L'Apocalisse 30 giorni dopo

10 Mezzo Piemonte piegato da acqua e fango: 68 morti, città sconvolte. L'Apocalisse, 30 giorni dopo Lotta contro l'alluvione, tra paure e speranze Un mese fa, l'apocalisse. Mezzo Piemonte ò finito sott'acqua, affocato dalla follia dei suoi fiumi, non tanto il Po che stavolta fa paura senza fare guasti, ma di quelli più piccoli e collerici: il Tanaro, il Bormida, il torrente Belbo che taglia in due Canelli, il Covetta, e il Borbore, che di solito accarezza Asti e che invece quel giorno l'ha sfregiata. Un bilancio tremendo. Morti, feriti, dispersi, industrie a brandelli, strade cancellate, ponti scomparsi, case abbattute, paesi feriti a morte, città sconvolte, ricordi cancellati. E un fianco del Sacro Monte di Varallo che scivola e ghermisce le case e ammazza, tutte insieme, 14 persone. Un mese di lotta senza quartiere, senza riposo. L'acqua quando si è ritirata ha lasciato dietro di sé un oceano di fango che, compatto, inattaccabile, aveva coperto e piagato tutto. Un colpo mortale, ma la gente ha reagito subito e ha reagito con un coraggio forse inatteso. C'erano i 68 morti, è vero, ma non era il tempo del pianto. Se quel fango fosse rimasto aggrappato alle strade, dentro le case e nelle fabbriche non ci sa- rebbe stato futuro. E così, mano alle pale, lo strumento più semplice ed efficace anche in questi tempi di tecnologia esasperata. Tutti hanno scavato e ora dopo ora il fango ha dovuto cedere. Sono riapparse le strade, le case sono state liberate, molte fabbriche hanno ripreso a produrre. Sono accorsi da ogni parte d'Italia, quelli della Protezione civile, i vigili del fuoco, i militari di leva. E un esercito di volontari. E chi non ha potuto accorrere di persona ha mandato aiuti: abiti, viveri, denaro. Un esempio poderoso della solidarietà è la sottoscrizione di Specchio dei tempi. Mai un giornale aveva raccolto una cifra così alta in così poco tempo. Tutti hanno dato, con generosità. Ma ora tocca allo Stato. Qualcuno dice che l'emergenza acuta sia finita: è il momento di pensare alla ricostruzione. Ma proprio la ricostruzione, secondo molti amministratori, rappresenta un altro tipo di emergenza. Occorrono finanziamenti cospicui, quelli che soltanto lo Stato può dare, per ricostruire le opere pubbliche, ma anche per ricominciare le mille attività che l'apocalisse di un mese fa ha compromesso. Ma è essenziale che arrivino subito. Ogni giorno che passa è un disagio in più per la gente e un rischio maggiore per l'economia. L'Italia ufficiale è accorsa in blocco: il presidente del Consi¬ glio, Silvio Berlusconi, il ministro dell'Interno Roberto Maroni, il sottosegretario della Protezione civile, Ombretta Fumagalli Carulli, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. La gente ha accolto tutti, ha ascoltato, ha applaudito ma anche fischiato perché da Roma ci si aspetta qualcosa di più che promesse. Il governo ha stanziato 3 mila miliardi ma il finanziamento ha provocato una serie di polemiche con la Regione Piemonte su come dovessero essere destinati i denari e chi li dovesse spendere. Comunque insufficienti. Sui «conti» presentati dai sindaci son segnate ben altre cifre e il governo pensa a una tassa straordinaria. Molte fabbriche hanno ripreso a produrre Arriverà una tassa straordinaria? Due immagini dell'alluvione che hanno piegato il Piemonte il 5 novembre scorso

Persone citate: Consi, Ombretta Fumagalli Carulli, Oscar Luigi Scalfaro, Roberto Maroni, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Roma, Sacro Monte, Varallo