Un principe della Chiesa per Sarajevo martire

Un principe della Chiesa per Sarajevo martire Un principe della Chiesa per Sarajevo martire TRENTA NUOVI CARDINALI LCITTA' DEL VATICANO A guerra «devastante» e «assurda» in Bosnia ha dominato il Concistoro, la grandiosa e solenne cerimonia con cui Giovanni Paolo II ha imposto la ((berretta rossa» ai trenta nuovi cardinali i cui nomi aveva personalmente annunciato domenica 30 ottobre ai fedeli in piazza San Pietro. Giovanni Paolo II con tono accorato è tornato ad implorare la fine di una guerra che ha definito «assurda». E all'arcivescovo di Sarajevo, il neocardinale Vinko Puljic, la folla presente ha tributato un lunghissimo e caloroso applauso nel momento in cui, inginocchiato davanti al Papa, ha ricevuto le insegne della sua carica diventando, a 49 anni, il più giovane tra i «principi della Chiesa». Proprio Puljic rappresenta il simbolo di quella Chiesa «di frontiera» cui il Papa ha voluto dedicare il Concistoro, deprecando che «non si intraveda una prospettiva di pace». Commosse e impressionanti le parole del nuovo cardinale di Sarajevo: «L'assistenza umanitaria non può bastarci - ha detto -. E' come allungare l'agonia e per l'Occidente può diventare un alibi, un modo per mettere le coscienze a posto di fronte ai ritardi e alle inadempienze che continuano e che restano clamorose». «Siamo di fronte ad una guerra di aggressione - ha proseguito - e la colpa dell'aggressore è certo quella più grave. Ma chi volta le spalle e non accorre in difesa diventa complice. L'Occidente ha fatto esattamente questo e le prospettive sono ora ancora più drammatiche. Accanto a noi abbiamo visto e sentito vicino in ogni momento e in ogni occasione solo il Papa e la Santa Sede». Il cardinale Puljic ha poi rivelato come abbia appreso la notizia della nomina e la sua reazione. «L'ho saputo solo ventiquattr'ore prima che fosse resa pubblica, e quando il Nunzio mi ha consegnato la lettera di nomina non sono riuscito a leggerla. Ho atteso la sera ma è andata via la luce; sono riuscito a trovare una candela e ho accostato la lettera al bagliore. Non volevo ancora crederci; ho passato la notte in preghiera». E poi ha denunciato la situazione dei cattolici: «Rischiano di essere annientati e più della metà sono già andati via». Dei trenta nuovi cardinali creati da Papa Wojtyla, due provengono da Paesi che vivono ancora sotto regimi comunisti: si tratta dell'arcivescovo di Hanoi e di quello cubano dell'Avana. Altri tre arrivano da paesi ex-comunisti: il sacerdote albanese ultranovantenne Mikol Koliqi, l'arcivescovo di Minsk in Bielorussia Kazimir Swiatek, l'arcivescovo di Praga Miloslav Vlk. A costoro si deve aggiungere il Patriarca dei maroniti libanesi, Nasrallah Sfeir, che nel saluto rivolto al Papa ha osservato come la sua nomina sia un riconoscimento soprattutto ai cattolici e a tutta la popolazione di un Paese «duramente provato» dalla guerra civile e religiosa e in via di ricostruzione. Carica di suggestione la cerimonia del Concistoro: l'aula Paolo VI, quella dove avvengono le udienze generali, era stracolma e per fare posto alla folla sono state aperte le enormi tende che delimitano il settore dei posti a sedere, utilizzando così l'enorme atrio. Amici e parenti sono arrivati dai 24 Paesi di provenienza dei cardinali, con l'accompagna¬ mento di cornamuse scozzesi per l'arcivescovo di Glasgow; spiccava anche un «mullah» con il suo caratteristico copricapo bianco tra i libanesi venuti per il Patriarca Sfeir. Delle nuove porpore, 24 hanno meno di ottant'anni e quindi entrano in un eventuale Conclave, portando a quota massima, cioè 120, il numero degli elettori fissato da Paolo VI. Seguendo la distribuzione geografica, 55 cardinali vengono dall'Europa (19 italiani), 12 dal Nord America, 21 dal Sud America, 15 dall'Africa, 13 dall'Asia e 4 dall'Oceania. In tutto, contando gli «over 80», i cardinali salgono a quota 167. Tra di loro c'è l'anziano teologo Yves Congar, sotto inchiesta del Sant'Uffizio negli Anni Settanta e il gesuita Alois Grillmeier, uno dei più grandi esperti in cristologia antica, tedesco, 84 anni, che dalla sua sedia a rotelle a stento è riuscito a sfiorare la mano di Giovanni Paolo II, cui la rigidità del cerimoniale imponeva di non alzarsi in piedi. Sandro Berrettoni