Europa, se ci sei batti un colpo OSSERVATORIO di Aldo Rizzo

Europa, se ci sei batti un colpo OSSERVATORIO Europa, se ci sei batti un colpo la settimana dei vertici. Oggi, a Budapest, la Csce, in una delle fasi più caotiche del dopo-guerra fredda, fra il tragico «finale di partita» (se è tale, e non piuttosto l'inizio di qualcosa di peggio) in Bosnia e le prime serie incrinature del dialogo tra l'Occidente e la nuova Russia del post-comunismo; ma incrinature, anche, ciò che forse è più grave, nello storico rapporto, dentro l'Occidente, tra Europa e America. A Essen, quattro giorni dopo, il vertice di fine anno dell'Unione europea, che deve prendere atto di tutto questo, e pensare in concreto al proprio futuro. La Csce (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa) è un rito che si ripete, sempre più ampio: 53 i Paesi membri; per l'Italia, Berlusconi e Martino, presidenti uscenti (ora tocca all'Ungheria). La Csce nacque a Helsinki, primo colpo alle rigidità della guerra fredda; oggi come ieri è l'unico foro, istituzionale o sistematico, in cui Occidente e Russia possono cogestire le crisi europee. Dunque non è un rito inutile. Ma bisogna stare attenti a dosarne i poteri, perché si vota all'unanimità e chiunque può bloccare tutto. Figurarsi la Russia. Da Breznev a Eltsin, infatti, Mosca ha sempre cercato di fare della Csce il luogo centrale e decisivo della sicurezza europea, riservandosi un giudizio finale anche sulle scelte occidentali. Al di là del comunismo e della precaria democrazia odierna, c'è una logica «russa» in questo. Non a caso Gorbaciov la pensa come Eltsin, col quale è in contrasto per il resto. Certo, la nuova Russia non è più la nemica della Nato, il ministro Kozyrev è di casa nelle sedi atlantiche di Bruxelles; ma si è visto come ha reagito, nei giorni scorsi, all'ipotesi di estendere l'Alleanza ad alcuni Paesi dell'Est, già satelliti dell'Urss. D'altra parte Mosca vorrebbe dalla Csce una delega in bianco, o quasi, per occuparsi in prima persona e senza particolari disturbi esterni dei conflitti reali e potenziali nell'area ex sovietica, in primo luogo nel Caucaso. La Russia va compresa e finché è possibile aiutata. Eltsin e, per le sue competenze, lo stesso Kozyrev hanno compiti difficili. Devono riaprire, in qualche misura, un fronte con l'Occidente per meglio di- fendersi in casa dai nazionalisti aggressivi, nemici o critici della democrazia. Ma la comprensione e l'aiuto non possono andare oltre un limite, al di là del quale entra in gioco l'autonomia degli interessi occidentali (preziosa almeno fino a quando la Duma non somiglierà alla Camera dei Comuni, ed eventualmente anche dopo, per motivi di equilibrio geopolitico). Se poi la Russia vuol dimostrare di essere fin d'ora un serio, efficace, affidabile partner dell'Occidente, deve costringere i suoi amici o «fratelli» serbi a una pace ragionevole in Bosnia: sarebbe un bel successo per la Csce, a Budapest, e per le sue prospettive. Purtroppo, non aiuta la Russia la divisione che si è manifestata nello stesso Occidente, proprio a riguardo della Bosnia e dello sue più recenti convulsioni. Miopia strategica, confusa percezione dei propri interessi, hanno aperto un varco tra Europa e America, che si è aggiunto a quello che è sempre esistito, più o meno mascherato, fra gli europei. E dire che un atteggiamento comune (nel segno del realismo, riconoscendo le difficoltà oggettive, ma anche le responsabilità soggettive) non era poi tanto difficile. Ora si tenta un rammendo, da una riva all'altra dell'Oceano. Mentre la Bosnia, o ciò che ne resta, brucia. In ogni caso, questo è il quadro, salvo sorprese, buone o cattive, che si presenterà, dopo Budapest, a Essen, al vertice dell'Unione europea, che conclude la presidenza di turno tedesca. Si parla, non a caso e non a torto, di «noccioli duri», economici e politici, dentro l'Ue. Ciò che conta è che un nocciolo duro (a sei, a otto, meglio ancora se a quindici) ci sia, e che esso rappresenti in termini concreti l'Europa occidentale. Di fronte all'America, alla Russia, alla Csce. E soprattutto di fronte a se stessa Aldo Rizzo EZO^J

Persone citate: Berlusconi, Breznev, Eltsin, Gorbaciov, Kozyrev