La Norvegia respinge l'Europa

Per la seconda volta, a distanza di 22 anni, prevale la scelta dell'isolamento Per la seconda volta, a distanza di 22 anni, prevale la scelta dell'isolamento La Norvegia respinge l'Europa Referendum incerto, vince il «no» col 53% OSLO nostro servizio Ieri sera, il ministro norvegese dell'Industria Yens Stoltenberg prendeva l'aereo per Bruxelles, dove oggi è in programma una riunione sulla politica energetica europea. Ma mentre il ministro volava sull'Europa, ad Oslo si faceva sempre più chiara la tendenza verso un successo dei «no» alla storica adesione al processo di integrazione. E stamane per il povero rappresentante norvegese le porte di quella stanza europea dei bottoni potrebbero essersi chiuse per non riaprirsi più per qualche decennio. Come avvenne nel 1972, quando la delegazione norvegese fu costretta dagli elettori ad un'imbarazzante ritirata europea. Ieri notte, i dati dello spoglio dell'80 per cento delle schede davano gli antieuropeisti al 53%, i si all'Unione fermi al 47. Lo stesso aveva fatto, in serata, uno dei due exit poli diffusi in tv; l'altro prevedeva un testa a testa all'ultimo voto. Qualche tenue speranza per gli europeisti, governo in testa, restava nei dati reali, che poco dopo la mezzanotte, a oltre metà scrutinio, distribuivano quasi equamente favorevoli (49,5 per cento) e contrari (50,5). Unici bastioni europeisti, Oslo e regioni limitrofe: la sterminata periferia eurofobica si avviava ad imporsi nella battaglia con le aree centrali del Paese, la cultura rurale e nazionalromantica piegava quella urbana e incline all'apertura dei j confini. Salvo un miracolo notturno, j dunque, si profila una burrasca per il primo ministro laburista, j signora Grò Harlcm Brun- j dtland, che in questa campagna ha messo in campo tutto il suo prestigio politico, subendo anche gli attacchi di una sostanziosa e aggressiva minoranza interna. E forse proprio questa vasta resistenza antieuropea nel partito di governo è stata decisiva: gli euroscettici nell'elettorato laburista hanno potuto votare «no» sentendo comunque di avere le spalle in parte coperte dal tradizionale partito-mamma. Dunque, non sono bastati l'intensa campagna elettorale e gli ultimi accorati appelli tenuti dal premier laborista, affinché i norvegesi salvassero il Paese dall'isolamento, all'indomani dell'adesione europea delle due vicine scandinave Svezia e Finlandia. Tempo sprecato anche il volantinaggio finale in cui si è impegnata la signora Brundtland, ieri mattina, davanti al suo seggio elettorale, a Oslo. La donna simbolo della sociaiuemociazia norvegese ha dedicato gli ultimi anni a disegnare il piogetto europeo per il suo Paese, ma al momento decisivo la sua gente l'Ha tradita lasciandola con un pugno di mosche e un sacco di problemi di politica interna e estera da risolvere, a cominciare dalla convivenza nel partito labori¬ sta diviso e dal rapporto con Bruxelles. L'Europa sarà interessata a continuare almeno la cooperazione economica con Oslo oppure, tra un anno, bisognerà riaprire tra i fiordi il dibattito europeo che ha spaccato in due il Paese? Comunque sia, ieri notte, era gongolante la grande rivale del primo ministro, Anne Enger Lahnsteim. portabandiera dei contadini e figura carismatica del movimento antieuropeo, che ha passato gli ultimi mesi a spaventare i norvegesi paragonando Bruxelles alla fine della democrazia partecipativa. «Se davvero ha vinto il no, ò un successo dei nostri valori tradizionali», ha detto parlando ai suoi sostenitori, che ormai cominciavano una grande festa nella notte. Con il «no» all'Europa vincono le paure e le diffidenze alimentate dagli oppositori, che hanno descritto l'Unione come un vero mostro mangiatutti. Poco importa se il Paese ora piomberà nell'isolamento poli lieo internazionale e perderà la possibilità di partecipare alle scelte euiopee cui, alla fine dovrà comunque adeguarsi, come pane del grande mercato. La Norvegia continua a bastare a se stessa: un ridente emirato del petrolio nordico. Finché durerà. Zenone Sovilla Il premici noi vegese Grò Harleni al comizio finale per il sì all'Ue e al seggio

Persone citate: Anne Enger Lahnsteim, Brundtland, Grò Harlcm Brun, Stoltenberg, Zenone Sovilla