«Storie di spie» del Mossad

«Storie di spie» del Mossad Thriller «Storie di spie» del Mossad DUE protagonisti: un ragazzo e il Mossad. Il ragazzo ebreo parigino che, il giorno del suo diciottesimo compleanno, annuncia ai genitori che va in Israele per entrare nel Mossad, vuole una patria per cui combattere, una causa, una disciplina; vuole poter dare obbedienza, dedizione, competenza e rinuncia all'autonomia con la certezza d'essere nel giusto. Il Mossad, Istituto per l'informazione e le missioni speciali creato a Israele nel 1951, nel marasma postcomunista dello spionaggio internazionale resta il servizio segreto oggi più temuto, leggendario e compatto, operante sul terreno più bruciantefclcl Medio Oriente, più legato a un'ideologia patrioiticp^religiosa. Naturalmente il ragazzo idealista scoprirà che la menzogna sistematica, la manipolazione, il cinismo e l'indifferenza al destino delle persone sono costanti nel Mossad come in ogni servizio segreto: ma chi è stato spia una volta sarà spia per sempre. Il regista Eric Rochant, 33 anni, francese, «ebreo della diaspora», dice che il suo è un film sulla paranoia; in ogni caso è interessante, anche se non ben riuscito e interpretato da un Yvan Attal marmoreo che immagina d'essere Al Pacino. STORIE DI SPIE di Eric Rochant con Yvan Attal, Yossi Banai, Sandrine Kiberlain, Moshe Yvguy, JeanFrancois Stevenin, Nancy Alien, Hippolyte Girardot; Francia, 1993 TORINO, Cinema Centrale ROMA, Capranichetta

Luoghi citati: Francia, Israele, Medio Oriente, Roma, Torino