«Censura pds al difensore degli ebrei» di R. I.
Polemica del msi Polemica del msi «Censura pds al difensore degli ebrei» ROMA. «Salvò migliaia di ebrei ma non piace al pds». Il Secolo d'Italia, quotidiano del msi-dn, ha dedicato ieri un corsivo in prima pagina al «caso Perlasca», il «commerciante padovano (già volontario con le Camicie nere in Spagna) che, nell'inverno del '44 a Budapest, spacciandosi per il console spagnolo, salvò migliaia di ebrei dai campi di concentramento». Lo spunto per la polemica con il pds è venuto da una vicenda successa a Caserta. Un consigliere missino, Enzo Palmesano, aveva proposto di dedicare una via a Giorgio Perlasca. La maggioranza progressista propendeva invece per il nome di Pasolini. Nella votazione in consiglio comunale ha avuto la meglio la «soluzione Perlasca», grazie anche al voto di quattro progressisti. Ma come mai una vicenda in apparenza non trascendentale è finita in prima pagina sul «Secolo»? «Mi sono sempre stupito - spiega Enrico Deaglio - che una figura come quella di Perlasca, innegabilmente un uomo di destra, non sia stata usata da Alleanza nazionale nei mesi scorsi, durante l'aspra polemica sull'antisemitismo». Deaglio (che è stato lo «scopritore» del personaggio, al quale ha dedicato un libro edito da Feltrinelli: «La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca») ricorda che il consigliere missino Enzo Palmesano si era molto interessato alla vicenda e che in passato gli aveva scritto anche alcune lettere. «Forse la vicenda è più semplice di quanto si possa pensare. E' una storia locale, di Caserta. Non ci monterei un caso, né mi scandalizza l'idea che qualcuno possa scegliere di dedicare una via a Pasolini piuttosto che a Perlasca. O viceversa». Ancora più «salomonico» è l'esponente del pds Piero Fassino: «Se io fossi stato il sindaco di Caserta avrei cercato il modo di dedicare una via a Perlasca é un'altra a Pasolini. Se lo meriterebbero entrambi». Ma poi aggiunge: «Certo che il Secolo d'Italia è proprio l'ultimo giornale ad avere il diritto di ergersi a giudice su un problema come quello dell' an tisemitismo». [r. i.]
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