l'emergenza e le chiamate dei cittadini. Di «cultura del rambismo» aveva parlato per primo il Siulp. All'indomani dei primi arresti, il sindacato unitario di polizia aveva denunciato che certi atteggiamenti da Rambo (una passione eccessiva per le armi, una propensione a menar le mani) erano non solo tollerati, ma trovavano adepti. Tra i corridoi del palazzo di piazza Roosevelt, da dove partono sgommando le volanti, si respira aria pesante, di diffidenza reciproca. Neppure le migliaia di firme raccolte in solidarietà degli agenti onesti e della polizia pulita rinfrancano gli animi dei poliziotti. Su di loro si allunga l'ombra del sospetto. E la vergogna cresce. Marisa Ostolani 11988-1994 Sei anni di sangue, 20 omicidi, 43 feriti, cinquanta assalti. E' il bilancio della banda del terrore, la banda della Uno bianca. Sull'auto della morte sedevano cinque poliziotti, due in servizio alla questura di Bologna: Roberto Savi, 40 anni, prima in servizio sulle volanti e poi alla centrale operativa del «113», considerato la mente del gruppo criminale che ha seminato il terrore nell'Emilia Romagna, e Pietro Gugliotta, assistente. Savi era già finito nei guai per aver rapato a zero un immigrato e sparato a un ladro che fuggiva. 215 ottobre 1993 Un ex agente ausiliario di polizia assiste dalla finestra di casa alla cattura di un ladro da parte di alcuni passanti. Chiama il «113». Pochi minuti dopo in via Ambrosini arriva una pattuglia. Scende un agente che prende a ceffoni il ladro. L'ex ausiliario gli grida di smettere e minaccia di denunciarlo. Viene fermato e portato in questura per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Il processo è in corso. 314 gennaio 1994 Due volanti arrivano al mercatino dei Tigli. I poliziotti bloccano quattro ragazzi. Un giovane, che si è avvicinato per capire cosa succede, viene fermato e portato con gli altri quattro in questura. Esce alla sera e va al pronto soccorso del Sant'Orsola, si fa medicare un trauma facciale. Poi sporge denuncia: racconta di essere stato schiaffeggiato e pestato per non aver rispettato l'invito degli agenti a tacere. Il procedimento è in corso. 45 maggie 1994 Un giovane di 29 anni esce dal lavoro, in via del Pratello. Lo aspetta la sua ragazza. Insieme salgono su un taxi e raggiungono un bar nella zona vicino all'università. Nel locale viene fermato per un normale controllo. Non ha con sé i documenti, nasce un battibecco con i poliziotti. Poi viene allontanato con l'invito a non mettere più piede nel bar. Lui ci torna, e viene fermato. Durante il trasferimento in questura - è scritto nel verbale della denuncia - viene malmenato. In centrale gli fanno fare flessioni e genuflessioni. Poi, racconta al magistrato, picchiato. E' rilasciato all'alba con una denuncia per ubriachezza, resistenza, oltraggio. Va all'ospedale. / QUATTRO OMBRE ^ SULLA QUESTURA /

Luoghi citati: Bologna, Emilia Romagna, Sant'orsola