C'è anche il veto russo nell'arsenale dei serbi di Paolo Passarini

Aspro litigio a porte chiuse tra il rappresentante russo e Il Cremlino blocca misure Onu per l'embargo, un nuovo capitolo nel gelo con l'Occidente C'è anche il velo russo nell'arsenale dei serbi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Russia ha posto il veto all'Onu su una risoluzione sfavorevole ai serbi. E' la prima volta da oltre un anno che la Russia è ricorsa al veto, e una delle rarissime occasioni dalla fine della Guerra Fredda. La risoluzione era sostenuta da tutti gli altri membri del Consiglio di Sicurezza, con la sola eccezione della Cina che aveva annunciato di astenersi. Mentre continuano le dissonanze tra Onu e Nato, l'episodio verificatosi al «palazzo di vetro» aggrava lo stato di scoordinamento tra i Paesi coinvolti nella crisi Jugoslava. Intanto a Budapest sta per iniziare un summit della Csce al cui centro sarà la questione della Bosnia. La bozza di risoluzione bloccata dalla Russia in Consiglio di Sicurezza tendeva in sostanza a porre su un piano diverso musulmani e serbi rispetto alla comunità internazionale. Non prevedeva alcun alleggerimento dell'embargo sulla vendita di armi a favore della Bosnia, ma imponeva viceversa il blocco dei rifornimenti di carburante ai serbi da parte del governo di Belgrado. La risoluzione era stata presentata da un gruppo di Paesi non allineati e islamici, ma aveva raccolto l'appoggio di ben 13 membri del Consiglio. L'ambasciatore russo all'Onu, Sergei Lavrov, has sostenuto che «non c'è momento più sbagliato di questo» per indurire la posizione contro la Serbia: si tratterebbe di un «segnale sbagliato» proprio quando stanno per iniziare trattative molto delicate. Lavrov ha sostenuto che, semmai, in questa fase, sarebbe opportuno discutere su un alleggerimento delle sanzioni economiche verso la Serbia. La Russia aveva annunciato il proprio veto su una risoluzione del genere, ma molti sostengono che di recente, nelle riunioni a porte chiuse, Lavrov e la rappresentante americana Madeleine Albright hanno avuto più di una volta accese discussioni. La Russia sta assumendo sempre più di frequente posizioni indipendenti e questo si manifesta particolarmente a proposito della crisi bosniaca, dove Mosca non nasconde una certa simpatia per i tradizionali alleati serbi. Questo però fa sì che, dal famoso Gruppo di Contatto incaricato di coordinare i negoziati, escano in sostanza tre posizioni diverse: quella russa, la propensione americana per i musulmani e una sostanziale neutralità degli europei. In una situazione di avanzata guerra civile, perdipiù già compromessa sul piano militare a favore dei serbi, tutto questo non aiuta i tentativi di pace. Il caos è totale. Ieri, mentre i serbi detenevano come ostaggi alcune centinaia di Caschi Blu a Bihac, una fonte Onu ha annunciato che la Nato avrebbe ripreso i voli di pattugliamento per far osservare l'embargo aereo. Si tratta degli stessi voli che il giorno prima il comando Onu aveva chiesto venisero sospesi per timore di rappresaglie sui Caschi Blu. Oltretutto, nell'annunciarne la ripresa, il portavoce ha indirettamente confermato che erano stati sospesi, circostanza precedentemente nega¬ ta sia dall'Onu sia dalla Nato. E' evidente che tra i due organismi permane uno stato di tensione. Da una riunione del Gruppo di Contatto svoltasi venerdì scorso a Bruxelles con la partecipazione di Warren Christopher è emersa una nuova proposta di negoziati da portare lunedì e martedì a Budapest. Ma il capo della delegazione musulmano-bosniaca a Budapest ha già bocciato il piano, sostenendo che contiene un'«inaccettabile» apertura all'idea di una confederazione serba comprendente i serbi della Bosnia. Gli Stati Uniti sono stati tradizionalmente contrari alla confederazione, ma Christopher ha ammesso che «qualora le parti convengano nel considerarla utile al processo di pace» ogni obiezione verrebbe accantonata. I bosniaco-musulmani hanno interpretato la frase del segreta- rio di Stato americano come un indiretto incoraggiamento alla confederazione, ma, soprattutto, considerano più che ambiguo un passaggio del comunicato di Bruxelles nel quale si parla di «equi e bilanciati aggiustamenti per le entità bosniaco-croata e bosniaco-serba». Gli incontri di Budapest cominciano sotto un brutto segno. Paolo Passarini Aspro litigio a porte chiuse tra il rappresentante russo e ambasciatrice Usa «Niente sanzioni allentate l'embargo» mm A sinistra cadaveri di soldati serbo-bosniaci; qui a fianco combattenti si procurano della legna; sotto, soldati intenti a preparare un mortaio

Persone citate: Lavrov, Madeleine Albright, Occidente, Sergei Lavrov, Warren Christopher