«La mia inutile lotta al rogo»

roteano inghiotte FAchille lauro «La mia inutile lotta al rogo» «Soffro troppo per pensare di tornare in mare» IL DOLORE DEL COMANDANTE O perso una parte di me che non tornerà mai più». La voce arriva limpida, ma il tono è carico di commozione. Parla il comandante della Achille Lauro, parla Giuseppe Orsi, l'uomo che per sette anni è stato al timone della «Grande Nave Blu» e che per una vita ha seguito i destini della flotta. Per lui, che ora naviga da ospite sulla petroliera Hawaian King diretta a Mombasa, è il giorno più amaro. Comandante, come ha reagito l'equipaggio alla notizia dell'affondamento? «Con me ci sono 149 uomini. Li ho radunati e ho detto loro che la Achille Lauro non c'è più. L'hanno presa tutti malissimo. C'è chi ha pianto e molti altri, quanti hanno imparato ad amare il mare su quella nave, la piangeranno». E a lei che effetto ha fatto sapere che è colata a picco? «E' una sensazione molto brutta. Sapevo, avevo capito che ormai era inutilizzabile, che era quasi impossibile recuperarla, che era ridotta a un relitto. Ma speravo ancora. Era il gioiello del vecchio Achille Lauro, era il suo vanto, ma era anche il gioiello e il vanto di tutti noi. L'ho vista per l'ultima volta ieri mattina (giovedì, ndr), inclinata di circa 15 gradi sulla murata sinistra». Qual è il ricordo più bello? «Sono tanti. Quella nave è impressa nella mia mente per le sue caratteristiche. Non posso scordare come teneva il mare, come naviga- va anche in condizioni avverse. E la sicurezza che dava ai passeggeri. Era veramente un gioiello». E' possibile che sia affondata proprio mentre veniva trainata dal rimorchiatore? «Certo, è possibile. L'incendio l'aveva distrutta quasi completamente, era piena di acqua e di nafta. Evidentemente era ai limiti della galleggiabilità». Come e perché si sono sviluppate le fiamme? «Il fuoco è divampato nella sala macchine, partendo dal motore numero 1, uno dei principali, dopo l'esplosione di un pistone. Le cause si possono immaginare, ma sono sicuramente accidentali». Avete sperato di poter spe¬ gnere l'incendio? ((Alle 2,15 il marconista ha lanciato l'Sos. Il sistema di sicurezza ha funzionato, ma il fuoco era troppo violento. Abbiamo provato, ma ci siamo illusi perché le fiamme non si sono spente. E allora abbiamo deciso di dare il via alle operazioni di abbandono della nave. Abbiamo fatto uscire tutti i passeggeri dalle cabine, mentre molti non si erano ancora resi conto della gravità della situazione. Grazie alla professionalità dell'equipaggio è stata evitata una tragedia». Il disastro, però, è costato la vita a due passeggeri. Come è accaduto? «Gerard Szimke, un cittadino tedesco, è morto d'infarto dopo che è stato dato l'allarme. L'altro passeggero, l'inglese Arthur Morris, non è deceduto a bordo della Achille Lauro. Era già su una scialuppa di salvataggio, quando è stato colpito da una zattera autogonfiabile lanciata in mare. Non è morto subito, le sue condizioni si sono aggravate in seguito». Comandante, tornerà subito al timone di un'altra nave? E con quale stato d'animo? «Non so rispondere, non so dirlo ancora. Da una parte c'è il pericolo scampato, dall'altra amarezza e dolore. Certo, nella vita di chi affronta il mare, rischi e pericoli vanno messi in conto. Ma la fine della Achille Lauro è una conclusione che mi colpisce troppo profondamente per pensare ora di ritornare al timone». [m. c.) In I comandante Giuseppe Orsi

Persone citate: Achille Lauro, Arthur Morris, Giuseppe Orsi