Quando il mostro è dietro l'angolo

Quando il mostro è dietro l'angolo Anche Craven e Carpenter a «Noir in Festival» Quando il mostro è dietro l'angolo COURMAYEUR. Nella pubblicità d'epoca era annunciato come un «giallo-rosa» il film «Brivido» (1941) di Giacomo Gentilomo, cui spetta il compito di aprire il «Noir in Festival» di Courmayeur (da oggi all' 11 dicembre), in quanto primo titolo in programma della sezione retrospettiva «Italia in giallo e nero 19401950». La commedia sembra «Misterioso omicidio a Manhattan» in chiave autarchica: con la coppia Umberto Meinati e Maria Mercader che goffamente indaga, al pari di Woody Alien e Diane Keaton, su un coinquilino presunto autore di un delitto. Si era già in guerra quando uscì questo spensierato filmino, ancora rappresentativo del clima conformista e consolatorio degli Anni 30; mentre «I fuorilegge» (1950) di Aldo Vergano, che è un brutto melò interpretato da Vittorio Gassman e scritto da ben dieci sceneggiatori fra cui Leopoldo Trieste, con il suo riferirsi al bandito Giuliano preannuncia in chiusura della retrospettiva la stagione del film di denuncia in un'Italia post-bellica alle prese con una crescita difficile e contraddittoria. Se l'immagine del nostro Paese doveva virare nel giro di un solo decennio dal giallo al nero, che dire della devastata società Anni 90 quale si rispecchia nei thriller di tutto il mondo della Selezione Ufficiale? La giuria presieduta da Kurt Siodmak ne vedrà delle belle: a cominciare da «Shallow Grave» che (insieme a «The Private Eye Blues» di Eddie Fong) inaugura il concorso. Tre giovani scozzesi di Glasgow, Alex, David e la graziosa Juliet, cercano un inquilino di qualità, ricco e simpatico, cui affittare una stanza del loro lussuoso appartamento, sottoponendo gli aspiranti a una divertente intervista. La scelta cade però sulla persona sbagliata: un tipo che subito muore per overdose lasciando una busta piena di soldi presumibilmente rubati. La cosa più logica sarebbe avvertire la polizia, ma come rinunciare a tutto quel denaro? Cosicché i ragazzi perbene si armano di sega da serial killer e fanno a pezzi il cadavere seppellendone i resti nel bosco: un'esperienza choccante che incide una traccia profonda. A guardia giorno e notte del malloppo che i compari del defunto vorrebbero recuperare, i tre amici entrano in una spirale di paranoia tanto delirante da distruggere il loro rapporto di complicità e la loro psiche. Anche se il finale, con i suoi effettacci da grand-guignol è convenzionale, l'esordio nel cinema del regista televisivo Danny Boyle è di quelli che si fanno notare. Si parte in un'atmosfera di commedia, con l'occhio ai primi Hitchcock, e si prosegue nei toni claustrofobici del Kammerspiel quando gli innocenti coinvolti per caso si trasformano in veri colpevoli, quasi che sotto il peso degli eventi avessero subito una trasformazione genetica. Del resto, molti dei titoli in competizione sembrano voler ribadire l'assunto di «Shallow Grave» che la mostruosità è dietro l'angolo della nostra normalità: in «La machine» di Frangois Dupeyron, appena uscito sugli schermi parigini, Gerard Depardieu impersona una figura di scienziato troppo ambizioso sulla scia di «Frankenstein» e «Dr. Jekyll & Mr. Hyde»; mentre i fuori concorso «Wes Craven's New Nightmare» di Craven e «In the Mouth of Madness» di John Carpenter promettono di essere due inquietanti horror d'autore che nessun appassionato vorrà perdersi. Alessandra Levantesi Harry Kruger il personaggio protagonista della serie «Nightmare» di Craven

Luoghi citati: Courmayeur, Glasgow, Italia, Manhattan