«Kohl io resto un tedesco dell'Est di Emanuele Novazio

A chi lo accusa di aver difeso col suo discorso il comunismo ribatte: «Difendo l'uomo» A chi lo accusa di aver difeso col suo discorso il comunismo ribatte: «Difendo l'uomo» «Kohl, io resto un tedesco dell'Est Parla Heym, lo scrittore che ha choccato il Bundestag L'ULTIMA VOCE DEL MONDO DI HONECKER OBONN UANDO ha inaugurato il nuovo Parlamento, nella sua veste di presidente anziano, al Bundestag si è sfiorato l'incidente. Ma invitando il ricco Ovest a «non dimenticare la solidarietà» con l'Est «dove il denaro non era essenziale» - lo scrittore Stefan Heym ha riassunto al meglio le contraddizioni della Germania d'oggi: unita ma non riunificata, e soprattutto lacerata sul passato. Per la prima volta nella storia federale, tuttavia, un discorso d'apertura non sarà pubblicato, perché considerato l'opinione di un partito. Ma quest'uomo di 81 anni «arrivato dall'altra parte al Bundestag» assicura che la sua strada non sarà il silenzio: «La parola è più forte della censura», dice nel grande atrio a vetri della «Plenarsaal», il «transatlantico» di Bonn. «La parola è più forte del potere dello Stato, e noi dell'Est l'abbiamo già sperimentato, al tempo della Ddr». A chi l'accusa di aver difeso il comunismo, Heym ribatte di aver «difeso l'umanità e l'uomo». Di essorsi «rifiutato di ammettere che tutto quello che è stato di sinistra, tutto quello che è stato Ddr, sia stato anche cattivo». Di aver fatto, dunque, un discorso «politico e morale», perché «non si può dividere la morale dalla politica, anche se si può fare politica senza morale». Ma se gli si chiede se la sua strada sarà di testimonianza o d'azione, risponde con una domanda: «Tutti potevano ascoltare il mio discorso. E' bastata la mia appartenenza alla sinistra a chiudere le orecchie della metà del Parlamento?». Che cosa significa dunque, nella Germania d'oggi, essere dell'Est? «Vuol dire essere consapevoli che un terzo del popolo tedesco ha avuto un passato diverso dagli altri due terzi; che un terzo del popolo tedesco non è cresciuto secondo l'insegnamento del capitalismo; che un terzo del popolo tedesco ha avuto un altro ordine: non era particolarmente buono ma si sperava buono, anche se non lo è stato. Vuol dire essere uscito da questa duplice esperienza: il tentativo di creare il nuovo e poi l'insuccesso». La Germania doveva forse rimanere divisa? «No, e la gente si avvicinerà sempre di più: ma la via seguita da chi ha il potere all'Ovest renderà il processo molto più lun- go di quanto ci si aspettava. Perché ci si accontenta di misure finanziarie, mentre per riunificare un Paese serve anche un elemento morale, spirituale. La storia di un popolo non ò fatta soltanto di finanze». Lei ha definito nevrotici i movimenti per i diritti civili orientali, all'origine della protesta contro Honecker: ma non hanno ragione a volere che qualcuno paghi, per il passato del regime? «Se si trattasse soltanto di confrontarsi con il passato di un Paese, di un popolo e anche di singoli individui, non avrei obiezioni. Ma non è così, vogliono un'altra cosa: dopo la svolta il peso politico e morale di questi movimenti è andato in gran parte perduto, perché non avevano una visione del futuro ma pensavano soltanto al pas¬ sato. Dopo la caduta del Muro, invece, soprattutto all'Est bisognava guardare al futuro, interrogarsi sul destino della gente, domandarsi come la si poteva aiutare a ritrovarsi, a essere a proprio agio nel nuovo mondo. Non l'hanno fatto: per questo hanno perso la stima degli altri, per questo hanno sviluppato una nevrosi, per questo adesso si sentono frustrati». Crede anche lei che nessun responsabile del regime debba pagare? «Se qualcuno si è macchiato di qualche delitto, se ha danneggiato un'altra persona, allora deve rispondere davanti al tribunale: ma secondo la legge che vigeva al momento dell'azione da lui commessa. Non secondo quella di un altro Stato». Crede che il comunismo abbia un futuro, in Occidente? «Prima o poi lo sviluppo delle nostre società assumerà tratti comunisti. Ma il problema è ricostruire il socialismo senza commettere gli errori del passato: fin dall'inizio si sarebbe dovuto coniugare socialismo e democrazia. Subito, già dopo il '17, e penso a Rosa Luxemburg quando mi rammarico del fallimento di questo intento. Non dispero, tuttavia: da 2000 anni la Chiesa cerca di trasmettere il cristianesimo alla società, e ancora non ha raggiunto il suo obiettivo. Anche per il socialismo ci vorrà tempo: ma ce la farà soltanto se il pensiero non sarà controllato e oppresso. Controllo e oppressione distruggono l'iniziativa personale ma anche il socialismo: senza la democrazia il socialismo non è possibile». Che relazione c'è fra il passato e il futuro, nella Germania di oggi? «Il futuro anche in Germania cresce sul passato, ma in Germania il passato è diverso all'Ovest e all'Est: farlo combaciare è molto più difficile che altrove. Per questo ci sono ancora enormi difficoltà, intorno al nostro passato di tedeschi». Lei ha parlato della necessità di una svolta, a proposito dei dossier della Stasi. Non teme di soffocare la verità e proteggere il regime? «Al contrario. Basta considerare il mio caso: la Stasi ha rubato i miei diari, li ha copiati e tradotti dall'inglese, ma non li ha mai pubblicati. Adesso di quei diari sono apparse all'improvviso una decina di pagine, per muovermi false accuse di collaborazione. E' a questo che penso, quando dico che bisogna chiudere i dossier: per evitare di trasformare le vittime in colpevoli». La Germania sarà davvero riunificata solo dimenticando il passato, allora? «Al contrario: bisogna ricordarsi del passato per non ripeterne gli errori. Al di là del Muro è rimasto proprio questo passato, quel che si è imparato dal passato, i suoi effetti sulla gente. Il bene e il male». Emanuele Novazio «L'Ovest dimentica i valori della solidarietà Nella nostra società il denaro non era tutto» Una panoramica del Bundestag e sotto lo scrittore tedesco ottantunenne Stefan Heym che, come presidente anziano, ha inaugurato il nuovo Parlamento

Persone citate: Heym, Honecker, Kohl, Rosa Luxemburg, Stefan Heym

Luoghi citati: Bonn, Ddr, Germania