INTELLIGENTI E COLTI MA SEMPRE ANIMALI

INTELLIGENTI E COLTI MA SEMPRE ANIMALI INTELLIGENTI E COLTI MA SEMPRE ANIMALI Desmond Morris nello zoo degli uomini E. inutile che ce lo v nascondiamo. ✓ L'antico retaggio animale è sempre presente nel nostro comportamento, che sia palese oppure annidato nel nostro subconscio. E' questa la tesi di Desmond Morris, il famoso zoologo inglese che sembra si compiaccia a scandalizzare la gente, a tirarsi addosso i fulmini degli spiritualisti «benpensanti». Ha incominciato a farlo gettando una pietra nello stagno con La scimmia nuda, ha continuato pubblicando libri come Lo zoo umano, L'uomo e i suoi gesti, Comportamento intimo, Babywatching, La biologia dell'arte. Ed ecco ora l'ultimo libro-bomba L'animale uomo, che incomincia ripetendo le parole introduttive de La scimmia nuda: «Gli esseri umani sono animali. Possiamo talvolta essere dei mostri, altre volte individui meravigliosi, ma siamo pur sempre animali. Magari ci piacerebbe pensare di essere angeli caduti dal cielo, ma in realtà siamo scimmie in posizione eretta». E infatti, sostiene Morris, se vogliamo fare il ritratto biologico della nostra specie, ci accorgiamo che nonostante la diversità del colore della pelle, delle credenze religiose, dei rituali sociali, del modo di vestire o di comportarsi, i popoli della Terra, apparentemente così diversi tra loro, condividono tutti un'eredità genetica sostanzialmente identica. Abbiamo il 98,4% dei geni in comune con lo scimpanzé e siamo geneticamente più vicini a questa scimmia di quanto non lo siano i gorilla o gli oranghi. E' una realtà che molti considerano ancora oggi un oltraggio alla dignità umana. Non diversamente da quello che accadeva ai tempi di Darwin quando il vescovo anglicano Samuel Wilberforce attaccava pubblicamente il darwiniano Thomas Henry Huxley. L'essere imparentato con uno scimpanzé o un gorilla disturba l'uomo di oggi esattamente come disturbava nell'Ottocento il vescovo anglicano. Ma Desmond Morris non ha nessuna intenzione di fare polemica con chicchessia. Si limita a metterci di fronte ai fatti. «Io sono uno che guarda» dice. «Uso il mio occhio addestrato per vedere il più chiaramente possibile i modelli, dell'attività umana». E' un osservatore, attento e riflessivo. Riflette su tutti i comportamenti umani in cui affiora la nostra eredità animale della quale, tutto sommato, non dobbiamo poi tanto vergognarci. L'animale uomo è un po' la sintesi di tutte le opere precedenti dello zoologo inglese e nasce come accompagnamento di un programma televisivo in sei puntate realizzato dalla Bbc. Vengono perciò presi in considerazione sei aspetti del comportamento umano: il linguaggio, l'alimentazione, l'urbanizzazione, il sesso, il ciclo vitale, l'arte. Ciascuno di questi aspetti viene spiegato da Morris in chiave biologica. Ad esempio, per quanto concerne il linguaggio non verbale, quello presente anche negli animali, ci si può chiedere perché mai le classi sociali più rozze gesticolino di più di quelle di stato sociale più evoluto. La risposta? Perché anche tra le scimmie l'individuo dominante si muove meno dei subordinati. Non ha bisogno di scalmanarsi. Basta un suo sguardo fulminante per farsi ubbidire. Le città? Altro non sono che zoo umani dove gli uomini soffrono di disturbi analoghi a quelli che colpiscono gli animali prigionieri degli zoo. Il sovraffollamento nelle metropoli crea una condizione di stress non Desmond Morris L'animale uomo Mondadori pp. 224, L 42.000 DON Giovanni e i suoi epigoni possono tirare il fiato, se hanno la ventura di imbattersi nel bel saggio di Aldo Carotenuto, Riti e miti della seduzione. La verifica sul campo determina infatti un rimescolamento dei ruoli, un alleggerimento delle responsabilità numinose. Non che la fenomenologia del dongiovannismo perda di significato nell'analisi del nostro autore (lo spazio goduto resta percentualmente alto); perde semmai di preminenza culturale, di ambizioni archetipiche. Satana - giusto per citare un protagonista del mondo che ci riguarda - vanta titoli operativi difficilmente contestabili: seduce Eva, la quale seduce Adamo, innesca le dinamiche del peccato, si insedia nella coscienza degli smarriti mortali, li lusinga, li innamora. Chi meglio di lui? Ha dunque ragione Carotenuto di affermare: «Già questo basterebbe a garantire la centralità della seduzione nell'esistenza umana». Mutano altresì i rapporti di forza; Eros, pur continuando a risplendere nell'universo sensibile, è solo un aspetto della mitica trappola, dell'incantamento, dell'inganno. Dioniso, le Sirene, Circe governano ormai territori secolarizzati. Si può essere sedotti da un'idea, da un viaggio tenebroso, da un miraggio di santità, dal gioco, dal massacro, da qualsiasi scampolo dell'effimero. «Dovunque si intraweda una promessa di riparazione, di appagamento... dovunque si intraweda mia possibilità di sentirsi pienamente partecipi della vita, attraverso la sfida del perdersi e del ritrovarsi, lì è in atto la seduzione». Donde l'esigenza di approfondire le risorse del setting analitico e portare alla luce i segreti suggerimenti dell'etimo: sedurre dal latino seducere, col morfema sed, «a parte»; da cui: «portare in disparte», «sviare», «condurre altrove». La creatura, strappata all'economia di ordinari desideri, viene spinta altrove e altrove consumerà la sua esperienza di ostaggio. Ma il dispositivo semantico sembra ancora più prodigo di quello etimologico. Accogliendo dissimile da quella che si diffonde tra i lemming durante le ricorrenti esplosioni demografiche di questi roditori. Il sesso? Noi facciamo l'amore più spesso e più a lungo di qualunque altra scimmia. Però, al pari di quanto avviene negli ammali, anche nella specie umana l'individuo diventato adulto, maschio o femmina che sia, sviluppa tutta una serie di segnali sessuali intesi a destare l'interesse dell'altro sesso. E ai segnali naturali ne aggiunge di artificiali, come il rossetto sulle labbra o i vestiti provocanti. Sì, d'accordo. Morris mette l'accento soprattutto sulla nostra eredità animale, su quello che ci viene trasmesso attraverso il nostro patrimonio genetico, ma non è detto che non riconosca anche il lato più sublime dell'animale uomo, la sua mirabile intelligenza, i risultati culturali e tecnologici raggiunti, il suo successo senza precedenti. «Siamo straordinari - dice - per quello che abbiamo fatto. E per quello che faremo in futuro, poiché la storia è appena incominciata...». E' questa chiusa che mi lascia perplessa. Trovo strano che, al contrario di coloro - e sono molti che vedono in forse la sopravvivenza stessa dell'uomo in una natura sempre più manomessa e stravolta dagli interventi umani, Morris si mostri invece così decisamente ottimista! Sì, è vero, siamo la specie più giovane, ultima arrivata sul pianeta. Ma chi ci assicura che la nostra storia non stia per finire in sul nascere? Isabella Lattes Coifmann

Persone citate: Aldo Carotenuto, Carotenuto, Desmond Morris, Isabella Lattes Coifmann, Thomas Henry Huxley