«Dopo le stragi brindavano»

«Dopo le stragi brindavano» Accusano il padre dei tre fratelli: «e' il responsabile morale, diceva che uccidere i neri era un bene» «Dopo le stragi brindavano» Le donne dei Savi svelano gli assalti TUTTI GLI UOMINI DELLA BANDA A CURA DI MARISA OSTOIANI RIMI NI DAL NOSTRO INVIATO A tavola, la domenica, il patriarca si guardava i suoi figli e parlava del mondo. «Quando ci trovavamo tutti insieme ci dava le sue lezioni di vita. Diceva che era un bene che fossero stati uccisi dei negri, sembrava che fosse orgoglioso di quello che facevano i banditi della Uno bianca». Il vecchio era così, dice Maria Grazia e le vien voglia di urlare. «Io la odio quella famiglia», sospira Antonella, la moglie di Alberto, «la voglio dimenticare, la voglio cancellare». Nella famiglia del patriarca, sono le donne che lasciano, che girano le spalle, sono loro che alzano il velo, che piangono e raccontano. Maria Grazia Angelini, la moglie di Fabio, parla per tre ore davanti ai poliziotti e loro ascoltano ammutoliti. Dice: «E' il padre il vero responsabile morale di questa tragedia, di questa mostruosità». Già, dev'essere vero, incredibile ma vero, come tutto in questa storia. Quest'uomo è un'idea, uno spirito, come se fosse un'entità che non esiste se non nella vita degli altri. Perché tutto quello che diceva, lui l'ha realizzato nei suoi figli, e hanno ragione Maria Grazia e Antonella a piangere: «E' stato la nostra rovina». Lo vanno a chiamare alle tre di notte e lo tengono fino alle 15, in una stanza del Commissariato, a fargli domande, a tempestarlo, a chiedergli di tutto. Eppure, quando esce dalla porta secondaria è così sereno, così tranquillo, che gli unici due cronisti rimasti lì davanti non riescono a immaginare che sia proprio lui. C'è una Croma grigia davanti alla porta, ma lui non sale, sta fermo come se dovesse aspettare ancora qualcuno, ancora una domanda. Si dev'essere persino divertito, là dentro. Dodici ore di interrogatorio per spiegare la sua vita, il suo pensiero. La sua famiglia. Come faceva attorno a quel tavolo, con tutti i suoi, davanti a un piatto di strozzapreti. Razzista lui? «Ma no. Però, è vero, gli zingari dove passano fanno razzia». Fascista? Neppure. Sì, magari la tessera dell'Msi, ma che vuol dire? «Solo che è vero che un tempo si stava bene». Quand'era bambino lui, e c'era ordine, disciplina, e c'era un mondo migliore, e l'Italia era grande. E c'erano anche gli ideali. «E quando i miei figli erano bambini io raccontavo di come da ra- gazzo andavo a rapare a zero gli omosessuali». Eh, bei tempi. Il figlio più grande l'ha preso così alla lettera che una volta s'è messo a rapare un extracomunitario. Aveva una divisa addosso, suo figlio. Ma glielo diceva suo padre: «I negri e i froci sono uguali. Il mondo sta andando allo sfacelo anche perché ci sono gli omosessuali». Il vecchio patriarca bisognerebbe sentirlo. Freddo, calmo, gentile. «Io non sopporto le persone inutili, le vorrei cacciare dal mondo. E ai miei figli ho solo insegnato che nella vita bisogna farsi rispettare, guai a farsi mettere i piedi sopra. Ho fatto il mio