«E adesso devono scoprire i mandanti»

La rabbia dei genitori di una vittima La rabbia dei genitori di una vittima «E adesso devono scoprire i mandanti» BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I,'orrore arriva dopo oltre quattro anni di indagini e di diverse ipotesi investigativo: a sparare contro i tre carabinieri in servizio al Pilastro di Bologna sarebbero stati dei poliziotti. Una verità tremenda, che annichilisco chi ha avuto la vita distrutta dalla perdita di un figlio. «Non avremmo mai pensato di doverci misurare con una verità tanto terribile». Carmela e Gennaro Mitilini sono i genitori di Mauro, morto a vent'anni con la divisa di carabiniere addosso. Caduto il 4 gennaio 1991, con Andrea Moneta e Otello Stefanini, stessa età, stesso giuramento di fedeltà allo Stato. Lo stesso che univa lui e i suoi compagni agli assassini. Ai genitori di Mauro la verità emersa in questi giorni non basta: «I poliziotti arrestati non sono dei pazzi criminali. In alto, molto in alto ci sono i mandanti. I giudici devono andare avanti, non farsi intimidire, non coprire nulla». Vogliono sapere tutta la verità, Carmela o Gennaro Mitilini, anche a costo di arrivare in fondo al tunnel dell'orrore: «Non ci meravigliercmmo se venisse fuori di peggio». Per questo, da Casoria, nella prima periferia di Napoli, dove abitano con gli altri due figli, Giovanna e Ludovico, il signor Gennaro ha scritto al ministro degli Intenti Roberto Maroni: «L'ho fatto per congratularmi dei passi in avanti fatti dalle indagini, ma soprattutto perché ho un timore: che qualcuno depisti. Ho pregato il ministro di vigilare contro ogni possibile inquinamento». Ma chi potrebbe avere l'interesse di inquinare l'inchiesta? «Non lo so, ò un'interrogativo angoscioso. Credo qualche mano oscura, magari la stessa che ha sviato le indagini per le stragi sui treni o alla stazione. Tutte queste stragi hanno colpito Bologna. Non credo sia un caso che la banda della Uno bianca sia nata ed abbia colpito proprio in questa stessa città». Sono sensazioni, quelle di Gennaro Mitilini, maturate in anni di sofferenza e di riflessioni: «Ho letto tutto quello che è stato scritto e mi sono fatto una mia precisa convinzione: l'obiettivo principale di chi ha sparato al Pilastro era uccidere carabinieri in servizio. Il traffico di armi non c'entra». Il coinvolgimento dei poliziotti nell'inchiesta rafforzerebbe quest'ipotesi: «Tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine sapevano che il Pilastro era una zona supercontrollata. Poliziotti e criminali che avessero voluto trafficare in armi con malavitosi non avrebbero scelto cruci quartiere». A supporto della sua tesi, il signor Gennaro cita altre circostanze: la lentezza della reazione dei giovani carabinieri (((Avevano visto agenti in divisa, si fidavano») e del fatto che i criminali, vistisi scoperti, anziché scappare dopo aver ucciso Otello, il milite alla guida, ed aver fatto sbandare l'auto contro i cassonetti, siano ritornati sui loro passi freddando gli altri due militari. Ripete il signor Gennaro: «Non so quale sia il disegno, ma porta in alto. Gli arresti dei poliziotti hanno aperto uno spiraglio importante, ma il nostro timore è che la cosa si chiuda qui. Chiediamo agli inquirenti onesti di andare avanti». A questa preghiera se ne aggiunge un'altra. La rivolge la signora Carmela agli uomini della televisione, perché oscurino le immagini dell'agguato: «E' terribile - dice con un filo di voce - rivederle ogni sera: su quel selciato, c'è il mio sangue». Frattanlo, i nuovi sviluppi dell'inchiesta sulla banda della Uno bianca potrebbero cambiare fin da og,gi lo svolgimento dell'udienza per l'eccidio del Pilastro, in cui sono imputati il camorrista Marco Medda e i fratelli Santagata. I difensori degli imputati potrebbero chiedere l'acquisizione dei verbali di Eva Mikula (la giovane romena legata sentimentalmente a Fabio Savi, diventata ora sua grande accusatrice) e l'audizione immediata di Martino Farneti, l'esperto balistico che sta analizzando l'arsenale sequestrato ai fratelli Savi. Marisa Ostolani

Luoghi citati: Bologna, Casoria, Napoli