Una giornata da brivido di Gian Carlo Fossi

Una giornata da brivido Una giornata da brivido Rottura sfiorata a più riprese Divisioni anche tra Cgil-Cisl-Uil ROMA. Alla possibilità di un accordo tra governo e sindacati sulla finanziaria e le pensioni si è arrivati al termine di una intera giornata di trattative serrate. Trattative difficili e tese, non prive di colpi di scena, intercalate da una miriade di incontri affannosi e contatti separati tra esponenti del governo e tra i leader sindacali Cofferati, D'Antoni e Larizza, impegnati al massimo nella ricerca di eque soluzioni. Più volte si è sfiorata la rottura, più volte ci sono stati momenti di frizione fra gli stessi vertici di Cgil-Cisl-Uil sulle risposte da dare alle proposte di compromesso avanzate da Berlusconi e dai suoi ministri. E, ad un tratto, si è consumata anche una profonda spaccatura fra le tre confederazioni e gli undici sindacati e organizzazioni associati all'Isa (fra cui Cisnal, Cisal, Confsal, Cimo). Dalle 10 di ieri mattina a notte inoltrata è stata una continua altalena di stati d'animo, di posizioni, di prospettive. Alle 16, dopo parecchie ore di discussioni defatiganti, si è aperto uno spiraglio che, per la prima volta negli ultimi giorni, ha fatto pensare alla possibilità di revocare lo sciopero generale. Dopo un primo approfondimento del documento illustrato da Berlusconi, il segretario confederale della Uil Fontanelli ha lanciato ai giornalisti un segnale meno grigio: «Ci sono le condizioni per trattare». Di lì a poco, un altro dirigente della Uil, Musi, ha sottolineato la persistenza di notevoli difficoltà. «La trattativa - ha detto - continua, ma è a rischio perché, questo governo ci ha abituato a ripensamenti strani. Non esiste la parola stralcio, comunque viene confermata la volontà à trattare su una riforma strutturale». Molto cauto, il segretario generale della Cisl D'Antoni ha precisato: «Si va avanti tra molti scogli». Scettico e chiuso, il leader della Cgil Cofferati ha rifiutato commenti e valutazioni, ritenendoli del tutto inopportuni in una fase ancora molto delicata e costellata di ostacoli. Alle 19, però, il quadro era completamente stravolto. Cgil-Cisl-Uil hanno decisamente respinto una nuova ipotesi di soluzione prospettata dal presidente del Consiglio e si è ricominciato a parlare di rischio di rottura e di sciopero generale. I capi degli uffici stampa delle tre confederazioni si sono affrettati ai telefoni, dando disposizioni perché si tenesse calda la macchina organizzativa per la comunicazione delle modalità dello sciopero generale proclamato per domani (oggi soltanto per quotidiani, radio e televisioni): 8 ore nell'industria, nel commercio, nei servizi, nella scuola, nella sanità, nel pubblico impiego, nello spettacolo; 8 ore, per la prima volta, anche per aerei, navi e traghetti, autobus, tram, metropolitane, traghetti lagunari, autoservizi di linea, ferroviarie secondarie in concessione. Nel frattempo, invece, l'Isa accettava la proposta di Berlusconi per le pensioni e disponeva la revoca dell'astensione indetta per la giornata di domani. Per altre tre ore si è stati con il fiato sospeso, mentre si susseguivano gli incontri e i contatti per scongiurare la rottura. Alle 22, finalmente, un ulteriore «ribaltone». Mentre Cofferati, D'Antoni e Larizza duellavano ancora con Berlusconi e i ministri più accaniti, arrivava un messaggio distensivo dal portavoce del capo del governo. «Il negoziato è sempre difficile - dichiarava Gawronski - ma l'accordo è più vicino. Il clima è veramente buono». Quante possibilità di arrivare a un risultato positivo? «Siamo al 70%». Da quel momento, pur con qualche sussulto, è cominciato il conto alla rovescia: si era ormai in discesa verso il traguardo. Gian Carlo Fossi

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