Clinton ai russi la Bosnia non si tocca

A Budapest Eltsin ribadisce: «LAUeanza atlantica non può allargarsi verso i nostri confini» A Budapest Eltsin ribadisce: «LAUeanza atlantica non può allargarsi verso i nostri confini» Clinton ai russi; la Bosnia non si tocca Comincia in un clima di polemiche il vertice Csce BUDAPEST DAL NOSTRO INVIATO Alcuni vorrebbero che diventasse una sorta di Primo Paciere Europeo, ma visti gli ultimi sviluppi sul continente, il nono vertice della Csce rischia di ingigantire il già assordante cicaleccio dell'Europa. I cinquantuno capi di Stato e di governo del Vecchio continente si riuniscono oggi e domani a Budapest assieme a Bill Clinton e al premier canadese, per trasformare la Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa in una vera e propria organizzazione internazionale, in grado di prevenire e gestire i conflitti, anche con l'uso di «caschi blu europei». Una sorta di Onu in piccolo, dunque, se si può dire piccola un'entità che copre tutto l'emisfero Nord, dall'Alaska a Vladivostok. Sulla via del successo vi sono tuttavia parecchi massi, alcuni vecchi, come la guerra nel Nagorno-Karabakh, altri più recenti, come il conflitto nell'ex Jugoslavia, e alcuni nuovissimi, come la disputa esplosa giovedì scorso tra Mosca e l'Occidente. «La Russia è contraria all'allargamento verso Oriente della sfera d'influenza dell'Alleanza atlantica, perché i confini della Nato si avvicinerebbero alla frontiera della Federazione russa». Così, con rara chiarezza, il presidente Boris Eltsin ha voluto alzare il prezzo dei colloqui che si aprono oggi nella capitale ungherese. La dichiarazione del resto ò solo l'ultimo di una serie di sgarbi reciproci tra i leader del Cremlino e quello della Casa Bianca. Mosca, che prima chiedeva di rafforzare la Csce, portando sotto il suo cappello la Nato, l'Unione europea e la Comunità di Stati ex sovietici, ha iniziato infatti a boicottare ogni decisione che possa aggiungere muscoli alla Conferenza. La svolta è avvenuta poche settimane fa, quando gli Stati Uniti hanno chiarito la loro nuova visione strategica per l'Europa: da una parte allargamento a Est della Nato, dall'altra rafforzamento dell'intrusività della Csce. Vale la pena di notare che Nato e Csce sono gli unici due fori europei in cui gli Usa siano presenti. Contemporaneamente, Washington ha iniziato a lanciare segnali contrastanti sulla linea da seguire nell'ex Jugoslavia, inducendo i musulmani a credere in una impossibile vittoria militare. Il risultato è stata la spaccatura del «Gruppo di contatto», in cui Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania cooperano con i russi nel tentativo di raggiungere una soluzione pacifica. Venerdì, a Bruxelles, il Gruppo sembrava aver trovato una certa coesione attorno a una proposta lanciata dai francesi e ripresa dai russi: concedere ai serbo-bosniaci la possibilità di federarsi con la Jugoslavia. Ma ieri, mentre i ministri degli Esteri francese Alain Juppé e britannico Douglas Hurd discutevano a Belgrado con il leader jugoslavo Milosevic, un inviato di Clinton consegnava ai musulmani una lettera del Presidente americano. Nella missiva Clinton esprime ammirazione per «il coraggio del popolo bosniaco», e dice: «Permettetemi di essere chiaro. Gli Stati Uniti restano impegnati a preservare la Bosnia-Erzegovina come Stato unitario, all'interno delle sue frontiere esistenti». Praticamente un appello a tener duro, e la reazione del premier musulmano Haris Silajdzic non si ò fatta attendere: «Noi abbiamo già offerto la metà della Bosnia su un piatto d'argento ad un regime fascista. Non ci possono essere altri cambiamenti al piano di pace». Mentre gli europei mostrano una crescente irritazione nei confronti della politica americana in Europa, Eltsin tenta dunque di scavare nelle ferite, riprendendo la pratica dei veti abbandonata già da Gorbaciov. Risultato? Sui caschi blu europei non c'è accordo, sul Karabakh men che meno, o la dichiarazione finale del vertice di Budapest non è ancora pronta. Oggi, mentre i leader pronunceranno già i propri discorsi, alti diplomatici dei 53 Paesi saranno al lavoro per tentare di risolvere i punti ancora controversi prima della fine della Conferenza. Ci riusciranno, naturalmente, ma la dichiarazione conterrà ancor più acqua, e ancora meno succo. Fabio Squillante NATO (Organizzazione del trattato nord-atlantico): è stata fondata mezzo secolo fa per impegnare gli Usa nella difesa dell'Europa dalla minaccia sovietica. 116 membri sono impegnati a difendere il territorio gli uni degli altri. Con l'eccezione della Francia, hanno integrato le loro forze armate che in caso di guerra sarebbero comandate da un americano. UEO (Unione dell'Europa occidentale): fondata nel 1948, è la struttura militare dell'Unione europea e sta acquisendo sempre più peso. Tutti i suoi 10 Paesi membri appartengono anche alla Nato. La Ueo ha una struttura di pianificazione militare a Bruxelles e dall'anno prossimo disporrà dell'Eurocorpo, un'armata multinazionale con base a Strasburgo. CSCE (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa): quando fu creata nel 1975 per permettere alla Nato e al Patto di Varsavia di discutere questioni di sicurezza internazionale aveva 35 Paesi membri. Oggi, con 53, è un foro di discussioni senza fine, ma ancora tenuto in considerazione soprattuto dalla Russia come alternativa alla Nato. ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite): fondata alla fine della seconda guerra mondiale, ha assunto un ruolo di rilievo solo dopo la fine della guerra fredda. Sia l'intervento militare in Kuwait contro l'Iraq, sia l'operazione di pace tuttora in corso nell'ex Jugoslavia, per esempio, sono state autorizzate da risoluzioni del Consiglio di sicurezza.