Brescia la paura dì Bossi

Tre anni fa il trionfo della Lega, ora si prospetta la sconfìtta Tre anni fa il trionfo della Lega, ora si prospetta la sconfìtta Brescia, la paura dì Bossi «Vince Martinazzoli? Solo uno stop» BRESCjA DAL NOSTRO INVIATO «...Però tre anni fa era un'altra cosa, ricordate?». Sotto i portici del Corso, Bossi annusa questa Brescia che va per vetrine e sente un'aria grama. «Sarà dura, questa volta. Tutti dicono che Gnutti ha già perso, forse andrà davvero cos'i, ma che nessuno pensi che è una nostra sconfitta. Al massimo è uno stop». Vito Gnutti marcia accanto, stretto dalle scorte. Tre unni fa era proprio un'altra cosa, Formidabile quel 28 novembre 1991, quando la Lega fa il botto e diventa primo partilo di Brescia. Quando Bossi passa il sabato sotto questi portici e s'improvvisa un cbrteonc. Quando la domenica va allo stadio, Brescia-Venezia finisce 1 a I i; il lunedi notte ò in Loggia per il trionfo: la Lega batte la de prandiniana per 84 voli. «Alla partita, stavo nei popolari, e Mar linazzoli ora lassù in tribuna d'onore, la tribuna del potere», ricorda Bossi. Anche Martinazzoli ricorda: «Io non c'ero e non sono mai stato in tribuna d'onore». C'era Prandini, allo stadio, quella domenica. Adesso, quel che resta del prandinismo, è per Gnutti. Tre anni. Prandini è a Regina Coeli, Mino Martinazzoli stasera dovrebbe festeggiare. Sindaco sarà lui, a meno di sorprese. Bossi, nello struscio con Gnutti, l'ha già messo in conto e s'informa: cosa dicono i sondaggi? Gnutti neppure li vuol conoscere. Il pissipissi, tra i due, è che se il dislacco fosse di un 5% sarebbe un bel perdere. «Ehi!, mi raccomando, stasera fate dieci telefonate a testa, fate votare il nostro Gnutti!». Bossi allunga la sua comparsala, il Corso, piazza Loggia, e davanti al Duomo si confessa: «Io l'avevo detto fin dall'inizio che sarebbe andata così... E' che un segretario di partito deve combattere sempre due volte: una contro gli avversari e un'altra con i tuoi che non capiscono». Sarà un paradosso, ma ò proprio Martinazzoli a dar ragione a Bossi. «E' vero, aveva in mente tutt'altra operazione politica, ma gli attacchini della nomenklatura locale sono andati da un'altra parte. Si ò ritrovato come quel sindacalista francese che Montanelli cita spesso: "Sono i mici uomini, li seguo..."». Martinazzoli ha sulla cravatta blu due piccole chiavi bianche e incrociale. Della città? «Ummm... Sto bene e spero di non aver strafatto». Sa che i sondaggi lo danno per sindaco, sa che i suoi hanno inizialo a festeggiare, sa che sta arrivando la domanda tormentone: tornerà a Roma, alla politica nazionale? La risposta e gelida: «A Roma non ho nessuno da salutare, ma proprio nessuno». L'altra notte, chiusura di campagna elettorale, Bossi aveva difeso la candidatura Gnutti con tutta la sua pittoresca foga. Poi aggiunge: «La vittoria di Martinazzoli sarebbe un'anomalia», dice Bossi con il tono di chi lo vorrebbe con sé. «Ma certo tra lui e il pds in questa città hanno messo su una macchina da voti gigantesca...». Sì, insomma, si può anche perdere contro avversari così. Ma perdere bene, come si augura Gnutti. Perdere perché quest'alleanza con Forza Italia non ha pagato. Perché Forza Italia e il Ccd han remato più contro che a favore. Perché Gnutti e Bossi si son ben guardati dal catturare il voto di An. In via Dante, sede del Martinazzoli fans club, l'idea di una sconfitta se n'è andata al primo turno, Martinazzoli batte Gnutti 41,1 a 26,7. Spariti i dubbi sul voto libero di An, di Rifondazione o del liberalmonarchico Rampinelli. Sparito il pessimismo martinazzoliano. E in via Dante, da ieri sera, resta una sola incognita. Per far festa, frizzantino o champagne? lg. cer.]

Luoghi citati: Brescia, Roma, Venezia