Complotto contro Major e l'Europa di Fabio Galvano

Complotto contro Major e l'Europa Complotto contro Major e l'Europa Otto tory si astengono al voto di fiducia: sospesi LONDRA LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La maggioranza parlamentare dei conservatori è sfumata. Da ieri John Major ò, tecnicamente, in minoranza; e qualcuno già lo accusa di avere fatto autogol. Otto dei suoi deputati antieuropeisti, che lunedì notte avevano rifiutato di sostenerlo in un voto di fiducia legato al bilancio comunitario, sono stati ieri sospesi. Non hanno votato contro; e in verità la loro astensione non ha impedito al governo di superare per 330 voti a 303 - decisivo l'appoggio degli unionisti nordirlandesi - lo scoglio della fiducia. Il castigo, però, è stato immediato; e Major, riaffermando così la sua leadership, ha accettato i rischi di una minoranza ai Comuni, Agli otto è stata tolta la «frusta» che è il simbolo del loro potere. Significa che, se non saranno riammessi nel gregge, non potranno neppure ripresentarsi per i il nartitn rormon/at nrn nrns. e o 0 o o , , a o r il partito conservatore alle pros sime elezioni. Non potranno par tecipare alla vita del partito, quindi neppure a un'eventuale sfida alla leadership di Major che stava prendendo corpo nei giorni scorsi e che richiederebbe la raccolta di 33 firme entro oggi a mezzogiorno. Sono, ufficialmente, «membri dell'opposizione», e c'è già chi si domanda se essi vorranno dar vita a un nuovo partito conservatore ma anticuropeista. L'opposizione salo, sulla carta, a 325 seggi, contro i 321 a cui sono ridotti i tories. E' difficile credere che i ribelli non voteranno con il governo su tutto ciò che non riguarda l'Europa; e quindi non è crisi immediata. Ma il ricordo di quanto accadde nel 1979 al primo ministro laburista James Callaghan, piegato dallo sforzo di governare in minoranza attraverso continui compromessi con liberali e indipendenti, getta pesanti ombre sui due anni e mezzo che restano ai tri ri ne nrim;i rlolln nmcdimn nln tories prima delle prossime elezioni. Anche perché la ribellione di lunedì potrebbe ripètersi e allargarsi. Non c'è niente da fare: il nazionalismo britannico ottenebra menti e coscienze non appena s'immaginano l'orco di Bruxelles e l'incubo di un «superstato» europeo. La vivace opposizione a tutto ciò che potrebbe sminuire la sovranità nazionale rispunta puntuale a creare caos nel tessuto di questa salda democrazia. Era accaduto prima, è riaccaduto quando s'è trattato di sancire l'aumento del contributo britannico all'Unione europea concordato al vertice di Edimburgo di due anni fa. La schiera degli antieuropeisti ha dichiarato guerra e Major ha posto la fiducia. La compagine dei ribelli si è ristretta, ma non è scomparsa. Guidata dai due portabandiera dell'antieuropeismo, il combattivo Sir Teddy Taylor e la chiassosa Teresa Gorman, non ha ceduto «Un nrn««irini rlnl n^rtitn u alle pressioni del partito. «E' chiaro - ha commentato la Gorman - che il primo ministro considera i suoi obblighi verso l'Europa molto più importanti di quelli verso l'elettorato britannico». Ma Major non ammette divisioni quando già la sfida laborista lo relega a minimi storici nei sondaggi dei giornali. Al voto di lunedì sera sono anche «arrivate le ambulanze», come ha osservato in tono derisorio un deputato laborista di fronte ai tories portati in aula persino dai loro letti d'ospedale. Quel che è certo, a parte le incertezze; del futuro, è che al benessere del governo non è neppure valso l'atto d'eroismo di Lord James Douglas-Hamilton, che ha rinunciato al titolo e al seggio nella camera dei Lord - ereditati giovedì scorso dopo la morte dello zio - per poter restare ai Comuni e non privare Major del suo voto. Fabio Galvano

Persone citate: Gorman, James Callaghan, James Douglas, John Major, Teddy Taylor, Teresa Gorman

Luoghi citati: Bruxelles, Edimburgo, Europa, Londra