Bosnia, l'Occidente diviso si arrende

Dalla Russia l'unica nuova proposta diplomatica: serbo-bosniaci federati alla Jugoslavia Dalla Russia l'unica nuova proposta diplomatica: serbo-bosniaci federati alla Jugoslavia Bosnia, l'Occidente diviso si arrende Nessuna linea comune, piani per il ritiro dei Caschi blu BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mentre a Bihac i serbi vincitori si limitano ai tiro a segno con le artiglierie, guardandosi per il momento dal penetrare in città, l'Occidente offre uno spettacolo di impotenza e assieme di iperattività, di vergogna e di sollievo per quello che sembra un momento di svolta nella guerra balcanica. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl ha definito la sorte di Bihac «una vergogna per la civiltà», e il presidente francese Francois Mitterrand ha lanciato un appello all'Onu e alla Nato, affinché «facciano rispettare la zona protetta di Bihac e le altre aree di sicurezza» in Bosnia. Ma la verità è che le organizzazioni internazionali sono paralizzate dalle divisioni fra gli Stati che le compongono. L'impressione è dunque che si stia avvicinando la resa dei conti, e già si fanno piani dettagliati per un ritiro dei Caschi blu che solo i francesi ancora escludono. Ieri è ripreso l'ormai rituale, frenetico balletto diplomatico. A Parigi si sono riuniti gli esperti del gruppo di contatto sulla Bosnia (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna o Germania); mentre a Bruxelles si svolgeva un Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea. Le divisioni tra i Dodici, per l'Italia Antonio Martino, sono apparse però evidenti. I ministri non sono riusciti a produrre neanche una dichiarazione comune, limitandosi a consegnare ai funzionari una paginetta di «linee guida per i contatti con la stampa». Gli americani sembrano ormai detenninati ad abbandonare gli sforzi diplomatici e a far parlare le armi. Ma non quelle dei marincs, perché non vogliono intervenire nella guerra: quelle dei musulmani opportunamente riforniti. Il capo di gabinetto di Clinton, Leon Panetta, ha riconosciuto che i serbi «hanno il controllo della situazione». Il segretario alla Difesa Usa, William Perry, è andato oltre, bocciando come inutili gli attacchi aerei della Nato, e offrendo aiuto ai Paesi che vorranno ritirare i propri Caschi blu dalla Bosnia. A questo scopo, del resto, verso l'Adriatico sono dirette tre navi, con a bordo duemila marines. Gli spagnoli sembrano tentati dall'offerta. Secondo quanto ci ha riferito un portavoce, Madrid vorrebbe ritirare i propri Caschi blu, ma assiemo a tutti gli altri, nell'ambito di un disimpegno generale dell'Occidente: «E' molto difficile mantenere l'embargo e proseguire la politica di contenimento senza l'appoggio attivo degli Stati Uniti». I tedeschi, che pure non hanno truppe in Bosnia, appoggiano la linea americana. Il «numero due» della de tedesca, Wolfgang Schauble, ha sostenuto ieri l'opportunità di togliere l'embargo alla vendita di armi alla Bosnia, anche se questo significherà il ritiro dei Caschi blu: «Chi non è in grado di portare aiuto - ha detto - non può neanche impedire che chi ha bisogno si aiuti da sé». Gli unici a tener duro restano i francesi. Il ministro degli Esteri Alain Juppé ha ripetuto che toglie¬ re l'embargo significa gettare benzina sul fuoco del conflitto. Ciò «costringerebbe i Caschi blu al ritiro, un fatto che è tecnicamente estremamente difficile, e moralmente inaccettabile». A darsi da fare per trovare una via d'uscita negoziale, però, sono paradossalmente solo i russi, ed è del ministro degli Esteri Andrej Kozyrev l'unica nuova proposta diplomatica: concedere ai serbobosniaci di «federarsi» alla Jugoslavia, in cambio dell'accettazione del piano di pace e di spartizione. Il ministro Martino ha detto che si tratta di una proposta «molto interessante», ed il suo collega britannico Douglas Hurd l'ha definita «ragionevole». Besta un problema: il Congresso americano accetterà quel che appare come un premio ai serbo-bosniaci? Gli europei sperano di poter «ammorbidire» Dole, capo della maggioranza repubblicana al Senato Usa, atteso oggi al quartier generale della Nato a Bruxelles. Ma i russi, più pessimisti, prevedono scontri all'interno del gruppo di contatto, e il ministro della Difesa Graciov ha già fatto sapere che se gli americani non rinunceranno alle «decisioni unilaterali», il ritiro dei Caschi blu russi «entrerà nella fase pratica». Il momento, dicevamo, ò decisivo. Giovedì si riuniranno a Bruxel les i ministri degli Esteri della Nato e il giorno dopo saranno raggiunti dai colleghi dell'ex Urss e dell'Est europeo. Sarà l'occasione per verificare se la Nato ha ancora uno scopo comune. 0 se invece Washington ha già scelto da sola i binari su cui avviare il vertice paneuropeo che la settimana prossima vedrà riuniti a Budapest 56 capi di governo. Nell'attesa, i serbi resteranno alle porte di Bihac, giocando al tiro a segno. Fabio Squillante Un'immagine dell'assedio di Bihac: Caschi blu canadesi rafforzano le difese di una trincea