E' in fiamme la seconda Bihac

zzo EZO^J BALCANI Karadzic alza la posta: nessuna confederazione, vogliamo il riconoscimento E' in fiamme la seconda Bihac Brucia il nodo strategico di Velika Kladusha ZAGABRIA NOSTRO SEVIZIO Mentre a Belgrado il ministro degli Esteri francese Juppé e il suo collega britannico Hurd hanno tentato di «negoziare» con il presidente serbo Milosevic una soluzione alla crisi bosniaca, a Sarajevo il premier bosniaco Silajdzic ha affermato ieri che il suo governo ha di fatto già respinto il nuovo piano di pace del «Gruppo di contatto» che prevede la confederazione dei serbi della Bosnia con la Serbia. «Abbiamo già offerto al regime fascista di Karadzic la metà della Bosnia su un piatto d'argento. Non ci possono essere cambiamenti al piano precedente che ci è stato presentato come un modello da prendere o lasciare», ha detto Silajdzic, aggiungendo che l'embargo di Belgrado contro i serbi della Bosnia non ha mai funzionato e che il suo governo dispone di prove che la Serbia continua a rifornire di armi e uomini i «fratelli» serbo-bosniaci. Per Sarajevo le ultime proposte del Gruppo di contatto, Francia, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e Russia, ma soprattutto le sempre più frequenti minacce dell'Orni di ritirare le forze di pace dalla Bosnia, sono una forma di pressione sul governo bosniaco affinché ceda altri territori all'aggressore serbo. Anche ieri infatti il ministro degli Esteri britannico Hurd ha riaffermato che il ritiro dei Caschi blu inglesi sembra inevitabile, forse fin dalle prossime settimane. Stamane a Spalato arriva il ministro della Difesa Rifkind a discutere il piano di sgombero. Intanto il leader serbo-bosniaco Karadzic ha dichiarato che Belgrado non può fermare la guerra in Bosnia. «I serbi della Bosnia chiedono in questo I momento il riconoscimento in¬ ternazionale del loro Stato. Soltanto allora avranno il tempo di pensare all'unione con la Serbia», ha detto Karadzic in un'intervista a un giornale greco. Dopo il fallimento della missione del segretario generale dell'Onu a Sarajevo, e i successivi vani tentativi del suo inviato speciale Akashi di far accettare ai serbi il cessate-il-fuoco, la situazione sul terreno rimane drammatica. Le battaglie infuriano a Velika Kladusha, a Nord della sacca di Bihac. A detta di radio Sarajevo i sobborghi della città sono in fiamme. Le truppe serbo-bosniache, affiancate dai serbi della Krajina e dai miliziani del leader secessionista musulmano Abdic, stanno per vincere definitivamente la resistenza dei bosniaci. Nei bombardamenti dell'artiglieria pesante serba sono stati uccisi 5 bambini e 20 donne. Ingrid Badurina