Riecco Tomba è sempre La Bomba

J6 L'azzurro vince da campionissimo lo slalom di Tignes e va in testa alla Coppa del Mondo Riecco Tomba, è sempre La Bomba Distacchi record ai rivali TIGNES DAL NOSTRO INVIATO Anche questo film, per la verità, l'avevamo già visto. Dopo il replay della grande rimonta in gigante, all'inferno e ritorno, dal 21° al 4° posto, Alberto Tomba ha proiettato sulle nevi di Tignes, con sommo gaudio delle genti, una pellicola ormai classica della sua straordinaria cineteca: il trionfo in slalom, il 23° nella specialità, il 34° in assoluto aggiungendo gli 11 in gigante, anche se lui, con un po' di vezzo e dando torto ai cacciatori di numeri, si ostina a considerare come una vittoria (dunque la trentacinquesima) anche il parallelo di Saalbach del marzo '88, che invece secondo i regolamenti non era valido per la classifica individuale. «Io ritengo che un parallelo sia più importante di una combinata» ha detto l'Albertone ribadendo non solo un vecchio concetto, che gli è sempre stato caro, ma anche l'avversione per una prova che in fondo è la somma dei risultati di altre due. Nel film girato ieri, applauditissimo e felicissimo, si vedeva Alberto Tomba, primattore senza rivali, volare fra i paletti dello slalom verso il primo successo di una stagione che stando agli esordi, se il bel tempo si vede dal mattino, sarà ricca di grandi cose, specie fra i pali stretti. Invece di regalare al suo popolo, che è poi quello dell'intero sci, le abituali dosi di emozioni alterne, sublimate nel gigante di sabato, il Grande Bolognese ieri ha fatto tutto per benino, svolgendo il compito con tranquilla disinvoltura e ordinata scrittura. Ha dominato la prima manche, dopo un intertempo non eccezionale (decimo), scatenandosi nel muro finale, dove gli altri, poverini, annaspavano arando la neve, almeno in confronto a lui, maestro di potenza e di stile. Si è lasciato alle spalle lo svedese Fogdoe, il norvegese Jagge e lo sloveno Kosir, gente tosta. Tutti nello spazio di una manciata di centesimi, mentre cedeva Stangassinger, avversario di tante battaglie, Lillehammer compresa. Poi nella seconda discesa, dopo una straordinaria prova del redivivo Tritscher, l'uomo da battere, Alberto non si è limitato a controllare il vantaggio di 1"12 nei confronti dell'austriaco, cosa che peraltro poteva essere pericolosa visto il tempo del rivale, ma ha continuato ad attaccare aggredendo i pali e la neve. «Non sapevo niente di Tritscher» ha detto Alberto. Magari era una piccola bugia, però il risultato gli ha dato ragione. Ha ceduto un decimo nella manche, un niente considerato il vantaggio, e ha chiuso dando oltre un secondo a tutti. Jagge è scivolato all'ottavo posto e Kosir, bravo sabato in gigante, è uscito di pista a causa di un errore alquanto banale. Per la cronaca, che non è solo curiosità, Alberto ha usato in gara gli stessi sci che aveva sotto gli scarponi una decina di giorni fa al Tonale, quando si scontrò, proprio così, con un alpino durante gli allenamenti procurandosi un guaio all'unghia del pollice destro. Alberto, insomma, non è superstizioso. Fine del film, applausi e baci. Ma in mezzo, a ben vedere, ci sono state molte altre cose, compresa l'ennesima brutta figura della squadra italiana. De Crignis è arrivato 19° e Ladstaetter 21 °, già persi nelle nebbie, gli altri hanno fatto anche peggio. Dopo la brutta figura in gigante, è purtroppo arrivata puntale la conferma in slalom. Peccato solo per Weiss, che era ben piazzato all'intertempo della prima manche ed è caduto facendo la frittata. Comunque una cosa è certa: non è la Valanga, questa è purtroppo la Frana Azzurra. Qualcuno sostiene, forse a ragione, che i nostri eroi sono stati penalizzati dalla neve artificiale, sulla quale non hanno mai sciato in estate. Una mano caritatevole attraverso l'abisso, anche perché la stessa cosa è capitata ad altre squadre che invece hanno piazzato più di un uomo in classifica. Tomba, a domanda, ha risposto quasi impacciato, torturandosi le mani: «Sono abi- tuato a sentirmi solo, è vero, aspetto che qualcuno arrivi al più presto. Non ho visto i ragazzi in allenamento, onestamente non so dare una risposta ai risultati piuttosto negativi. Ma lasciamo loro due o tre gare di tempo: penso che dopo Natale sarò in buona compagnia». Forse intendeva dire che lo spera. Oppure non intendeva dire niente, era soltanto dispiaciuto e imbarazzato per le disgrazie altrui. In conferenza stampa, mentre addentava un panino, gli era già passata la rabbia che in pista, dopo la prima manche, gli aveva un po' rovinato la gioia del tempo migliore. Alberto, al solito, ce l'aveva con il tracciatore, in questo caso il norvegese Gartner. «Ha disegnato una gara che non era uno slalom, era un superslalom. Certe porte erano troppo larghe e distanti, oltre i sei metri regolamentari. Io ho protestato, altri hanno protestato, ma non c'è stato il tempo di cambiare. E' stato fatto nella seconda manche: ma perché, dico io, non si tracciano le gare come Dio comanda?». Carlo Coscia J6 Tomba sul podio fra Tritscher e Fogdoe: per lui la 34a vittoria in Coppa (la numero 23 in slalom); ma Alberto ci tiene a precisare che i successi sono 35 poiché conteggia un «parallelo» dell'88 però non valido per la classifica Sabina Panzanini, 21 anni