Un leghista a «Costalandia» di Guido Tiberga

Un leghista a «Costalandia» Un leghista a «Costalandia» Cornino: «Buon segnale per la verifica» A MONDOVr MONPOVr DAL NOSTRO INVIATO Su Costalandia sventola la bandiera leghista. Sventolano la bandiera popolare e quella pidiessina. Su Costalandia sventolano tutte le bandiere tranne quella di Raffaele Costa, il ministro della porta accanto che, alle ultime politiche, aveva trasformato Mondovi nel suo personalissimo feudo di voti. Il giorno dopo la sorprendente sconfitta di Antonio Viglione, il candidato costruito a immagine e somiglianza di Costa, la città si risveglia stupita e se possibile ancora più spaccata che nei giorni caldi della battaglia elettorale. Quando il futuro sindaco distribuiva santini con una signorina mezza nuda che giurava di «avergliela appena data», mentre il futuro sconfitto invocava la soppressione della Curia, colpevole di pubblicare un giornale troppo vicino a chi «remava contro». Il quartier generale di Costa è nella parte bassa di Mondovi, lungo due isolati sul centralissimo corso Statuto, il regno di Costa: la redazione della Provincia Granda, il giornale di cui il ministro è comproprietario, e lo studio che gli serve da ufficio per ricevere i concittadini. Un'abitudine che si ripete tutti i sabati. «A Mondovi - dice don Corrado Avagnina, direttore dcìYUnione monregalese, il settimanale della Curia - c'è un motto: di Costa si può sempre avere bisogno...». L'«ambulatorio» della politica, il pronto soccorso dove Costa «riceve tutti ed ascolta tutti» è deserto. Nessuno sulle panche di legno dello studio, al quarto piano di un palazzo di avvocati, commercialisti e assicuratori. Nessuno negli uffici del Duemila, la rivista che ha fatto la fortuna di Costa con le sue inchieste sui pubblici sprechi e le sue foto di statali sfaccendati. «Il ministro è a Roma», annuncia gentile una segretaria. Ma è come se ci fosse, visto che al telefono risponde subito: «Ne venissero mille di sconfitte così - attacca -. Correndo da soli contro tutti abbiamo superato il 40 per cento. Il confronto non va fatto con il 63 por cento del 27 marzo, quando con noi c'ora anche la Lega, ma con il 21 del 1990...». Costa snocciola cifre per dieci minuti abbondanti: «buone» quello di Viglione, «più che soddisfacenti» le sue. «Sono in Consiglio dal '60 - spiega - E anche questa volta ho avuto più voti di tutti: il secondo ne ha presi meno della metà...». Tutto vero. Come è verissimo che in municipio - di fronte alla statua di Giovanni Garelli, deputato d'altri tempi «che ottenne la ferrovia per Mondovi indarno invocata da anni» - siede da ieri Riccar¬ do Vaschetti, un leghista appoggiato dal ppi che sorride da tutti i muri con le maniche rimboccate. «Cosa vuole - dice Costa - il mio è un ministero che non paga. I fumatori, i farmacisti, i tabaccai sono tutti contro di me. Ma per battermi hanno dovuto inventarsi un'alleanza impossibile, una frittata cattocomunista alla monregalese. Quella della Lega è una vittoria di Pirro. Per farcela ha dovuto tirar dentro pure il pds. Una scelta che pagherà cara...». L'«altro» ministro di queste parti, il cuneese Domenico Cornino, sorride: altro che vittoria di Pirro. «Questo successo - diceva domeni¬ ca sera - ci permette di andare con maggiore fiducia alla verifica di governo...». E sorride pure il sindaco uscente, il filologo Michelangelo Giusta, ex uomo di Costa che di Costa era stato professore di greco negli Anni 50. «Gliel'avevo detto di tirarsi fuori. Non si può fare insieme il ministro e il consigliere. Specie quando si vuole trattare il sindaco come un burattino...». A Costalandia la polemica sembra non finire mai: dalla sua stanza al vescovado, arrampicata sulle salite della Mondovi alta, monsignor Enrico Masseroni scuote la testa. Al mattino, le agenzie di stampa avevano battuto una sua dichiarazione che suonava come una condanna: «Occorre voltar pagina, nei toni é nella sostanza», diceva il vescovo ai nuovi amministratori. «Io parlavo degli eccessi della campagna elettorale - spiega nel pomeriggio -. Il mio era solo un richiamo alla dignità...». Monsignor Masseroni è un vescovo che non fa politica. Ma è chiaro che il successo di Vaschetti non gli dispiace. «Questo è il risultato che avevamo auspicato», taglia corto don Avagnina. E il professor Giusta, chiudendo la porta del suo studio pieno di libri, non si risparmia l'ultima frecciata: «Ero candidato anch'io, e ho perso. Ma sono contento lo stesso: da oggi, finalmente, Mondovi non è più Costalandia...». Guido Tiberga Il ministro della Sanità: «Quella che mi ha battuto è una frittata non una coalizione seria...» Il ministro Raffaele Costa A Sinistra i «santini» distribuiti dal leghista Vaschetti

Luoghi citati: Costalandia, Mondovr Monpovr, Roma