Porpore tartufi e guardie svizzere di Filippo Ceccarelli

=1 F IL PALAZZO =1 Porpore, tartufi e guardie svizzere rv ■ ■ 1 straordinaJL-^ ria intensità, quasi una pittura su quello specialissimo appagamento che danno il cibo e il potere, è la foto del presidente Berlusconi e del segretario di Stato Sodano: l'uno accanto all'altro, a tavola, la scorsa settimana all'ambasciata italiana presso la Santa Sede. Berlusconi ride festante ed entusiasta come soltanto dopo una barzelletta andata a segno. Più controllato, ma non meno soddisfatto, il cardinale si sistema un candido tovagliolone sotto il maestoso doppio mento. «Noi ci vogliamo e ci trattiamo bene» reciterebbe l'ideale didascalia. Contro tutte le apparenze, tuttavia, il menù era abbastanza sobrio: rustici di piselli, risotto ai funghi, arrosto e gelato con panna. Pranzi del genere rientrano nella routine diplomatica. Se ci si è soffermati su quella tavolata, a parte la foto, è perché proprio nei giorni precedenti da Oltretevere era giunto un aiuto insperato al governo. E' un po' di tempo, d'altra parte, che il «partito romano» pare tornato a osservare quel che succede in Italia. E ancora una volta di cardinali «ce n'è per tutti i gusti, e per tutti i banchetti. Dal cardinal Oddi, prossimo a un certo tradizionalismo cattolico di An, al cardinal Martini, autore della presentazione dei Vangeli venduti insieme all'Unità; passando per i cardinali orfani, se si può dire, della de: dal cardinal Ruini, trasposizione ecclesiastica del forlanismo (con ricevimenti a base di tartine e Prandini) al cardinal Angelini, specializzato nell'andreottismo sanitario e ahimè - pure farmaceutico; dal cardinal Re, fautore di una riunificazione degli ex de separati, al rubizzo cardinal Sodano, principe della tavola, cui si fa generalmente risalire la discesa in campo delle «guardie svizzere». Più o meno esatte che siano, pure queste classificazioni fanno parte del gioco. Da sempre, per forza di eventi, i cardinali riservano alla politica italiana le loro secolari I risorse di saggezza e cinismo. I Andreotti, che di porpore era un così acuto intenditore da far suo il motto del cardinal Marchetti Selvaggiani («A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre»), ha scritto pagine esemplari sul cardinal Pizzardo che sotto il regime raccontava storielle contro Ciano, sul cardinal Ottaviani inventore dei «comunistelli da sagrestia» o sul cardinal Tardini che per disertare i pranzi simulava mal di fegato. Il cardinal Sodano, evidentissimamente, no. Certo pieno di virtù, il segretario di Stato finisce piuttosto per richiamare quel che la più malevola plebe di Roma considera fin dai tempi del Belli, il peccato capitale di tale categoria ecclesiastica. Giacché «Za gola incazzisce - rimbecillisce - ti tré ceti/ de cardinali, vescovi e prelati». I primi chiamati per l'appunto a Roma «a cojonà - prendere in giro - er diggiuno». Basta notare attentamente, come enunciato in altro sonetto, cosa entra in casa di un cardinale in occasione di feste: «Mo entra una cassetta de torrone/ mo entra un barilozzo de caviale/ mo er porco, mo er pollastro, mo er cappone/ mo er fiasco de vino padronale...». Bene, per il compleanno del cardinal Sodano, celebrato con tanti politici qualche giorno prima che il Papa invitasse i romani a mangiare di meno (per costruire più Chiese), sono «entrati», secondo la cronaca un po' stupefatta di Repubblica: insalata di selvaggina con melograno e tartufo bianco; anatra farcita con castagne e tartufo bianco; sorpresa autunnale con tartufo bianco; ravioli langaroli con tartufo bianco; cappone con cardi e tartufo bianco; zabaglione e noccioline. Prosit. Filippo Ceccarelli emj

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