MORIRE SENZA L'EUROPA di Barbara Spinelli

Fini: con questo governo fino all'Epifania, e oltre MORIRE SENZA L'EUROPA dando prova di complicità attiva con la strategia serba di conquista e genocidio. 11 pericolo non è più Monaco, l'appeasement, il cedimento. Monaco è già accaduto, e forse è giunto il momento di lasciare tutto questo lessico insozzato ai diplomatici e ai nostri capi di governo, perché se la sbrighino da soli con il vocabolario della disfatta. I giornalisti, da parte loro, potrebbero forse bandire le parole sporche dal vocabolario bosniaco, perché almeno il pubblico dei telespettatori non sia beffato. Gli europei sono in causa, e soprattutto i governi francese e britannico, che hanno determinato le azioni della Nato e piegato nelle ultime ore le volontà statunitensi. Sono loro a prendersela con l'America, accusata di aver preso le parti della nazione aggredita, d'a¬ ver facilitato le recenti operazioni bosniache di autodifesa, e di aver proposto una rinuncia all'embargo militare sulla Bosnia. Sono Parigi e Londra che hanno infine accettato quel che l'alleanza serbo-russa cercava fin dall'inizio: la creazione di una Grande Serbia, con i serbi di Bosnia che ottengono la metà del territorio etnicamente epurato e decidono l'annessione a Belgrado. Occupata mentalmente, anche l'Europa ha finito così col mutare fisionomia, in questa guerra attraverso la quale voleva pur passare indenne. Una ormai lunga tradizione atlantica si sta spezzando a Sarajevo, un'epoca cominciata nel '48 quando fu fondata la Nato, e gli europei occidentali avevano scelto l'Atlantico e la solidarietà con Washington, per far fronte alla terrigna potenza continentale che era l'Urss totalitaria. Allora gli intellettuali di sinistra spregiavano quel che si chiamava Mondo Libero, lo virgolettavano per meglio sminuirlo, schernirlo. Adesso il Mondo Libero ha perso le virgolette, e anche la libertà. Aggrappata alla Russia post-comunista, terrorizzata dalle sue minacce e dai suoi veti, l'Europa si ritira nelle terre profonde del continente e ritrova il calore familiare delle sue antiche guerre intestine, al riparo dai venti freddi dell'Atlantico. La Casa comune europea voluta a suo tempo da Gorbaciov, antiamericana e terrigna e dipendente, sta costruendosi pietra dopo pietra, nel laboratorio dell'Europa futura che è divenuta la guerra in Bosnia. Adesso tutti i ministri europei giudicano magnifica la proposta russa, contraria com'è a qualsiasi rappresaglia o ultimatum efficace contro i miliziani di Karadzic, favorevole alla confederazione panserba. Anche il nostro ministro Martino era deliziato, a Bruxelles: «Interessantissima l'idea russa», ha detto, e non si sa bene perché: se per ingraziarsi il nuovo asse franco-britannico, o se per corteggiare il fragile e purtuttavia minaccioso post-comunismo atomico russo. Forse l'una e l'altra cosa, giacché questi sono oggi gli schieramenti, nell'Europa che pretende di agire autonomamente, senza gli americani. Questa la nuova-vecchia Triplice Intesa, franco-russo-inglese, riedificata per far fronte ancora una volta al vero avversario cui tutti pensano, senza nominarlo mai. L'avversariorivale è il nuovo Stato tedesco, ingrandito e unito, sospettato di mire egemoniche in Europa orientale e nei Balcani. E' la Germania che bisogna tenere a bada, alleandosi con i serborussi e consegnando all'aggressore una città bosniaca dopo l'altra. A questo e nient'altro pensano tutti coloro che consigliano di accettare il piano russo di confederazione panserba, e di non isolare Belgrado con ultimatum e bombardamenti dissuasivi sulle linee di rifornimento serbocroate o serbo-bosniache. 11 secolo può dunque ricominciare: con gli stessi orrori, le stesse assurdità. A Sarajevo, l'Europa sta guerreggiando per interposta persona e si sta sfasciando. Voleva evitare la guerra, in cambio del disonore. Ha avuto il disonore, e la fine dell'idea d'Europa. I democristiani tedeschi e Kohl in testa si sono ribellati, nelle ultime ore. Già una volta si sono battuti perché l'Europa si prendesse le proprie responsabilità, di fronte a una guerra di genocidio già iniziata dai serbi, e riconoscesse la Slovenia, la Croazia, la Bosnia. Ora giudicano vano l'aiuto promesso dai Caschi blu, e considerano più che necessaria la fine dell'embargo militare, perché almeno la Bosnia possa autodifendersi com'è nel diritto delle nazioni aggredite (diritto iscritto anche nella carta dell'Onu, articolo 51). Ma è probabile che anche questa ribellione si spenga. Troppo grande è il cupio dissolvi, la voglia di svanire, degli europei, da quando hanno perduto la vittoria democratica che fu l'89 e la caduta del Muro. In¬ tanto, mentre si litiga tra americani ed europei, tutti i futuri dittatori e tiranni osservano l'Europa, rinfrancati. La vittoria dei serbi dà le ali a Zhirinovsky, e a tutti coloro che ne imitano l'irredentismo, i piani di conquista territoriale. Dà le ali a tutti i dirigenti dell'Est e del Sud-Est (Grecia inclusa) che sognano carte geografiche rifatte nel sangue. Il cedimento degli europei è una linea d credito aperta a tutti coloro che vorranno piegare le demo crazie, e screditarne i dirigenti. Ci sono già riusciti in Croazia, in Bosnia. Ci riusciranno facilmente altrove. Solo che gli europei, allora, saranno ve ramente soli. In questo secolo sono stati salvati tre volte dagli americani: una volta nel '17, una nel '42, una nel '48 quando fu creata la Nato. Il gran litigio con gli americani ci lascia disarmati, e nell'ignominia: apparentemente liberi, in realtà prigionieri dei nostri più brutti dèmoni. Barbara Spinelli

Persone citate: Gorbaciov, Karadzic, Kohl, Zhirinovsky