E l' Armata musulmana ripiega

E Pannata musulmana ripiega Wk^ I..J .... f E Pannata musulmana ripiega «Gente di Bihac, non contate sul mondo» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Intorno a noi si continua a sparare. Si sentono esplosioni fortissime, colpi di artiglieria e ininterrotte raffiche di mitragliatrice. Nelle strade di Bihac sfrecciano le ambulanze, ma la città è deserta. In giro si vedono solo soldati. Molte case in periferia bruciano». La testimonianza ò di Edward Joseph, portavoce delle forze di pace dell'Orni stazionate nell'enclave musulmana della Bosnia occidentale che le Nazioni Unite hanno proclamato zona protetta. Nelle ultime 24 ore i serbi hanno stretto la morsa intorno a Bihac rafforzando le loro posizioni e costringendo le truppe governative bosniache alla ritirata. «Le linee si sono modificate a nostro sfavore ha detto un portavoce del V corpo d'armata bosniaco -. I serbi sono a 700-800 metri dal centro». Ieri due granate sono esplose vicino allo stadio uccidendo un civile. Altre due granate sono state sparate nei pressi dell'ospedale. Stremati dalla fame, senza acqua e senza luce, gli abitanti di Bihac sono terrorizzati dall'avanzata serba. A loro il presidente bosniaco Izetbegovic ha rivolto un messaggio di sostegno diffuso da Radio Sarajevo nel quale assicura che il suo governo sta facendo «tutto quello che può per aiutarli. Non siete soli in questa battaglia impari». Facendo riferimento agli appelli alla resa lanciati dalle forze serbe, Izetbegovic scongiura i soldati di non rispondervi: «Non cadete nella loro trappola il cui scopo è distruggere la nostra volontà di resistere. E non aspettatevi molto dal mondo esterno: il nostro destino si deciderà in Bosnia e dipende prima di tutto da noi». Sembra dargli ragione il comandante in capo dei Caschi blu in Bosnia, generale Rose. La sua dichiarazione di ieri («Se volessero, i serbi potrebbero entrare a Bihac in ogni momento») ammette di fatto il fallimento assoluto delle forze di pace nel proteggere la zona di sicurezza. «In questo momento lo scopo principale dell'Unprofor è il cessate il fuoco e la smilitarizzazione della zona di Bihac», ha detto il portavoce delle forze di pace dell'Onu a Sarajevo Van Mervcldt, aggiungendo che la situazione in città è critica e che la posizione dei difensori è eccezionalmente difficile. A sua volta il generale Rose ha riaffermato l'inutilità di nuovi bombardamenti aerei della Nato per fermare le forze serbe. «E' stato il generale Bose a trasformare le operazioni della Nato in operazioni da topolino», ha ribadito il vicepresidente della federazione bosniaca Ejup Ganic, che ha accusato l'Onu dì aver creato lo scenario adatto per far entrare i serbi a Bihac. «Sono stati loro a dire che la zona era protetta e che l'avrebbero difesa. Abbiamo i cacciabombardieri della Nato, abbiamo i Caschi blu francesi, dicevano. Poi, in segreto, hanno ritirato tutti i soldati del battaglione francese dall'area di Bihac», ha continuato Ganic. In effetti, i soldati francesi hanno avuto il cambio dai 1200 Caschi blu del Bangladesh che si sono sistemati nella zona protetta di Bihac lo scorso 18 ottobre. Dieci giorni più tardi tutta l'enclave e stata completamente bloccata dai serbi che hanno impedito all'Unprofor di mandare i convogli con i rifornimenti per i suoi soldati. Nel tentativo di salvare in extremis la zona protetta di Bihac, il generale Bose ha proposto il piano di smilitarizzazione dell'area che prevede il ritiro di tutte le forze militari della zona protetta, il controllo dei Caschi blu della sicurezza all'interno della zona e il dispiegamento dei soldati dell'Unprofor lungo i confini dell'area protetta. Il governo di Sarajevo ha già dato il suo accordo, ma nessuna risposta è giunta dal leader serbobosniaco Karadzic. Lo stesso generale Rose dubita del successo della sua iniziativa. «Senza un compromesso con i serbi la guerra continuerà e le forze di pace dell'Onu saranno costrette a ritirarsi dalla Bosnia. Abbiamo bisogno di un compromesso con i serbi, ma è dif¬ ficile far accettare un compromesso alla parte che sta vincendo sul piano militare». Che i serbi siano più forti, lo conferma l'avanzata delle loro truppe intomo a Velika Kladusa, a Nord della sacca di Bihac. La città, dove ci sono circa 30 mila abitanti, e accerchiata da tutte le parti dai serbo-bosniaci, dai serbi della Krajina e dai miliziani del leader secessionista musulmano Abdic. Più di 20 mila soldati partecipano all'offensiva serba contro il quinto corpo dell'esercito bosniaco nell'enclave di Bihac. Intanto, a Belgrado, il presidente Miloscvic ha detto ai rappresentanti del cosiddetto gruppo di contatto per la Bosnia che l'unico modo di convincere i serbi della Bosnia a firmare il piano di pace è di permettere loro di costituire una confederazione con la Serbia. Ingrìd Badurirta

Persone citate: Abdic, Edward Joseph, Ejup Ganic, Ganic, Izetbegovic, Karadzic, Van Mervcldt

Luoghi citati: Bangladesh, Belgrado, Bosnia, Sarajevo, Serbia, Zagabria