«Kohl ci condanna alla forca fiscale» di Emanuele Novazio

8 Ex comunisti tedeschi in piazza contro la richiesta di tasse arretrate al partito «Kohl ci condanna alla forca fiscale» Ilpds dovrebbe pagare 70 miliardi «E' un modo per metterci a tacere» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quattro giorni di sciopero della fame e, da ieri, anche manifestazioni di piazza: la protesta dei post-comunisti del pds contro il fisco - che pretende il pagamento di oltre 67 milioni di marchi (70 miliardi di lire) di tasse arretrate - si inasprisce, e da Berlino contagia altre città dell'Est: da Potsdam a Cottbus, da Erfurt a Lipsia a Dresda. Come previsto: l'estensione della vertenza esplosa all'inizio della settimana era stata annunciata da Lothar Bisky e Gregor Gysi, il Segretario e l'uomo-bandiera di un partito nato dalle ceneri della Sed di Honecker e diventato riferimento politico e psicologico del disagio tedescoorientale. Ma, assicurano i vertici del pds, le contestazioni continueranno e diventeranno sempre più rui jrose, finché «l'iniqua ingiunzione» non sarà ritirata. E', anche questo, un segno della nuova Germania: per la prima volta dalla caduta del Muro, ieri, quasi diecimila persone sono sfilate nel centro di Berlino sventolando le bandiere rosse. Con manifesti e striscioni che di fronte al vecchio municipio dell'Est Stephan Heym, lo scrittore da poco entrato in Parlamento, ha riassunto fra gli applausi dei dimostranti: «Cercano di liquidare un partito eletto democraticamente». Il pds sostiene infatti che insistere nella richiesta di pagamento porterebbe alla bancarotta, alla sparizione di una forza politica protagonista nelle regioni orientali. Ma soprattutto, i post comunisti contestano la legittimità di un'azione che anche il tribunale tributario di Berlino ritiene dubbia, e che un uomo di punta dei socialdemocratici, Mandref Stolpe, considera addirittura «una battuta di caccia». Il fìsco giustifica la richiesta di pagamento con l'ammontare dei profitti che alcune imprese legate al partito avrebbero realizzato nella prima metà del 1990. Il pds ribatte che quei guadagni sono confluiti nel fondo costituito dalla Treuhand l'ente responsabile delle privatizzazioni all'Est - dopo la confisca, nel maggio del '90, della maggior parte dei beni che il pds aveva ereditato dalla Sed. Gysi e Bisky sostengono che i 67 milioni di marchi devono uscire, dunque, da quel fondo. Ma la commissione alla quale spetta l'ultima parola sul patrimonio confiscato sostiene che i beni sono stati utilizzati per interventi umanitari all'Est, e non possono perciò essere usati per pagar tasse. «Il pds viene trattato come qualsiasi altro contribuente», accusa il governo del cancelliere Kohl, che non ha mai nascosto il fastidio per quelli che chiama «fascisti verniciati di rosso»: «Il partito non rispetta le leggi di uno Stato democratico». Secondo lo Spiegel, il fisco non ritirerà l'ingiunzione, ma la somma potrebbe scendere al di sotto dei trenta milioni di marchi: pur senza confermare la notizia, un portavoce degli uffici finanziari di Berlino ha ammesso che l'importo potrebbe davvero essere «corretto verso il basso», senza tuttavia preci¬ sare su quali basi. Ma le conseguenze più serie della vertenza saranno senza dubbio politiche: quale che sia la fondatezza della richiesta di pagamento al pds, il conflitto fiscale espone per la prima volta i post-comunisti a una prova di forza che potrebbe risultare decisiva per il loro futuro e potrebbe avere ripercussioni più generali, a Bonn. La soluzione del contenzioso influirà infatti sull'evoluzione e sulla collocazione di un partito «nato dalle rovine» dell'Est, sul quale gravano ancora sospetti di «collaborazione» e di collusione col regime di Honecker, ma che il 16 ottobre ha mandato trenta deputati al Bundestag. Un partito che «dà voce al popolo rosso» e consistenza politica alle frustrazioni dell'Est: un partito che, per la complessità della sua giovanissima storia, è anche simbolo della nuova Germania e delle sue contraddizioni irrisolte. Emanuele Novazio In migliaia sfilano a Berlino e in altre città dell'ex Est Da quattro giorni i leader fanno lo sciopero della fame Stefan Heym e Gregor Gysi lo scrittore eletto al Bundestag promettono un'escalation delle manifestazioni