dovere di padre, e non credevo d'aver sbagliato. Fino a ieri, li consideravo figli modello». Gli altri ascoltano allibiti. Alle sei si fermano: vuole riposare? Grazie. Ma non dorme, non chiede niente, nemmeno un caffé. Quando glielo offrono, risponde di no: «Solo una coca cola». E alle otto si riprende. Gli hanno fatto raccontare tutta la sua vita, e lui s'è messo lì, tranquillo. E' nato nel '26, ha fatto il giovane balilla e poi lavorava, e poi la guerra. E il militare? «Eh no! Perché nel '44 stavano arrivando quei rompicoglioni di inglesi e io col cazzo che ho fatto il militare. Mi sono dato disertore». E dopo la guerra ha lavorato in una fabbrica di confetture, dal '45 al '50, a Forlì, e poi a Cesena, con il babbo e gli zii. «Dopo, mi sono messo da solo a fare la crema al cioccolato in una casetta di Cesena». Fallito nel '65. Mezzadro a San Clemente. Per tre anni all'aeroporto civile di Rimini, come sai- datore o autista. E alla fine questa vecchiaia, a godersi i figli cresciuti, a guardare il mondo da una finestra di Villa Verucchio, capannoni, distese di campi, la grande famiglia attorno a lui. «Io ero fiero dei miei figli in polizia», dice. E quando comincia a venir fuori la banda della Uno bianca? Maria Grazia dice che lui ne parlava come di eroi, di giustizieri, quelle domeniche a tavola, con la famiglia radunata: quelli fanno bene, hanno ragione. Il vecchio scuote la testa: «Se avessi saputo che erano loro li avrei ammazzati con le mie mani». Dice: «Io li ho fatti studiare i miei figli, ho dato loro un'istruzione. Se hanno sbagliato, la colpa è loro, non è mia». A I^BBpjBjBMI che serve insi? *PF -31 stere. Mentre ; '$mm l'interrogatorio va avanti, gli inquirenti spiegano ai giornalisti che non è vero che sia stato arrestato, e neppure fermato: «Dobbiamo vagliare se è lui l'istigatore dei suoi figli, se c'è apologia di reato». Una sorta di mandante. «Il responsabile morale», come aveva detto qualche ora prima Maria Grazia. Per due ore, lei aveva raccontato tutto il suo incubo, la tragedia di una donna prigioniera. Certo, che sapeva: «Ma come potevo? Minacciava me, i miei cari, tutti. Se noi andiamo dentro, ci penserà qualcuno a tagliarti la testa». Con Fabio, si era sposata nel settembre dell'85. «E nei primi tempi sembrava un buon padre di famiglia. Ha cominciato a cambiare nella primavera dell'86. Mi offendeva, diceva che ero frigida, che non ero nemmeno capace di muovere un dito». Fu nel corso di quell'estate che lei si rese conto che suo marito aveva cominciato con i suoi fratelli a fare i primi colpi: «Assaltavano i caselli dell'autostrada usando sempre la stessa macchina, una Regata». Quando tornavano erano sempre «eccitati, euforici». Poi, nelle riunioni di famiglia, il grande vecchio guardava la televisione e cominciava a spiegare che avevano fatto bene a uccidere i negri e gli zingari, che lui era «orgoglioso di quelle persone». Maria Grazia e Fabio si separano nell'aprile del '92, proprio quando lui torna dall'Ungheria con Eva Mikula. Ma è un altro il motivo che fa decidere a Maria Grazia di non volerne più sapere di lui. Racconta ^che-lei aspettava un figlio,"Me*'una lira stava perdendo un mucchio di sangue: «Gli chiesi di andare in farmacia a prendermi una medicina. Non si mosse nemmeno. Continuò a guardare la televisione come se io non esistessi». Lei perdette il bimbo. E si separarono da allora. Così, lei sapeva più o meno tutto della Uno bianca fino a quell'epoca, poi più niente. Ma lì, in quel tratto di tempo, c'è il Pilastro: «Brindarono per l'impresa». C'è via Volturno, ci sono gli assalti alle banche. «Io glielo dicevo: state attenti, voi siete pazzi per quello che state facendo». Ma a che serviva. Una sera, lui la picchiò persino davanti ai suoi genitori: non mossero nemmeno un dito, per aiutarla. C'è chi le chiede se sapeva qualcosa degli altri. Ma lei no, non sapeva quanti ce n'erano dietro. «Però, immaginavo che ci fosse qualcuno perché lui mi ripeteva sempre che se l'avessi denunciato, anche se stava in galera avrebbe mandato i suoi amici a tagliarmi la testa». Ne parlò pure al suo uomo, un altro poliziotto. Lui rideva: «Tu sei pazza. Ma chi te le ha messe in testa queste cazzate?», [p. sap.) La moglie di Fabio «Quando persi il bimbo mio marito non mi aiutò e rimase a guardare la tv» «Al ritorno dalle rapine erano sempre eccitati» MENTE DEUA BANDA. 40 ANNI, MA Gli LUTIMI DIECI VALGONO IL DOPPIO DI NOTTE IN SERVIZIO COME ASSISTENTE CAPO COORDINA IL LAVORO DELLE VOLANTI, DI GIORNO RAPINATORE E KILLER l FRATELLASTRO CAMIONISTA, CON L'HOBBY DEL RAMBISMO. EVA MtKliA, LA SUA GIOVANE CONVIVENTE ROMENA, E MARIA GRAZIA ANGELINI, LA SUA EX MOGLIE, SONO DIVENTATE LE SUE PIÙ1 GRANDI ACCUSATO. CON tOROSIP VANTATO DEI DELITTI PIÙ'EFFERATI, TRA CU ANO€ DELL'ECCIDIO, DELP8ASTRO POLIZIOTTO E "FRATELLO BUONO" FINO A POCHI GIORNI FA. DOPO L'ARRESTO DB HìATEUl AVEVA DETfa •SESONOLORO.E'MEGUO CHE SI SPARINO UN COLPO IN TESTA". & GIORNO DOPO SCATTANO ANCHE PER III LE MANETTE. CROLLA QUASI SUBITO, PIANGE ED AMMETTE DtAVERPARTEOWOAD ALCUNE RAPINE. iimiiiiii ANCHE lUW DIVISA. E' STATO "ARRUOLATO" NELLA BANDA DOPO IL DUPLICE OMICIDIO NELL'ARMERIA DI VIA VOLTURNO NEL MAGGIO DEL'M. HA AMMESSO PMDRA SOLO RAPINE SENZA MORTI, MA AVREBBE PARTEOMO A QUELLE PIÙ' SANGUINOSE: L'AGGUATO DEL'«ATRE EXTRACOMUNITARI NEL HMINESE. I 29 ANNI, VICESOVRINTENDENTE ALLA QUESTURA WBOIOGNA. ARRESTATO IERI DAI SUOI COREGHI NELL'APPARTAMENTO DI CASTELMAGGIORE. PRIMA DI CONSEGNARSI HA MANDATO LE DUE FIGLIE DALLA NONNA. E' UNA DELLE IW1ME REQUIE DEUA BANDA, HA PARTEOMOPERO'A PARECCHI EPISODI CRIMINOSI. LVMUCEWb r VICESOVRINTENDENTE ALLA POLIZIA STRADALE DI CESÈNA, 32 ANNOSO IN DIVISA P STATO ARRESTATO LUNEDI' SERÀALBARCRCÒIOCA' ROSSA DI MELDOU. ERA APPENA TORNATO DA UNA VACANZA, CON LA FIDANZATA, SUL MAR ROSSO. HA PARTECIPATO A NUMEROSE RAPINE FINO Al GIUGNO '93. I^BBpjBjBMI ? *PF -31 $ Nella foto grande Luca Valliceli, al momento dell'arresto. Sopra il corpo del gestore dell'Agip ucciso durante una rapina. A fianco uno dei senegalesi massacrati dalla banda della Uno bianca

Persone citate: Eva Mikula, Maria Grazia, Maria Grazia Angelini

Luoghi citati: Cesena, Forlì, Italia, Rimini, Rossa, San Clemente, Ungheria, Verucchio